Una teoria strutturale sull’invecchiamento

Johan Galtung

Wikipedia ha molto da offrire alla voce “invecchiamento”. Si raccomandano molto i 10 punti dell’uomo più vecchio al mondo, al momento del decesso avvenuto nel 2011, il 114enne Walter Breuning . Comunque i più anziani, come me che ho 86 anni, conoscono al meglio il proprio processo d’invecchiamento. Meno guai con lo “stress ossidante” quale causa principale, usando da decenni anti-ossidanti basati sulla buccia di mirtillo –niente chimica. 20.000 cellule staminali ematiche mi rinnovano il sangue, ma stanno morendo: problematico.

walter-breuning

Regola n. 1: Mantieni attivi mente e corpo; conserva una buona alimentazione.

Ovvio per contrastare l’invecchiamento. Però, altrettanto importante:

Regola n. 2: Sii aperto ai lati positivi e ai vantaggi dell’invecchiamento.

Bertrand Russell sull’Observer, “allo scoccare dei 90”, sorvola sugli svantaggi dandoli per scontati in favore del vantaggio: la visione d’insieme. All’età di 5 anni sedeva in grembo a un uomo che aveva combattuto Napoleone a Waterloo nel 1815-=-. Più lunghe sono state le nostre vite, tanto più sono gli avvenimenti che ci han lasciato un segno. Una visione d’insieme ne identifica i nessi, una narrazione, un fattore comune. Tale identificazione viene sovente denominata “saggezza”.invecchiamento

Tuttavia: i muscoli delle cosce s’indeboliscono, la camminata vacilla, affaticamento, vista e udito menomati. L’esercizio serve, ma l’invecchiamento è inevitabile.

Regola n. 3: Almeno non cadere; evitando fratture ad ossa fragili, finendo costretto a letto in un ospedale, esposto ad altre malattie. Attrezza la stanza, la casa, il contesto con impugnature e mancorrenti.

Poi gli aspetti mentali dell’invecchiare: ricordi che sfuggono, non solo di avvenimenti recenti, meno capacità di gestire molti stimoli o stimoli sumaltanei. Risultato: molti errori, più errori ancora, che rafforzano la sensazione d’invecchiamento.

Regola n. 4: Semplifica il contesto, riduci l’ambito d’interazione. Sii realistico/a, cambia la struttura della vita quotidiana, restringi il campo a quel che si può gestire facilmente: la corsia, il villaggio, il contesto, la casa, la stanza – ma poi attrezzato con il massimo di musica, libri, media sociali, uno spazio arricchente quanto possibile. se si guida, che sia su strade note con poco traffico, in cittadine e villaggi.

Regola n. 5: Intensa socialità. Una società con molta solitudine per giovani o vecchi non è una società valida. Invecchiare insieme, con un(a) coniuge, un(a) partner che cooperi. Molta conversazione verterà su dolori e afflizioni. Ma taglia corto. Concentrati su elementi positivi, bei paesaggi, giardini, musica, letteratura. Condividere un piacere lo raddoppia.

Rendi i pasti in compagnia per quanto possibile una festa. La capacità di gustare del buon cibo permane; il nostro odorato e gusto sono più saldi. Ovviamente non fumare e vacci piano con l’alcol, lo zucchero e i cereali. Lascia indugiare un po’ i buoni bocconi e le bevande sulle papille, collegate ai sensori olfattivi; non inghiottire, buttar giù e basta.

Regola n. 6: Vivi la vita reale così come quella virtuale. La vita postmoderna ha due realtà; non solo quella percepibile ma una virtuale, telematica, con amicizie e scambi arricchenti che attivano la mente. La telematica ti offre tutto ciò – senza rischio di cadere! – con un semplice computer. Tanto più mettendoci pure Skype, e gratis per giunta!

Regola n. 7: niente pensionamento = tirare i remi in barca. Cercati una mansione dove i più anziani possano spartire esperienze coi più giovani, pur senza più frequentare un posto di lavoro. Un posto di lavoro che sia chiuso agli anziani non è un gran posto di lavoro. Nella post-modernità ciò è possibile in modi inediti, a beneficio reciproco. Quanto, se pagato o no, si può negoziare. Quel che importa è essere produttivi.

Negare questo, tirare i remi in barca, mollare tutti i legami, vivere solo quell’una realtà, da soli o solitari, in un mondo complesso e con rischi fisici e mentali, con nulla di positivo, campando passivamente, senza esercizio fisico e mangiando male: è abbrutente, disgustoso, e dura poco.

È meglio ritirarsi dalla macro-società nazionale, sovranazionale, mondiale a una ricca micro-società in circolo attorno a sé e al/i partner, in relazione con altri circoli. Ma non è che debba essere così piccola.

Si può obiettare: gran periodo. Nascere in una micro-società, poi la macro-società dell’istruzione e del lavoro, e poi una povera micro-società della quiescenza non va poi così bene. Tradizionalmente, le donne continuano a lavorare più tardi degli uomini, vivendo vite più umane. È per questo che le donne vivono più a lungo?

Per via di una salute migliore e di una pianificazione famigliare a favore di due figli, abbiamo ora popolazioni invecchiate e perfino più ritorni a una micro-società nelle case di riposo. Qualche tempo fa, l’immensa crescita della macro-società inghiottì micro-società come i villaggi; adesso c’è un ritorno ai villaggi e un ritorno all’infanzia da vecchi. E il macro lo diventa ancor più, sovranazionale, globale, ed emargina ancor più gli anziani. Inumano; ben diverso da agricoltori pensionati che continuano a vivere in cascina per l’assistenza e l’esperienza che possono fornire.

Sono importanti cambiamenti strutturali, da cui questa teoria strutturale sull’invecchiamento.

In quelle micro-società per anziani, con infermiere e altro personale per una “vita assistita”, sanno tutti che lo scopo di vivere ancora è il morire. E prima ci può essere sofferenza fisica e mentale: inumano!

Combattilo: pratica le regole 1-2-3-4-5-6-7. L’invecchiamento non è alcunché da temere, ma sono indispensabili previdenza e programmazione. Si può creare qualche elemento macro. Una coppia sposata qui e una non sposata lì, ciascuna che se la sbriga a modo proprio, possono entrare in rapporto, scambiarsi esperienze, anche per le case di riposo quella può essere la risposta a più lungo termine all’invecchiamento. Virtualmente questo rapporto da micro a micro può persino varcare i confini. Riconquistando la vita macro.

Termino con una nota soggettiva. Avendo vissuto una vita ricca e densa, ivi compreso l’incontro con molte persone “in alto”, ricordo di aver pensato “come farò a vivere senza di questo quando divento (più) vecchio”? Mi ritrovo, più vecchio, a pensare “come potrei vivere senza la vita meravigliosa che faccio adesso”? Illudendomi in ambo i casi, chiudendo gli occhi a tutti gli elementi negativi? Può darsi. Ma allora può darsi che una qualche selezione faccia parte di una buona vita.

Mi trovo a galla, in navigazione per il tempo e per la vita, in cerca, non sempre riuscita, di fare più bene e meno danni. Non concludendo che il presente sia il miglior periodo benché sovente lo senta come tale. È differente, e ottimo. Un aspetto positivo è ovvio: con meno lavoro nel senso di mansione assegnata e retribuita c’è più tempo per lavoro nel senso di opera creativa. Con le mani e la mente. Al computer.

Grazie, Vita, il migliore di tutti i doni. Per ogni giorno.


#472, 13.03.17 – Johan Galtung

Titolo originale: A Structural Theory of Aging

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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