La guerra civile in Siria | Munira Lashin


1052136386Mentre le nostre vite scorrono nella quotidianità frenetica dei nostri giorni, non molto lontano da noi guerre civili continuano ad avere luogo tra l’indifferenza dei media. Continua a non essere chiara, infatti, la situazione del Medio Oriente e più in particolare della Siria, che da marzo del 2011 è immersa in un conflitto definito economico – religioso.

Ma partiamo dal principio: il 15 marzo 2011 il popolo siriano ha deciso di rivoltarsi pacificamente contro il governo di Bashar Al-Assad (succeduto poi dal figlio), ma il premier non ha accolto molto bene la rivolta rispondendo, infatti, violentemente con l’intento di reprimere le proteste, che in poco tempo si diffusero. Il popolo controbatte passando ad una lotta armata nella quale molti soldati siriani hanno disertato per unirsi alle manifestazioni. Le forze nemiche ai FSA (Free Sirian Army) presenti in Siria sono: il regime di Al-Assad; i jihadisti; l’ISIS, che ha sfruttato la debolezza del paese per prendere potere (esattamente come in Iraq); e infine i curdi che, repressi da anni, sono usciti allo scoperto dopo la sconfitta dei ribelli, e la ritirata degli eserciti siriani dai loro territori, in realtà il loro intento maggiore è quello di abbattere l’ISIS e stoppare questo genocidio. Nel frattempo, sono intervenuti moltissimi paesi a livello internazionale quali: Stati Uniti, Francia, e il Regno Unito che appoggiano i ribelli moderati anti-Assad e i curdi del nord-est della Siria rispondendo a ISIS e altri gruppi jihadisti. La Russia e l’Iran che sono schierati con il regime di Bashar Al-Assad, i secondi agiscono soprattutto tramite Hezbollah (gruppo sciita di libanese). La Turchia, che oltre ad essere schierata contro il regime, è schierata contro i curdi. Il Qatar e l’Arabia Saudita che appoggiano i ribelli non facendo differenza tra i più o meno moderati; controbatte anche quest’ultima l’ISIS. Israele che, ufficialmente non è coinvolta nella guerra in Siria, ha una posizione complicata e compie soltanto dei bombardamenti occasionali, si pensa però ad un’alleanza con la Russia.

Tutto questo è nato dal desiderio di un popolo represso di libertà, di cambiamento, ma ancora una volta è emerso che la libertà fa paura all’uomo, non riuscire più ad “usare” e dominare a piacimento i propri simili sembra aver terrorizzato chi vive tra le ricchezze sudate dai propri “schiavi”. Questa è la dura verità, quella che nessuno vuol sentire perché è più facile essere indifferenti, è più facile non pensare a quanti bambini muoiono con i loro sogni, a causa di chi non concede pari dignità a tutti nel nostro evolutissimo e super tecnologico ventunesimo secolo.

C’è chi ancora la speranza non l’ha persa e combatte fino alla fine per questa libertà: un gruppo di forza, coraggio e orgoglio, le Donne, con la “D” maiuscola, curde, che si sono offerte volontarie per combattere l’ISIS, addestrate dall’esercito inglese, chiamatesi anche Peshmerga.

E nel frattempo continua a rimbombarmi in testa il ricordo di me da bambina di fronte ai libri di storia, quando pensavo che era tutta acqua passata, che ci eravamo evoluti abbastanza e non sarebbe mai più accaduto, che nessuno sarebbe più morto ingiustamente, perché le guerre erano e sono sbagliate. Non mi sbagliavo nel pensare che ci siamo evoluti, ma con noi si è evoluta anche la violenza. Mi sembra un circolo vizioso, un tunnel senza fine tra chi da una parte grida in lacrime l’indifferenza e chi dall’altra dice menzogne con gli altoparlanti. Sono morti ad oggi 300.000 esseri umani, e altre migliaia di persone emigrano clandestinamente verso nuove mete tutti i giorni, in cerca di speranza, di protezione. Nessuno si è mai preoccupato di andare fino in fondo e scoprire cosa passano nei loro paesi queste persone che potrebbero essere nostri fratelli, cugini, zii. Il più grande problema sono e rimarranno i 35 euro al giorno, un falso mito che sembra avere più importanza del salvare l’umanità. Non ho molto da dire in merito, credo sia abbastanza. Solo una domanda mi sorge spontanea: ma è davvero la religione, la cultura, il colore della pelle o la nazionalità a dar un certo peso o meno alla vita delle persone? Perché se la risposta è “Sì”, ci stiamo evolvendo dalla parte sbagliata.

1 commento
  1. Giuseppe Fumarco
    Giuseppe Fumarco dice:

    Non ci siamo. L'articolo evidenzia soprattutto l'incapacità di analisi delle vere cause profonde internazionali che sono state all'origine di molte primavere arabe (non tutte: si salva la Tunisia, ad esempio..) che hanno avuto sponsor altamente sospetti come gli USA e i loro alleati in quell'area; i Sauditi (la peggiore delle nazioni arabe!) e i qatarioti, loro longa manus operativa. La C.I.A. ovviamente c'entra sempre…E NON E' UN LUOGO COMUNE. Dalla parte del legittimo governo di Bashar Al Assad – che avrebbe continuaro a gestire in pace la Siria che, come TUTTI i paesi arabi e magrebini, non è una democrazia all'Occidentale! – si sono schierati l'IRAN (che con difficoltà cerca di uscire dal regime post-teocratico) e la Russia (vilipesa e incompresa dai media e dai pseudointelletuali occidentali!). Migliaia e migliaia di morti e milioni di "emograti" sono sulla coscienza dell'Occidente…tanto per cambiare!

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