Appunti sulla strategia nonviolenta (Parte 1)
La prima parte riguarda gli aspetti esterni della strategia: creare un movimento nonviolento proattivo e a lungo termine. La seconda si concentra sugli aspetti interiori della strategia: esplorare chi siamo come esseri umani e costruire vite piene di valore.
E’ stato commovente vedere la passione con cui molti Americani hanno detto il loro “No!” alle politiche di odio ed intolleranza promosse da questa amministrazione estremamente infelice. Non siamo e non saremo mai una terra di odio.
Allo stesso tempo, la passione deve essere guidata. I sostenitori e gli studiosi della nonviolenza sono ben consapevoli delle limitazioni di quella che è definita “effervescenza della folla”. Come affermano Erica Chenoweth, George Lakey ed altri, per vincere sui continui attacchi alle fondamenta della nostra democrazia – ed alla nostra moralità di nazione – dobbiamo essere attenti nel promuovere la rinascita del movimento, secondo queste linee guida:
- Passare a, o almeno aggiungere, una componente proattiva alle nostre azioni. Se la nostra azione si limita alla lettura delle atrocità, che sono così a portata di mano per le amministrazioni, finiremo facilmente per venire logorati dalla resistenza. Non dobbiamo permettergli di “tirare la corda”. Non dobbiamo limitarci a stare sulla difensiva.
- Per creare un movimento proattivo e a lungo termine è essenziale creare una strategia. Molti movimenti di successo sono partiti da un improvviso scoppio di “No!”, ma sono poi andati avanti dedicandosi ai “Sì” di risposta. Come affermava Gandhi, un movimento essenzialmente negativo non durerà, sia che fallisca sia che abbia successo; e la lunga durata è la chiave per il nostro successo. Come ha detto King, dobbiamo essere preparati a sfinire l’opposizione, rispondendo alla loro brutalità con la nostra resistenza ed il nostro rifiuto per l’odio. Il Metta si impegna a facilitare il pensiero strategico secondo la via del Roadmap soltanto; abbiamo iniziato a promuovere con più intensità il nostro arco di giustizia ristorativa, dalle scuole alle prigioni alle arene internazionali. E poi, certamente:
- In tutto questo dobbiamo mantenere la nostra disciplina nonviolenta. Le manifestazioni delle donne del post-insediamento in tutto il paese sono state esemplari in questo senso, e questo è molto incoraggiante. Il crescente interesse verso l’educazione non violenta è stimolante: consulate il nonviolence training hub per eventuali opportunità.
In aggiunta agli aspetti in cui la nonviolenza, oltre che alla dimensione, ha iniziato a crescere – la cooperazione di diverse comunità, l’espansione verso la ricerca e l’educazione, ecc. – abbiamo apprezzato i diversi segni di maggiore sofisticazione qui e là all’interno del movimento. Tra questi, il riconoscimento dei punti sopra descritti, la minore rigidità di certe ideologie, per esempio quella contraria ad ogni tipo di leadership, e sicuramente altri che si manifesteranno nei mesi a venire.
Non ci saremmo mai aspettati che si arrivasse fino a questo punto in questo paese o nel mondo; ma non lasceremo che queste circostanze ci abbattano. Come Valerie Kaur ha affermato in un passaggio estremamente appassionato qualche giorno fa, possa questo non essere “il buio della tomba, ma il buio dell’utero” – l’utero dell’amore e della giustizia.
by Prof. Michael Nagler
Titolo originale: Notes on Nonviolence Strategy: Part 1
http://mettacenter.org/blog/notes-strategy-part-1/
Traduzione di Eleonora Ceccaldi per il Centro Studi Sereno Regis
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