Donald Trump, il Presidente si è insediato

Johan Galtung

E la prima domanda al 45° presidente USA: ha intenzione di ammazzare, in territorio straniero? Il suo predecessore Obama ha seguito la tradizione USA, che dalla seconda guerra mondiale ha causato la morte di più di 20 milioni di persone in 37 paesi, facendo uso di bombe e droni. Pare che i suoi Reparti Speciali abbiano provocato morti ammazzati in 138 paesi. E una maggioranza sconcertante ha votato per Hillary Clinton, con il suo primato guerrafondaio di privatizzare persino la guerra. Farà “Grande” l’America nel medesimo modo?

O farà l’America Più Grande interrompendo questa tradizione morbosa?

Il 22° Segretario della Difesa USA, Robert Gates, ha ricapitolato la sua esperienza con alcune comunicazioni (sul «Wall Street Journal», 7 Gen 2017, da Duty: Memoirs of a Secretary at War. Knopf) (Dovere professionale: memorie di un ministro in guerra):

  • La guerra non è altro che tragica, inefficiente e incerta.

  • Da sinistra ci viene detto della “responsabilità di proteggere”.

  • Da destra ci viene detto che non attaccare è rinuncia alla posizione di preminenza.

  • Il resto del mondo guarda agli USA come a un paese militarista.

  • E’ molto più facile entrare in guerra che venirne fuori.

  • Presidenti– troppo spesso sono stati troppo sbrigativi a ricorrere alle armi.

  • Il Congresso per lo più è incivile, incompetente, egotistico, permaloso. I suoi membri si atteggiano e agiscono come se fossero giudici, giuria e carnefici.

Parole forti, che si basano sulla sua esperienza e sono dette con franchezza. Quel che manca è, ovviamente, un’alternativa; in una parola, la diplomazia. La parola che le serve è “negoziazione”. Il mercato politico USA è ora suo, un monopolio sul potere USA, a voler usare mezzi verbali. Per alcuni di loro lei deve scusarsi in un modo o nell’altro. Ma il mercato politico mondiale non è suo; bensì è un dare e avere. Il mondo sta osservando con apprensione. C’era molta aggressività nel suo discorso. Seguirà un comportamento aggressivo?

Un altro leader del nuovo mondo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, “nel suo primo discorso al Consiglio di Sicurezza ha messo in evidenza la necessità di trovare nuovamente il giusto modo di affrontare i temi della pace e della sicurezza mondiale, evitando in anticipo di arrivare al conflitto invece di reagire a conflitto avvenuto. I membri del Consiglio di Sicurezza hanno fatto presente che i conflitti in Sud Sudan, Siria e Yemen si sono dimostrati difficili da risolvere” («The Weekly Mirror», 13 Gen 2017).

Proprio così. “Evitare in anticipo” significa “risolvere”, quella è la parola giusta. E “difficile” significa esattamente quello; in altre parole, “non impossibile”.

Il leader russo Putin organizza conferenze sulla risoluzione dei conflitti senza gli USA. Per gli USA è davvero arrivato il tempo di impegnarsi nella risoluzione preventiva dei conflitti, non nella reazione al conflitto con la guerra o con minacce di guerra. E’ il suo turno!

Però sembra che lei continui a volere un muro tra gli USA e il vostro vicino Messico – a cui nel 1846-48 il suo predecessore James K. Polk rubò il 53% del territorio. Dobbiamo pensare che lei vada oltre, che non stia solo dicendo al Messico di rendere più efficaci i controlli sul confine, e che altro–un muro! Quello vuol dire un muro tra l’Anglo-America e la Latino-America, tra due civiltà di un mondo che chiede ad alta voce il dialogo, per capire e per reciproca conoscenza e arricchimento. Come pensa che reagirà il Messico?

Puntando al suo interno, sviluppando il paese e affrontando le difficoltà, facendo da sé e anche imparando dalla Cina, diventando in maggior misura un concorrente. E, aggiungiamo, coltivando le proprie mele invece di raccogliere le vostre – a rischio di venire espulsi ancor prima di essere pagati. E rivolgendosi a sud e a ovest, cooperando, integrandosi, rendendo più solide le promettenti comunità dell’America Latina-Stati Caribici; aprendo ancor più tutti quei confini, per compensare quelli che lai ha chiuso. Probabilmente si muoveranno in entrambe le direzioni, considerata la sua retorica fatta di insulti.

Lei ha certamente il diritto di controllare gli immigranti illegali, e di espellere gli immigranti criminali che sono già arrivati – con cautela. E comunque, se proprio vuole chiudere quel confine con un muro, lo faccia sul suo territorio e se lo paghi. Loro non lo faranno. Assai migliore politica sarebbe far sì che le espulsioni legittime siano plausibili, un monito per gli altri; e affidare quei lavori, retribuiti meglio, alla sua gente, che ne ha urgente necessità. Gli USA hanno diritto di svilupparsi, e anche il Messico. Ma non è buona politica includere quel freno allo sviluppo di cui siamo testimoni.

Ugualmente risoluta, o anche più risoluta della sua retorica contro il Messico, è quella in favore di Israele, che include una stretta soffocante sull’autonomia statunitense, l’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee). Di nuovo, il suo modo di dire “non vi tradiremo” potrebbe essere “riconosciamo pienamente il diritto di Israele di esistere, ma non le folli aspirazioni di Netanyahu”. Lei sa molto bene quanto sia solida la maggioranza dell’opinione pubblica mondiale che è contro la politica degli insediamenti illegali israeliani, che viene addirittura privatizzata per sfuggire alle responsabilità. Vuole davvero sfidare il mondo?

Vero, facendo uso di tali mezzi lei può migliorare il sostegno che danno i vostri media USA, ma al prezzo di far rivoltare contro di lei la maggior parte del resto del mondo. Putin mette in atto una politica diversa, amico con tutte le parti in causa, escluso lo SI. E Putin ha un forte alleato, la Cina, che lei ha provocato nel relazionarsi con Taiwan. Che è certamente un suo diritto; una cosa è dialogare con un presidente, un’altra il pieno riconoscimento, l’adesione alle Nazioni Unite, etc. Ma può darsi che una migliore politica sia semplicemente allontanare quella portaerei dalle coste della Cina e incoraggiare la cooperazione Cina-ASEAN (Association of Southeast Asian Nations) nel Mar Cinese Meridionale, e includere un piano che consideri la presenza di Taiwan, ad esempio insieme ad altre parti della Cina?

E’ intelligente la sua apertura alla Russia, che si dissocia dall’attuale paranoia USA e che richiama alla mente l’amichevole cooperazione USA-Russia nel 19° secolo. Ma può essere che lei sottovaluti la solidità dell’amicizia-alleanza Cina-Russia, SCO (Shanghai Cooperation Organisation), quale reazione alle politiche di alcuni suoi predecessori? Cina e Russia sono più vicine tra di loro che agli USA. A dir poco, isolare la Russia in Medio Oriente, e la Cina in Asia orientale, è un gioco rischioso, precisamente perché quel gioco è già stato giocato un tempo, e può congelare tutte le parti nel passato.

Lei ha ereditato dal suo predecessore gli USA in stato di preallarme sotto l’espressione “guerra al terrorismo”. Lei ha grilletti tutto intorno. Non dia ascolto al loro desiderio di essere premuti. Insista sulla scelta multipartitica a Cuba, ma accetti la loro insistenza sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali per tutti; loro trarranno vantaggio dalla prima, lei dalla seconda. Insista su un Iran non-nucleare, ma accetti la loro insistenza su un Medio Oriente denuclearizzato.

Concessioni e compromessi reciproci. Non è così che si trattano gli affari?


#464 | Johan Galtung – 23 Gennaio 2017

Traduzione di Franco Lovisolo per il Centro Studi Sereno Regis

1 commento
  1. schiavino michele
    schiavino michele dice:

    Le armi non convenzioanli (nello spazio, nucleari,chimico-batteriologiche) sono il topo. Mangiare il topo corrisponde ad avere il tempo di abolirle, almeno queste per iniziare. SE il gatto Trump mangerà il topo, cioè ci darà il tempo di farlo prima che scoppi una guerra finale, che importa il suo colore? Se saremo capaci di trasformare il tempo in medicina, dove sta il problema nella vittoria di Trump?

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