Vecchi auspici per il Nuovo Anno, a destra e a manca

Johan Galtung

Questo Nuovo anno s’annuncia ovunque con botti, non piagnistei: vecchi auspici per il Nuovo Anno

Papa Francesco ha fatto un giro d’orizzonte per tutti i continenti, con una vibrata denuncia della violenza e per la sua alternativa preferita: il negoziato.

Molta violenza è imitativa, in un modo o nell’altro, essendo alla moda. Copiare – ossia imparare – non è sbagliato. ma dipende da quel che si copia.

Auspicio n. 1: copiare la pace anziché la violenza, per esempio dall’ASEAN e dalla Comunità Nordica, facendo sì che la pace si auto-rafforzi.

Auspicio n. 2: riferire sulla violenza in modo meno ostentato, metterla al fondo dei notiziari stampati e radio-TV, e riferire invece sulla pace all’inizio.

Auspicio n. 3: comprendere meglio la guerra, non solo con quanti morti ma quanti altri diversamente vittime; comprendere meglio la pace in quanto modello per altri.

Auspicio n. 4: introdurre la dialettica Yin/Yang nel pensiero occidentale: niente persone o stati interamente buoni o interamente cattivi; sono tutti mescolanze migliorabili.

Auspicio n. 5: collegare il buono in sé stessi al buono altrui per una cooperazione pacifica, pur tenendone a mente il lato cattivo, per sicurezza.

Auspicio n. 6: identificare i conflitti irrisolti e i traumi irriconciliati che possono portare alla violenza; risolvere i conflitti, guarire i traumi.

Auspicio n. 7: globalizzare i tradizionali diritti umani vigenti entro gli stati per bandire l’assassinio e lo sfruttamento transfrontalieri.

Auspicio n. 8: aggiungere diritti animali a quelli umani per riflettere quanto abbiamo in comune, come le famiglie, la gioia e il dolore, la cooperazione, la simbiosi.

Auspicio n. 9: globalizzare la democrazia dando voce a tutti gli influenzati da una decisione, mediante l’ONU o direttamente con referendum transfrontalieri.

Auspicio n. 10: dialogare con i più bellicosi – USA-Israele-UK-Turchia – per identificarne gli obiettivi legittimi e come possano essere raggiunti.

E il clima erratico, “imprevedibile”? Un modesto auspicio: una comprensione più profonda che una relazione lineare monofattoriale, in un mondo limitato e molto complesso.

Diagnosi, Prognosi, Terapia

L’attenzione a rimedi nonviolenti, non solo l’analisi critica, ci fa pensare-parlare-agire più positivamente.

Non si tratta di un pacchetto tutto-o-nulla. Qualunque desiderio soddisfatto non importa dove è una mossa verso la pace e l’autore – persona-mezzo di comunicazione-nazione-stato – ne sarà ricompensato. L’elenco non è “irrealistico”; lo sono invece spesso le alternative opposte. Uno sguardo ravvicinato:

Per primo, un atto di volontà; enfatizzare come ci si sente bene dopo un buon pasto oppure dando per scontato il pasto, aspettando che ne venga voglia. O l’una e l’altra sensazione, ma con preminenza alla prima. Consigliato: siamo consapevoli; abbiamo una scelta.

Lo stesso vale per il n. 2 riguardo ai media. Penso di poter addirittura garantire che dei media più positivi circa la pace venderebbero meglio a meno che si tratti semplicemente di ingenuità infondate. Si guardino intorno, troveranno molti elementi di pace.

Violenza alimenta violenza. La pace può alimentare pace dando il là e mobilitando gli imitatori. Il che rende la violenza fonte di dolore e la pace fonte di gioia, con punizioni varie per i violenti e gratificazioni per i pacifici. Ma attenzione: può esserci pace nella violenza, utilizzandola come fa il papa per argomentare a favore della pace, e violenza nella pace se data per scontata, senza averne cura, come succede in un buon matrimonio.

Non c’è nulla di sbagliato nel volere la sicurezza, intesa come assenza di violenza. Ma c’è qualcosa di sbagliato nel concentrarsi solo sulla sicurezza: è paranoia.

In quanto all’auspicio n. 6, si usa ora sovente la parola “radice”, anche i media si chiedono che cosa ci sia alla radice di questa violenza. Da chiedersi subito dopo: che cosa c’è alla radice del conflitto: un’incompatibilità; e alla radice di un trauma: una passata violenza.

Gli auspici n. 7 e 9 sono di globalizzazione e facilmente capiti: estendere i diritti umani e i dispositivi democratici vigenti a livello infra-statale a livello inter-statale.

Il n. 8 riflette ciò che abbiamo recentemente imparato sugli animali da valide ricercatrici: quanto siano simili a noi, con aspettative di vita da 20 (molti) a 50-60 anni. Però, come la mettiamo con le nostre abitudini alimentari?

L’auspicio n. 10 riguarda specificamente come aiutare, non solo criticare, gli stati più bellicosi. Si deve usare il metodo del n. 6, magari con 5-10 paesi volontari per ciascuno, non solo l’ONU.

Ripeto: non un pacchetto tutto-o-nulla, ma un elenco d’idee plasmate come auspici per il 2017.  Chiunque abbia altre idee: si annunci, prego!

Che cos’hanno a che fare con tutto ciò quei consumati politici, di “sinistra” e di “destra”? Il che spesso s’intende come risp. progressisti e reazionari. Per saltare dritti alla conclusione: si è fatta ora di smettere questi termini; o di attribuirgli un nuovo contenuto: di sinistra, progressista, è soddisfare i bisogni basilari, umani e della natura; di destra, reazionario è insultare tali bisogni.

Tornando più da vicino ai vecchi termini: tradizionalmente, la sinistra era collegata con la solidarietà alla classe lavoratrice, o più in generale con i prestatori anziché i datori di lavoro. Ma si badi: Thatcher non aveva tutti i torti a proposito dei datori di lavoro, come “ceto che lavora sodo” e dei dipendenti sindacalizzati fino ad essere l’opposto. La sinistra era inoltre solita prediligere il settore pubblico, a gestione statale, mentre la destra era per il settore privato. Il che divenne Pianificazione contro Mercato con un sapore stantio di 19° secolo riportato al 20°.

Ci sono comunque quelli/e che se la passano ben peggio che lavoratori/imprenditori, come le vecchiette sole, non coinvolte nella dialettica destra-sinistra. I cui interessi è difficile stabilire in generale se siano meglio serviti dal settore pubblico o quello privato dell’economia. Magari misto, forse per fasi – ora l’uno, ora l’altro, pragmaticamente? Anche qui, si badi; c’è un punto focale sul settore pubblico, lo stato: in linea di principio deve rispondere al parlamento, che a sua volta deve rispondere al popolo. Più c’è privatizzazione, più il paese è privato di democrazia. Che è senza dubbio uno degli scopi principali della privatizzazione ovunque; ci sono leggi concernenti le aziende, le società, ma non c’è il controllo diretto da parte del parlamento.

Proposta: dare appunto ai termini sinistra e destra quel nuovo significato; o lasciarli perdere, come obsoleti. E affinare la democrazia estendendo le elezioni dal livello nazionale anche alle società, alle imprese: con assemblee generali, e tavole rotonde; e persone [comuni]. Populismo, sì, non solo elitismo.


#461 – Johan Galtung, 02 gennaio 2017

Titolo originale: New Year Old Wishes Left and Right

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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