Politica estera e sicurezza al Parlamento Europeo
Nella settimana da Lunedì 12 dicembre 2016 a Giovedì 15 dicembre 2016 i membri del Parlamento Europeo discuteranno in sessione plenaria alcune importanti iniziative1 per l’ attuazione della politica estera e di sicurezza comune. [Elmar Brok (A8-0360/2016)] .
La discussione e la votazione sono previste:
- per il pomeriggio di martedì 13 dicembre: DISCUSSIONE: Attuazione della politica estera e di sicurezza comune
- per il pomeriggio mercoledì 14 dicembre: VOTAZIONE E DICHIARAZIONE : Attuazione della politica estera e di sicurezza comune
La Relazione preliminare contiene diversi documenti, accessibili tramite i link presentati nella Tabella.
RELAZIONE | ||||
30 novembre 2016 |
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sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune (2016/2036(INI)) | ||||
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EMENDAMENTI 001-013 014-019 | ||||
I testi presentati sono assai lunghi e articolati. Rimandiamo i lettori e le lettrici interessate ai documenti completi, e proponiamo qui una selezione di frasi, che esprimono – sia pur sommariamente – la posizione delle diverse parti.
La proposta di risoluzione: qualche elemento…
CONSIDERANDO CHE…
A. considerando che l’Unione europea si trova a far fronte a sfide interne ed esterne, tra cui i conflitti tra Stati, il collasso degli Stati, il terrorismo, le minacce ibride, l’insicurezza informatica ed energetica, la criminalità organizzata e i cambiamenti climatici; che l’UE saprà fornire una risposta efficace alle nuove sfide solo se le sue strutture e i suoi Stati membri lavoreranno insieme nell’ambito di un’azione comune e realmente coordinata nel quadro della PESC/PSDC;
B. considerando che l’UE è attualmente circondata da un arco di instabilità, dal momento che gran parte del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) sono travolti da conflitti etnico-religiosi e guerre per procura e che gruppi terroristici quali il cosiddetto Stato islamico (IS)/Daesh e il Fronte Jabhat Fateh al-Sham proliferano in tutta la regione; che Al-Qaeda approfitta del vuoto di sicurezza nella regione MENA per rafforzarsi e il suo impegno per la jihad globale rimane intatto;
C. considerando che tali conflitti hanno conseguenze dirette e gravi per la sicurezza e il benessere dei cittadini dell’UE, poiché si riversano in maniera crescente sull’UE, sia sotto forma di terrorismo, sia come flussi massicci di rifugiati, sia con campagne di disinformazione che mirano a dividere le nostre società;
D. considerando che l’Europa subisce oggi la minaccia del terrorismo sul proprio territorio; che i recenti atti terroristici commessi in città europee da jihadisti radicali collegati all’IS/Daesh sono parte della strategia globale di tale gruppo, aggiungendosi a una guerra sul campo in Siria, in Iraq e in Libia, a una guerra economica che colpisce l’industria del turismo in Nord Africa, nonché alla propaganda online e agli attacchi informatici; che le migliaia di cittadini dell’UE che si sono affiliati a tali gruppi terroristici rappresentano una minaccia crescente per la nostra sicurezza interna, come pure nel resto del mondo;
E. considerando che una Russia aggressiva continua a violare la sovranità e l’indipendenza dei suoi vicini e sfida apertamente la pace e l’ordine di sicurezza europei e mondiali; che la Russia è oggi più autocratica e più aggressiva verso i suoi vicini di quanto non sia mai stata dallo scioglimento dell’Unione sovietica nel 1991; che la propaganda russa dipinge l’Occidente come un nemico e tenta attivamente di minare l’unità dell’Unione europea e la coerenza dell’alleanza transatlantica, sia attraverso campagne di disinformazione sia offrendo sostegno finanziario a gruppi euroscettici e fascisti all’interno dell’Unione e dei paesi candidati;
… ricorda l’impegno dell’UE a sviluppare una politica estera e di sicurezza comune ispirata ai principi della democrazia, dello Stato di diritto, dell’universalità e indivisibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali e del rispetto della carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale; ricorda il piano d’azione dell’UE sui diritti umani e la democrazia, che sottolinea l’importanza per l’Unione di includere le proprie politiche in materia di diritti umani e di genere nelle missioni e operazioni di gestione delle crisi; rammenta l’importanza della cosiddetta “clausola relativa ai diritti umani” inclusa in tutti gli accordi quadro siglati con i paesi terzi fin dai primi anni Novanta;
… ricorda che la politica di allargamento è una delle politiche dell’UE di maggiore successo e ha contribuito a garantire stabilità, democrazia e prosperità nel continente europeo; ribadisce pertanto il suo forte sostegno al processo di allargamento, a condizione che siano soddisfatti i criteri di Copenaghen, compresa la capacità di integrazione; sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione tra l’UE e i paesi candidati e potenziali candidati su questioni quali la migrazione, la sicurezza e la lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani; invita i paesi candidati a compiere ogni possibile sforzo per allinearsi alla PESC/PSDC dell’UE;
… pone l’accento sul fatto che l’UE deve rafforzare le proprie capacità in termini di sicurezza e di difesa, poiché può usare appieno le proprie potenzialità di potenza globale solo se combina il proprio ineguagliato “soft power” (potere di persuasione o “potere leggero”) con lo “hard power” (potere di coercizione) nel quadro di un approccio globale dell’Unione; ricorda che capacità civili e militari più forti e comuni sono elementi chiave per consentire all’Unione europea di rispondere pienamente alle crisi, di sviluppare la resilienza dei partner e di proteggere l’Europa; rileva che, dal momento che la politica di potenza sta di nuovo dominando le relazioni internazionali, le capacità di difesa e di deterrenza sono cruciali per avere peso nei colloqui diplomatici; ribadisce, a tal proposito, che la politica di sicurezza e di difesa comune deve essere rafforzata e approfondita, dato che l’unico modo realistico di rafforzare le nostre capacità militari in un’epoca di restrizioni di bilancio consiste nel creare maggiori sinergie aumentando la cooperazione in materia di difesa in base alle esigenze di tutti gli Stati membri e puntando sugli investimenti; ritiene che una più forte cooperazione nel campo della sicurezza e della difesa comporterebbe maggiore efficacia, unità ed efficienza e che solo una tale cooperazione approfondita permetterebbe all’UE e agli Stati membri di acquisire le capacità industriali e tecnologiche necessarie;
… è convinto che, con un bilancio dell’Unione già sottofinanziato e tenendo conto degli sforzi aggiuntivi per le operazioni, delle spese amministrative, delle azioni preparatorie e dei progetti pilota nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, siano necessari anche finanziamenti supplementari da parte degli Stati membri, nonché sforzi per rafforzare le sinergie; invita la Commissione e gli Stati membri a cogliere l’opportunità della revisione/riesame in corso del quadro finanziario pluriennale (QFP) per rispondere alle esigenze di bilancio relative alle crescenti sfide per la sicurezza; invita gli Stati membri a incrementare la spesa per la difesa in modo da conseguire gli obiettivi in materia di capacità fissati dalla NATO, che richiedono un livello minimo di spesa destinata alla difesa pari al 2 % del PIL; sottolinea che un migliore coordinamento e una ridotta sovrapposizione delle attività dell’UE e degli Stati membri consentirebbero di risparmiare e riassegnare fondi;
…incoraggia una revisione dell’approccio dell’UE alle missioni civili della PSDC, dalla natura degli interventi ai loro obiettivi e alle persone coinvolte, in modo da garantire che tali missioni siano concepite, attuate e sostenute in maniera adeguata; si compiace dei progressi compiuti nelle missioni e operazioni in ambito PSDC nonostante le loro carenze; chiede una maggiore flessibilità delle norme finanziarie dell’UE al fine di migliorare la capacità di quest’ultima di rispondere alle crisi, nonché l’attuazione delle disposizioni del trattato di Lisbona in vigore; sostiene l’istituzione di fondi di avviamento per il finanziamento urgente delle fasi iniziali delle operazioni militari; ritiene che una nuova procedura decisionale più efficace riguardo alle missioni militari dell’UE potrebbe migliorare l’agilità e la forza dell’UE nel far fronte alle minacce e alle crisi, pur riconoscendo che la decisione se fornire o meno truppe a tali missioni deve essere presa a livello degli Stati membri;
… si rammarica profondamente del bilancio limitato di circa 320 milioni di EUR (0,2 % del bilancio dell’Unione) destinato alla politica estera e di sicurezza comune dell’UE (PESC) e chiede una migliore gestione dei flussi finanziari ai fini dell’esecuzione di tale bilancio; sottolinea che la dotazione di bilancio decisa per il 2016 si è mantenuta allo stesso livello del 2015 e che il margine disponibile a fine marzo ammontava a 170 milioni di EUR, a seguito dell’approvazione di 5 milioni supplementari per misure di sicurezza nel quadro della missione dell’Unione europea in Mali (EUCAP Sahel Mali) e di 10 milioni per la missione dell’Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia (EUBAM Libia); si dichiara preoccupato per la scarsità delle risorse disponibili in considerazione degli impegni cui occorrerà far fronte nel corso del 2016, dal momento che solo per proseguire le missioni che giungeranno a scadenza nel 2016 si prevede un bilancio suppletivo di 169 milioni di EUR;
Il parere di minoranza: qualche elemento…
La relazione afferma che l’Unione europea ha portato pace, stabilità e prosperità ai suoi cittadini e ai paesi vicini e sottolinea che essa è il più generoso donatore di aiuti umanitari e assistenza allo sviluppo, ma trascura il fatto che è al contempo uno dei maggiori esportatori di armi al mondo, accetta la presenza di armi nucleari sul proprio territorio e l’ammodernamento delle stesse, come pure lo smantellamento di tutti i canali legali e sicuri di ingresso nell’UE per rifugiati/migranti, e ha recentemente vincolato l’aiuto allo sviluppo al trattenimento e alla riammissione dei migranti.
La relazione promuove l’ulteriore militarizzazione dell’UE, una più stretta cooperazione UE-NATO e la fusione della sicurezza interna ed esterna.
Siamo contrari alla relazione in quanto:
• chiede agli Stati membri maggiori investimenti nella spesa per la difesa (obiettivo di capacità della NATO – una spesa per la difesa pari ad almeno il 2% del PIL) e nella ricerca in materia di difesa;
• parla dell’UE come “capofila nella diplomazia” e sollecita maggiori interventi in materia di disarmo, ma chiede nel contempo di aumentare le capacità di difesa e di deterrenza;
• chiede l’ampliamento del meccanismo ATHENA al di fuori del controllo parlamentare, auspica una cooperazione strutturata permanente, finanziata dall’Unione europea, in combinazione con gruppi tattici;
• valuta positivamente la ricerca in materia di difesa, un fondo per la difesa dell’UE e il piano d’azione europeo in materia di difesa, che avvantaggia le imprese UE dei settori della difesa e della sicurezza, nonché il complesso industriale militare.
Alcuni pareri della commissione per il bilancio…
… si stupisce che, in tempi di difficoltà di bilancio e mentre le spese militari sono state fino a poco tempo fa decurtate di netto contrariamente a quanto avviene in altre parti del mondo, gli Stati membri non percepiscano la pressante necessità di effettuare economie di scala mediante “cooperazioni strutturate permanenti”, vale a dire mediante la messa in comune dei mezzi militari da parte dei paesi che lo desiderano e sono in grado di farlo (articolo 46 TUE); plaude all’esistenza dei gruppi tattici dell’UE (“battlegroups”), ma ne deplora il mancato utilizzo a causa di una struttura talmente complessa da risultare ingestibile e di modalità di finanziamento errate, che mettono in pericolo l’idea stessa di un’efficace difesa europea;
… invita gli Stati membri a rispettare il criterio della destinazione del 2 % del PIL alla spesa per la difesa nazionale; incoraggia gli Stati membri a investire in modo più oculato nelle rispettive capacità di difesa, al fine di migliorare la loro capacità di collaborazione nell’ambito della NATO e dell’Unione europea;
Il parere della commissione per la cultura e l’istruzione: qualche elemento…
… incoraggia la Commissione e gli Stati membri a migliorare la cooperazione e i partenariati nei settori delle politiche relative alla cultura, all’istruzione, agli audiovisivi, ai giovani e allo sport; sottolinea che in tali ambiti è necessario provvedere allo scambio delle migliori pratiche con i partner strategici dell’UE;
… rammenta che la diplomazia culturale deve promuovere gli scambi e la collaborazione con le organizzazioni locali e di base e con la società civile, sia degli Stati membri dell’UE che dei paesi terzi, onde promuovere i valori fondamentali dell’UE e affrontare sfide come la crisi migratoria, l’ascesa dell’estremismo e della xenofobia, la distruzione del patrimonio culturale e le minacce alla libertà di espressione e di creazione;
… incoraggia la partecipazione dei paesi terzi che soddisfano i requisiti ai principali programmi dell’UE nei settori dell’istruzione, della cultura, della cittadinanza e della ricerca scientifica, tra cui Erasmus+, Europa creativa, Europa per i cittadini e Orizzonte 2020; sostiene tutte le azioni finalizzate a favorire il contatto dei giovani con i paesi terzi e viceversa, ai fini dell’apprendimento reciproco e dell’apertura verso i propri vicini, ad esempio nelle azioni preparatorie sugli scambi di giovani fra UE e Ucraina e UE e Russia; evidenzia la necessità di condividere l’esperienza europea nel rafforzamento delle capacità e nella governance in ambito culturale e rimuovere gli ostacoli alla mobilità di artisti e professionisti della cultura, conformemente alla Convenzione del 2005 sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali;
… invita la Commissione europea e gli Stati membri a utilizzare appieno gli strumenti di finanziamento esistenti, compresi i Fondi europei di sviluppo (FES), lo stanziamento complessivo dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), lo strumento europeo di vicinato (ENI), lo strumento di assistenza preadesione (IPA II), lo strumento di partenariato (PI) e il bilancio degli uffici stampa e informazione delle delegazioni UE, per finanziare attività a sfondo culturale e rafforzare l’utilizzo della cultura nelle relazioni esterne dell’UE.
Il Parlamento Europeo e la società civile
E’ difficile per i cittadini e cittadine dell’UE partecipare ai dibattiti e venire aggiornati su decisioni che sanciscono poi orientamenti politici, economici e culturali importanti. I limiti della democrazia rappresentativa appaiono qui in tutta evidenza: molti di noi non conoscono neppure i propri rappresentanti, e non è chiaro quali siano i diversi criteri in base ai quali tali rappresentanti si trovino in posizioni delicate – come l’orientamento nella politica estera e nella sicurezza. A seconda delle commissioni europee di cui fanno parte, alcuni/e sono presenti per elezione, altri per nomina. In certi gruppi ai processi decisionali partecipano anche dei membri esterni, rappresentanti di imprese private e di gruppi di interesse.
Inoltre, anche l’attenta lettura dei documenti preparati dalle Commissioni in vista della presentazione al Parlamento Europeo e alla successiva votazione non sempre aiuta a capire quale sia l’effettiva proposta, e quale la posta in gioco, come ha potuto constatare chi ha letto i testi qui citati – anche nella loro interezza. Nei prossimi giorni il Parlamento si esprimerà su molti temi: tra questi, abbiamo scelto il tema della ‘difesa e sicurezza’, ma altri possono essere altrettanto importanti. Nonostante l’enorme possibilità di diffusione che i media hanno acquisito, difficilmente si troveranno notizie chiare e tempestive su queste questioni. Varrebbe la pena discuterne…
(Elena Camino)
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