Mutande lavande


728px-wash-your-panties-in-the-sink-step-7-version-2Le mutande si chiamano così – non ditemi che non ci avete mai pensato! – perché si «mutano», si cambiano ogni giorno (o almeno così dovrebbe essere), da cui l’uso del gerundio del verbo «mutare». E si mutano ogni giorno perché sono l’indumento che sta più a contatto con la pelle, e in zone del corpo che per loro natura sono soggette a sporcarsi di più.

Ma per lo stesso motivo – che si cambiano ogni giorno e che stanno a contatto col corpo – sono sempre poco sporche, a volte non lo sono affatto, e hanno solo bisogno di una «rinfrescata». E mi sovviene la voce di mia mamma: «Mutande? Basta una bottarella col sapone, a mano». Lei, con tre figlie femmine cercava anche di non usare la lavatrice – pur col programma delicato – ogni due giorni, come sarebbe successo se tutte noi (e mio padre) non avessimo fatto come diceva lei. Quindi sono cresciuta con questa abitudine, più quella di mio padre che non voleva che i calzini si lavassero in lavatrice (e perciò spesso se li lavava lui) perché – diceva – l’elastico si rovina e poi si allarga e poi i calzini cadono (e lui usava solo calzini lunghi, elegante com’era).

La «bottarella» di cui parlava mia mamma riguarda il fatto di lavare, sfregando un po’, le mutande non appena si tolgono. E se sono state indossate al massimo per 8-10 ore è più che verosimile che si possano lavare tranquillamente a mano e venire pulite.

In più – nell’ottica della semplicità volontaria – io faccio in un certo modo: sera, interno-bagno, butto le mutande nel lavandino, mi metto il pigiama (o quello che uso per dormire)e, mentre mi lavo i denti (acqua fredda dai tubi, poiché accendo lo scalda-acqua solo di notte e solo in inverno) le mutande si bagnano da sole, e prima di andare a dormire le insapono e le lascio, bagnate e insaponate, nel lavandino fino alla mattina dopo, in una sorta di «ammollo-prelavaggio». Mattina, interno bagno (acqua calda dai rubinetti), sfrego le mutande e lascio che si lavino ancora un po’ da sole con la stessa acqua/sapone (tiepida/calda) che uso per lavarmi, e poi naturalmente le sciacquo un’ultima volta con acqua pulita solo per loro. Infine le stendo, appendendole nella cabina della doccia. Risultato: la mattina successiva troverò, già in bagno, le mutande asciutte e perfettamente pulite, senza uso di altra energia elettrica, né per lavarle, né – orrore! – per asciugarle.

Le mutande si «mutano» ogni giorno, quindi ci sono 7 mutande in una settimana. Se non facessi così (mutande-lavande) dovrei accumulare mutande usate per un mese prima di avere un carico della lavatrice degno di tale nome. Sì, d’accordo, c’è il mezzo-carico e sì, c’è l’acqua fredda, ma non è meglio fare così? Oltretutto le mani, per quanto sfreghino, non danneggiano elastici e pizzi come invece fa una lavatrice nonostante il programma delicato… e questo fa durare di più le mutande, oltre a far risparmiare acqua, elettricità e sapone.

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