Un benvenuto ufficiale all’epoca dell’Antropocene… ma chi decide che è arrivata? | Noel Castree


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Abbiamo varcato la soglia – ufficialmente – di una nuova epoca: un gruppo di esperti, incaricati di valutare se siamo davvero entrati nell’Antropocene, cioè in un periodo caratterizzato geologicamente dall’influenza dell’umanità sul pianeta – hanno deliberato affermativamente.

Il Gruppo di lavoro sull’Antropocene1 durante un recente Congresso a Cape Town, in Sud Africa, ha dichiarato che l’Antropocene ha avuto inizio nel 1950: questa data ha segnato l’avvio dei test atomici, dei sacchetti di plastica e del boom delle nascite.

Questo termine – ‘antropocene’ – è diventato negli ultimi anni oggetto di dispute accademiche e di interesse pubblico: e più viene utilizzato, maggiore è la confusione sui significati che gli vengono attribuiti.

Per definire le varie età della Terra i Geologi esaminano gli ‘strati’ di roccia che raccontano i cambiamenti del funzionamento della superficie e degli strati immediatamente sottostanti della Terra, in cui restano tracce dei processi che hanno coinvolto suoli, oceani, fiumi, atmosfera, eventi tettonici o chimici.

Quando i geologi identificano dei confini globali tra strati, confini cioè che risultano presenti ovunque sulla Terra, allora tali confini vengono sottoposti alla Commissione Internazionale di Stratigrafia (ICS)2 che ne definisce i probabili limiti temporali durante la storia – che si snoda ormai da 4,5 miliardi di anni – dell’evoluzione del nostro pianeta.

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Le tappe della storia della Terra sono organizzate gerarchicamente: il suffisso ‘cene’ viene di solito utilizzato per indicare un intervallo di tempo relativamente breve all’interno di un ‘sistema’ o di uno ‘stadio’. Noi abbiamo trascorso gli ultimi 11.500 anni vivendo nell’Olocene, il periodo interglaciale durante il quale la specie umana (Homo sapiens) si è diffusa. Se ora l’Olocene cede il passo all’Antropocene la causa è da attribuire al fatto che una singola specie – cioè noi – ha alterato in modo significativo le caratteristiche dell’intera Terra: l’idrosfera, la criosfera, la biosfera, la litosfera e l’atmosfera.

La fine di un’era?

Arrivare a questa decisione non è stato immediato né semplice: il termine ‘Antropocene’ è stato utilizzato e indagato in molti campi della scienza, utilizzando metodi e criteri diversi per valutarne l’evidenza. Il nome stesso è stato proposto per la prima volta non da un geologo, ma da un chimico dell’atmosfera, Paul Crutzen, nel 2000.

Crutzen, insieme ai suoi colleghi del ‘Programma Internazionale Geosfera – Biosfera’3 ha raccolto una quantità di dati sui cambiamenti in corso, dai cicli degli elementi (come l’azoto e il fosforo), all’acidità degli oceani, ai livelli di biodiversità.

Confrontando questi dati con i cambiamenti avvenuti durante l’Olocene, ha concluso che gli esseri umani hanno lasciato un marchio indelebile nella nostra ‘casa’, la Terra, modificando i sistemi ecologici anche dal punto di vista qualitativo, in modi tali da mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza nei prossimi secoli.

Il Gruppo di Crutzen si riferisce agli anni dopo il 1950 come al periodo della “Grande Accelerazione”, quando un insieme di fattori – dal numero di abitanti ai rifiuti in plastica e ai fertilizzanti – sono cresciuti in modo esponenziale. Il criterio da essi usato non ha quindi a che vedere con i criteri stratigrafici dei geologi: la domanda che essi hanno posto è se il periodo attuale sia qualitativamente diverso dalla situazione che era presente nell’Olocene.

Segni nelle rocce

Dopo che Crutzen e il suo Gruppo avevano introdotto il termine, un piccolo gruppo di geologi iniziò a indagare la stratigrafia, per cercare tracce geologiche della presenza umana. Ma gli esseri umani non sono stati abbastanza a lungo sul pianeta per lasciare segni sulla geologia della Terra: ciò significa che indizi di un possibile confine tra Olocene e Antropocene possono essere trovati solo in mezzi meno permanenti, come i ghiacci, i suoli e i sedimenti marini. La Commissione Internazionale di Stratigrafia ha sempre considerato come significativi di un confine i segni lasciati nel passato, per lo più nel lontano passato. Il Gruppo di lavoro sull’Antropocene invece sta raccogliendo indizi che appartengono al presente, per dimostrare l’impatto planetario dell’umanità. Solo nel volgere di un migliaio di anni i futuri geologi (se ce ne saranno) potranno confermare che questi indizi si sono dimostrati significativi.

Nel frattempo il Gruppo di lavoro è soddisfatto di aver individuato anni specifici in cui gli impatti umani sono risultati evidenti: Per esempio uno di questi è il 1945, anno del primo test atomico in atmosfera, nel Nuovo Messico4: questa esplosione e quelle che seguirono hanno lasciato dei segni globali di radioattività che saranno ancora evidenti tra 10.000 anni.

In alternativa a questa, un’altra data che potrebbe essere significativa è stata proposta da due geografi, Simon Lewis e Mark Maslin, secondo i quali il 1610 potrebbe stato l’inizio di un cambiamento cruciale indotto dall’umanità, perché da quella data la concentrazione di CO2 in atmosfera ha cominciato a modificarsi sensibilmente, forse in conseguenza all’impatto dei colonizzatori del Nuovo Mondo sulle pratiche agricole delle popolazioni indigene americane. Ma si tratta di una ipotesi che è stata contestata.

Tempo di decidere

Sembra che i vari gruppi di scienziati siano attualmente concordi nello stabilire l’inizio dell’Antropocene intorno al 1950, in corrispondenza con l’avvio della Grande Accelerazione prima accennata. Ma ci vorranno anni prima che una simile proposta venga formalizzata e riportata sulla Carta Cronostratigrafica Internazionale.

In altri ambiti tuttavia la parola Antropocene si sta diffondendo rapidamente, e viene utilizzata per sottolineare vari aspetti delle relazioni tra l’umanità e il nostro pianeta: viene usata quindi in termini più generici, come l’Età del Ferro o il Rinascimento, senza il bisogno di individuare chiaramente dei ‘segnalatori di confine’ rispetto a tempi precedenti.

Ma si tratta di una questione importante o no? Si dovrebbe davvero attendere il responso dei geologi per utilizzare questo termine, mentre altri studiosi sono comunque sicuri che gli esseri umani stanno alterando l’intero sistema Terra? Alcuni – anche tra i geologi – ritengono che il dibattito sia ‘manipolato’ e che l’impatto umano sulla Terra sia così evidente che non c’è bisogno di un altro termine per descriverlo. Altri invece chiedono di mantenere una distinzione tra il termine specifico usato dai geologi e il concetto che si vuole esprimere per indicare genericamente l’impatto umano. Uno dei motivi potrebbe essere la difficoltà che ancora quasi tutte le società incontrano a riconoscere l’enorme peso dell’uomo sul pianeta. E’ solo di un anno fa l’organizzazione di un incontro internazionale in cui si è cercato di negoziare a livello globale sul cambiamento climatico5: il Summit di Parigi, nel dicembre 2015.

Accettare di usare la parola Antropocene non in senso strettamente stratigrafico, ma in senso più generale consente agli studiosi di segnalare una grande varietà di cambiamenti causati dalle attività umane, integrandole sotto un unico schema concettuale. Il riconoscimento di questa situazione globale potrebbe favorire la presa di coscienza di tanta gente in tutto il mondo sui cambiamenti ambientali e sulle opportunità di azioni collettive.

Per conquistare efficacia

E’ probabile che l’attendibilità del concetto di Antropocene venga messa sempre più in discussione via via che gli scienziati o altri studiosi usano il termine in modo informale o dandogli altri significati. A questo proposito può essere utile ricordare la storia della scienza del clima. Ancora più del concetto di ‘riscaldamento globale’, l’Antropocene mette in discussione, perché implica che il nostro attuale stile di vita, specialmente nelle aree ricche del mondo, è totalmente insostenibile. Le grandi Compagnie che traggono profitti dalla spoliazione dell’ambiente – multinazionali del petrolio, industrie chimiche, fabbricanti di auto e tanti altri – hanno parecchio da perdere se questo concetto viene associato a programmi politici orientati a prospettive come la descrescita e la riduzione della CO2. Se si pensa agli attacchi che sono stati sferrati contro la scienza del clima negli Stati Uniti e altrove, è probabile che la scienza dell’Antropocene sarà messa in discussione utilizzando argomentazioni scientifiche da non scienziati che sono sfavorevoli alle sue implicazioni.

La presa di posizione del gruppo di Crutzen lascia aperta la porta alle critiche. Se la loro proposta viene accettata, vuol dire che tutti gli indicatori dell’Olocene dovranno essere citati come eventi del passato, mentre è evidente che il processo di trasformazione del pianeta causato dalle attività umane è in divenire in molte parti del mondo6.

Chi è tuttora contrario ad accettare che sia in atto un cambiamento climatico rifiuterà di credere che i ricercatori siano davvero in grado di individuare la firma dell’attività umana sul pianeta. Al contrario, i sostenitori dell’Antropocene saranno in difficoltà nel dimostrare che i cambiamenti da loro individuati sono proprio al di fuori della variabilità naturale.

Se gli scettici dell’ Antropocene ottengono lo stesso credito che era stato attribuito ai negazionisti climatici e porteranno elementi di confusione in quello che dovrebbe essere un dibattito maturo sulle trasformazioni antropiche del pianeta. Ma possiamo evitare tale confusione se riconosciamo di non aver bisogno dell’autorizzazione degli studiosi di stratigrafia per ammettere che stiamo davvero dicendo addio alla Terra così come la conoscevamo.

Possiamo anche riconoscere che la scienza del sistema Terra non è così precisa come la Fisica nucleare o la Geometria. Questo non significa che l’Antropocene sia una pura speculazione scientifica: significa invece che la scienza sa abbastanza da dare l’allarme, senza conoscere tutti i dettagli delle novità che stanno manifestandosi.

La parola Antropocene merita di diventare parte del nostro lessico: è un modo per capire chi siamo, che cosa stiamo facendo, quali sono le nostre responsabilità come specie – e nel frattempo per ricordare che non tutti gli esseri umani contribuiscono in uguale misura alle malattie del pianeta, e che molti ne sono vittime.


An official welcome to the Anthropocene epoch – but who gets to decide it’s here?
http://theconversation.com/an-official-welcome-to-the-anthropocene-epoch-but-who-gets-to-decide-its-here-57113
Noel Castree Professore di Geografia, University of Wollongong , 30 agosto 2016
(Traduzione e adattamento di Elena Camino, per il Centro Studi Sereno Regis)


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