Il mondo è diventato meno pacifico nel 2015, secondo un nuovo rapporto | Dylan Mathews


congo_army


L’8 giugno è stato presentato il rapporto 2016 Global Peace Index (Indice Globale di Pace 2016 o GPI), che è stato una lettura ardua per chiunque nel nostro settore lavori per costruire la pace nel mondo. Secondo il rapporto, il mondo è diventato meno pacifico e più diseguale nel 2015, con i paesi meno in pace del mondo che hanno visto ulteriori conflitti e violenze.

Le cifre più importanti sono amare. Nel 2015, il terrorismo ha raggiunto i livelli più alti di sempre ed il numero di rifugiati e sfollati un livello mai visto in 60 anni. 79 Paesi sono diventati meno pacifici.

Il rapporto inoltre registra una preoccupante tendenza decennale alla diminuzione della pace e all’aumento delle preoccupazioni che il mondo stia scivolando verso uno schema di conflitto e violenza a lungo termine. Non sorprende che la Siria sia classificata come il Paese meno in pace, seguito da Sud Sudan, Iraq, Afghanistan e Somalia. E quanto è il costo globale della violenza? La stupefacente somma di 13.600 miliardi di dollari nel solo 2015. Come nota il rapporto GPI, ciò rappresenta il 13,3% dell’attività economica mondiale, l’equivalente di 1.876$ a persona .

congo_comunità

Una comunità nella RD del Congo, uno dei Paesi più colpiti dalla violenza nel 2015.

Il rapporto fornisce anche ulteriori prove che i campi di battaglia si stanno spostando sempre più verso le città e i villaggi. Gli ultimi 60 hanno visto il numero delle guerre civili superare quello dei conflitti esterni. Le conseguenze sono devastanti: il numero di morti nelle guerre civili è cresciuto a più di 305.000 nel 2014-2015.

Ma, allo stesso tempo, mentre l’aumento dei conflitti avviene a livello locale, questi conflitti interni stanno avendo forti ripercussioni regionali e perfino mondiali. Come nota il rapporto, “siccome i conflitti interni sono diventati più significativi, è ora più probabile che vengano coinvolte parti esterne, o che queste patiscano le conseguenze della violenza quando i conflitti locali si trasformano in crisi regionali o perfino continentali.”

Siccome la complessità dei conflitti aumenta e molte questioni locali e globali interagiscono e si intrecciano, altrettanto devono fare gli sforzi per costruire la pace. Il nuovo Sustainable Development Goal 16 (Scopo di Sviluppo Sostenibile 16), che si focalizza sulla costruzione di società giuste e pacifiche, costituisce un passo importante, poiché sottolinea che la pace è un prerequisito essenziale per il raggiungimento degli altri scopi globali.

Importanti sono anche le recenti promesse fatte al World Humanitarian Summit (Vertice Umanitario Mondiale), in particolare l’impegno a far confluire il 25% di tutti i fondi umanitari alle organizzazioni locali, che sono gli eroi non celebrati e in prima linea nella maggior parte delle crisi umanitarie.

Sappiamo ciò fin troppo bene, perché i peacebuilder locali sono spesso messi da parte, anche se prevengono la violenza e costruiscono la pace a livello locale – spesso senza alcun sostegno esterno. La nostra ricerca di mappatura ha scoperto che azioni di costruzione della pace a livello locale esistono anche nelle aree di conflitto più remote e che la conoscenza del contesto locale è inseparabile da soluzioni di pace sostenibili e di lunga durata.

Senza questa conoscenza e senza persone del posto all’avanguardia nella soluzione dei conflitti e delle violenze che interessano le loro comunità, la pace rischia di rimanere una tendenza in declino nel mondo.

La costruzione della pace (peacebuilding) e la prevenzione dei conflitti rimangono dolorosamente sottofinanziate, eppure investire nel peacebuilding a livello locale garantisce di ottenere tanto con poco. Noi di Peace Direct speriamo che il rapporto GPI 2016 attrarrà l’attenzione sulla necessità urgente di investire nella pace – e di porre fine alle sofferenze delle migliaia di persone che vivono e muoiono ogni anno in conflitti violenti.


10 June 2016
Titolo originale: World became less peaceful in 2015, says new report
http://www.peacedirect.org/world-became-less-peaceful-in-2015-says-new-report
Traduzione di Franco Malpeli per il Centro Studi Sereno Regis

1 commento
  1. mario ciani
    mario ciani dice:

    con molta tristezza i miei dubbi si avverano e non c'è nulla di positivo da commentare, solo ripetermi in denunce e consigli. L'ONU bloccato dai veti conclude poco, crearne un'ONU che possa ignorare i veti forse non è fattibile.
    Di creare una nuova filosofia moderna, nessuno ne parla, che non sia dettata dalle sagge favole come le storiche religioni ma, dalla scienza, da parità di diritti e doveri per migliorare le democrazie, per realizzare equità economiche per esempio; gli stipendi massimi non devono superare 8 volte i minimi, come pure le pensioni, per alcuni anni per no creare squilibri economici poi scendere a 5.
    Una assicurazione bonus malus pagata dai datori di lavoro che paga gli stipendi dei disoccupati temporanei. Ridurre l'orario di lavoro per far lavorare tutti ecc…

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.