Acqua, acqua e ancora acqua


acqua rubinettoDomenica scorsa era il 5 giugno.

Domenica scorsa era anche la Giornata mondiale dell’Ambiente (perché? Ci sono «giornate» in cui possiamo permetterci di non pensare all’ambiente? C’è qualcosa di più importante di cui occuparsi? Mah!).

Domenica scorsa era anche il giorno delle votazioni per scegliere il sindaco della città in cui viviamo.

Così ero a Torino, e la Smat (Società Metropolitana Acque Torno, questo vuol dire la sigla) ha aperto il suo impianto di potabilizzazione alle visite, gratuite.

Non mi sono lasciata sfuggire l’occasione, così come non me l’ero lasciata sfuggire un’altra volta, anni fa, andando a visitare il depuratore del Po.

Dunque vediamo: prima si prende l’acqua del Po, la si rende potabile, poi l’acqua passa dentro la città e noi la sporchiamo e inquiniamo, così ridiventa non bevibile, ma nemmeno immettibile nel Po; quindi passa per il depuratore e solo dopo viene re-immessa nel fiume che attraverserà la Pianura Padana, subendo più volte questo stesso trattamento: «a monte» della città» viene potabilizzata, «a valle» viene depurata. Così, visitando il potabilizzatore, ho completato il quadro.

Depuratore_fronte

La Smat fa un lavoro prezioso e pazzesco per rendere l’acqua potabile e distribuirla nelle nostre case. Ma noi – cioè voi, perché io non compro l’acqua in bottiglia, né di vetro né di plastica – non beviamo l’acqua sicura che esce dai rubinetti di casa. E sapete perché? Ecco Tre compiti per scoprirlo:

Primo compito

Guardare il video qui sotto: Storia dell’acqua in bottiglia; dura poco più di un quarto d’ora; nel video (doppiato in italiano a cura del Movimento 5 stelle di Palermo) sentirete parlare di Stati Uniti e di città come Cleveland, ma la situazione qui da noi è uguale.

«Lannie Leonard ci racconta come l’acqua del rubinetto è diventata l’oro blu, come le aziende hanno “lavato il cervello” ai cittadini sul diritto all’acqua pubblica, creando un prodotto che le arricchisce e priva noi di un diritto fondamentale che ci spetta, e che invece molti credono di dover comprare. Come ci sono riuscite?» http://www.youtube.com/watchv=X3QxBjWa2vU&feature=player_embedded

Secondo compito

Decidere da ora, subito, di non comprare più l’acqua in bottiglia; di comprare invece una borraccia da riempire con l’acqua del rubinetto ogni volta che siete in giro; o, portarvi da casa una bottiglietta di plastica da riempire ogni volta che avete bisogno di bere e siete in giro (o in ufficio, o a scuola, o al cinema, o state per salire sul treno, o…).

Oppure, se proprio non riuscite a bere l’acqua del rubinetto:

Terzo compito

(che vale solo per i torinesi, ma sono certa che iniziative analoghe ci siano anche in altre città): cercare i «Punti Smat» dove si trova in distribuzione, dalle 8 alle 24, acqua potabile, refrigerata (e per chi voglia anche gasata, a 5 centesimi di euro per un litro e mezzo) o a temperatura ambiente. C’è un «Punto Smat» in 10 Circoscrizioni cittadine, secondo una mappa in distribuzione alla sede centrale della Smat (corso XI febbraio 14, Torino, dalle 8,30 alle 15,30), e/o consultabile nel sito www.smatorino.it.

E ora? Con le informazioni, le visite (appena potete andate a visitare il potabilizzatore e il depuratore del Po), il video, la riflessione, potete decidere anche di firmare – ri-firmare, ahinoi! – perché l’acqua resti pubblica. Immaginate quanto pagheremmo il lavoro della Smat se l’acqua diventasse un bene privato? Quando avrete visto il lavoro che c’è dietro alla potabilizzazione/depurazione dell’acqua capirete che in realtà la paghiamo poco e non dovremmo lamentarci, ma semmai risparmiare evitando di spendere altri soldi per comprare l’acqua imbottigliata, non vi pare?

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