Chissà se il movimento contro il cambiamento climatico può superare la dicotomia ‘lavoro o ambiente’? | Kate Aronoff

 


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Durante il mese di maggio per due settimane organizzatori di 12 Paesi partecipano all’iniziativa ‘Break Free 2016’ : “un invito aperto per incoraggiare attività che mirano a lasciare i combustibili fossili sottoterra, e a favorire la transizione al100% di energie rinnovabili”.

Molti degli eventi progettati – che sono coordinati dall’associazione 350.org e da altri gruppi in giro per il mondo – si svilupperanno nell’ambito di campagne che sono già attive e hanno l’obiettivo di far chiudere gli impianti di estrazione e produzione di combustibili fossili, prendendo di mira alcuni dei più rappresentativi e pericolosi progetti esistenti nel mondo con l’intenzione di opporsi ad essi con la disobbedienza civile.

La pagina di apertura del sito Break Free invita i visitatori a unirsi all’onda globale di resistenza che intende conservare sottoterra carbone, petrolio e gas naturale.

Il sindacato dei lavoratori dell’acciaio (United Steelworkers, o USW), ha pubblicato questa settimana un comunicato: “attività miopi e focalizzate, come quelle proposte dall’organizzazione 350.org, rendono molto più difficile lavorare insieme per progettare un’economia energetica pulita”. Tre dei luoghi presi di mira dalle iniziative di ‘Break free 2016’ — in Pennsylvania, nell’ Indiana e a Washington — sono delle raffinerie con una forte presenza del sindacato USW, il quale sostiene che, nonostante la crescita record delle rinnovabili, l’economia continuerà per qualche tempo ad affidarsi ai combustibili fossili. Chiudere una manciata di raffinerie negli Stati Uniti – sostengono – porterà alla perdita di tantissimi posti di lavoro, e a un aumento dell’importazione di prodotti già raffinati: in conclusione, non ci sarà alcuna riduzione delle emissioni di carbonio”. Secondo questo sindacato, dunque, si tratta di scegliere tra lavoro e ambiente.

Mentre dichiarazioni simili sono la norma per altri sindacati, l’USW con i suoi 30.000 iscritti passa per essere uno dei più aperti e progressisti.

Secondo alcuni responsabili di questo sindacato il messaggio degli organizzatori ‘Break free 2016’ perde molto della sua forza se non si affronta il problema di come offrire altrettanti posti di lavoro in una economia basata sulle rinnovabili: “i lavori in questo settore non sono sindacalizzati, e la concessione di incentivi a pioggia, ma senza una progettazione di lungo termine, implica che questi nuovi posti di lavoro possono scomparire rapidamente come si sono creati”.

Mentre il sindacato USW chiede cautela nella trasformazione, e rivendica il ruolo dei lavoratori nel promuovere norme di protezione ambientale nelle fabbriche, gli organizzatori delle dimostrazioni ‘break free 2016’ sottolineano che studi recenti indicano la necessità di tenere sottoterra l’82% dei combustibili fossili ancora disponibili, se si vuole evitare un riscaldamento climatico catastrofico. E’ possibile – affermano – che il movimento ‘Break free 2016’ non sia ambizioso, ma sia addirittura troppo cauto, sia nelle prospettive di chiusura degli impianti sia nel progettare la transizione.

Altri sindacati sembrano più interessati e disponibili a impegnarsi nella transizione. Per esempio, progetti come il Labor Network for Sustainability and Trade Unions for Energy Democracy — una coalizione internazionale di sindacati — auspica una transizione olistica che prevede l’abbandono dei combustibili fossili. Un settore delle energie rinnovabili che sia sindacalizzato è una componente importante per favorire il cambiamento. Proposte come il Leap Manifesto in Canada, la Campagna inglese per ‘un milione di posti di lavoro climatici’ e l’Azione Nazionale “Long-Term Agenda to the New Economy” negli Stati Uniti rappresentano dei modelli promettenti per una futura alleanza tra sindacati dei lavoratori e ambientalisti.


 

Can the climate movement break free from the ‘jobs vs. environment’ debate?
April 29, 2016 http://wagingnonviolence.org/feature/can-the-climate-movement-break-free-from-the-jobs-vs-environment-debate/
Traduzione e sintesi di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis

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