Che cosa significa giustizia per l’assassinio dell’ambientalista Honduregna Berta Cáceres? | Beth Geglia
Una cerimonia per Berta. Berta Isabel Cáceres Flores, nata in Honduras nel 1971, è stata un’ambientalista molto attiva nelle manifestazioni a difesa del territorio e contro la costruzione di dighe, tanto da essere insignita, nel 2015, del Goldman Environmental Prize. E’ stata assassinata il 3 marzo 2016 nella propria casa. I colpevoli non sono ancora stati trovati.
Mentre il fumo della cerimonia del mattino indugiava nell’aria, la leader Garifuna Miriam Miranda diede avvio alla commemorazione con parole di benvenuto. “Celebriamo il fatto che tu sei qui con noi oggi, per costruire qualcosa di reale. Non vogliamo che la nostra sorella Berta diventi una parola vuota. Non vogliamo che il suo nome diventi solo un altro slogan.”
Lo spazio in cui si è svolta la cerimonia è noto come il ‘Nacional de Engenieros Coliseum’, un vasto stadio che in questa occasione era adorno di bandiere che rappresentano alcuni dei più importanti movimenti sociali e ambientali dell’America Centrale. Dal 13 al 15 Aprile, circa 1.300 persone si sono radunate qui, provenendo da 20 paesi del mondo, per partecipare a un evento di tre giorni che è stato nominato “Berta Lives International People’s Gathering”: un incontro per rendere onore alla vita e all’impegno della leader honduregna Berta Cáceres assassinata, che era affettuosamente chiamata “Bertita” da chi la conosceva. .
Berta Cáceres era un’attivista appartenente alla popolazione Lenca, co-fondatrice del COPINH (Civic Council of Popular and Indigenous Organizations of Honduras) , ed è stata assassinata il 3 marzo 2016 mentre dormiva nella sua abitazione, a La Esperanza, Intibucá. Almeno due aggressori armati hanno fatto irruzione a casa sua, sparando contro di lei e contro l’unico testimone del delitto, Gustavo Castro Soto, cittadino messicano, che era arrivato il giorno precedente dopo un seminario internazionale sulla costruzione di dighe e impianti idroelettrici1. Castro è stato colpito da due proiettili, ma si è salvato fingendosi morto. Berta è morta tra le sue braccia pochi minuti dopo l’agguato. La sua morte ha suscitato una vasta protesta, e ha messo in evidenza alcune delle realtà più atroci di repressione e di impunità di questo paese centroamericano, che è ritenuto il luogo più violento e pericoloso per gli attivisti ambientali.
“Il primo obiettivo di questo incontro è quello di assicurare che sia fatta giustizia per l’assassinio di Berta” ha detto Victor Fernandez, il legale del COPINH che è stato incaricato del caso dalla famiglia di Berta.
“Ma oltre a questo, dobbiamo ottenere giustizia sugli aspetti di cui Berta e il COPINH si sono fatti portavoce con le loro richieste”. E Fernandez ha messo in evidenza alcuni aspetti del caso. “E’ stato privatizzato – ha spiegato – le vittime non hanno ricevuto alcuna informazione sul processo, e l’ufficio del pubblico ministero ha dichiarato che il caso è coperto da segreto. Le figlie di Berta non sanno neppure l’ora della morte della loro madre, perché è stato negato loro l’ accesso ai dati dell’autopsia.”
Particolarmente preoccupante per le organizzazioni per i diritti umani è stato il comportamento del governo nelle prime 48 ore dopo l’omicidio, in cui sembra che gli investigatori – oltre ad aver forse manomesso la scena del crimine – abbiano trattato i membri del COPINH come dei possibili sospetti, trascurando le crescenti minacce di morte che Berta aveva ricevuto per la sua opposizione al progetto della diga di Agua Zarca — un progetto per una centrale idroelettrica che avrebbe avuto un grave impatto sulle comunità che vivono lungo il fiume Gualcarque.
Il progetto della diga appartiene a un’impresa dell’ Honduras, la Desarrollo Energéticos S.A., più nota come DESA, ma riceve finanziamenti internazionali. Una delle più importanti vittorie conseguite dal COPINH è stata quella di convincere i finanziatori iniziali, cioè la International Finance Corporation della Banca Mondiale e l’allora comproprietario del progetto, la compagnia Sinohydro, di proprietà dello Stato Cinese, a ritirarsi dal progetto nel 2013. Grazie all’impegno profuso in questa lotta Berta finì sotto i riflettori internazionali, tanto che nel 2015 venne insignita di un prestigioso riconoscimento, il Goldman Award, per l’attivismo ambientale.
Questo riconoscimento ha contribuito a dar peso alle richieste del COPINH e della famiglia di Berta, dopo il suo assassinio. A livello mondiale numerosi leaders, compresi alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti, hanno appoggiato la richiesta di una indagine indipendente condotta dalla Commissione Inter Americana per i Diritti Umani (Inter American Commission for Human Rights – IACHR), in collaborazione diretta con l’Ufficio del Procuratore. Inoltre, da molte parti del mondo sono state inviate lettere, telefonate, petizioni ai due attuali finanziatori di Agua Zarca – la compagnia finanziaria finlandese FinnFund e la banca tedesca FMO – ottenendo che entrambe le compagnie sospendessero temporaneamente l’erogazione dei finanziamenti al progetto. Le banche però non si sono ritirate del tutto, e i lavori della diga proseguono. Secondo Fernandez, il governo dell’ Honduras non ha raccolto le richieste di coinvolgere lo IACHR: ha invece cercato di legittimare i propri investigatori stipulando delle collaborazioni con altre istituzioni, come l’ FBI e un Centro di recente nomina, “Support Mission Against Corruption and Impunity”, o MACCIH.
“Ottenere giustizia per Berta in un tribunale honduregno sarà una battaglia difficile” ha spiegato Grahame Russell, direttore dell’Organizzazione Rights Action, che ha sedi in USA e in Canada. “Alla fine la lotta per la giustizia in Honduras riguarda ben di più che il caso isolato: come dicevano Berta Cáceres e il COPINH, si tratta di ri-fondare lo stato e la società. E’ una lotta che riguarda anche gli USA e il Canada.”
Russell, che incontrò per la prima volta Berta nel 1998, quando il COPINH stava coordinando gli aiuti dopo la devastazione dell’uragano Mitch, è convinto che la solidarietà internazionale sia cruciale per mettere in evidenza il ruolo che gli interessi economici di USA e Canada giocano nel sostenere governi repressivi in Honduras fin dal colpo di stato militare del 2009. Egli venne a Tegucigalpa con una delegazione in cui erano presenti alcuni leaders dei nativi canadesi (Canadian First Nation) per chiarire questi collegamenti.
Poco dopo il colpo di stato che fece sprofondare il paese nella crisi, il Canada firmò un accordo commerciale con il nuovo governo che si era insediato, e le compagnie minerarie, in gran parte di origine canadese, ottennero grandi benefici dalle riforme legislative che ne seguirono. Secondo Russell i membri del COPINH non stavano solo denunciando il colpo di stato: dichiaravano anche che l’ Honduras aveva aperto le porte al Business, proprio grazie alla presa di potere dei militari. In effetti l’incontro internazionale intitolato “Berta vive” ha puntato l’attenzione – soprattutto – al modello di sviluppo estrattivista, che colpisce negativamente le popolazioni rurali e indigene in tutta la regione.
Nei tre giorni di raduno ci sono state sessioni di lavoro in cui sono emerse con forza esperienze comuni di perdita della sovranità territoriale: attività turistiche che limitano l’accesso alle spiagge e interferiscono con le economie di pesca tradizionali; disboscamenti che provocano deforestazione; scavo di miniere e costruzione di dighe che minacciano le fonti idriche delle comunità; la produzione di biocarburanti, che causa concentrazione di terre e conflitti. I partecipanti agli incontri hanno preso in esame problemi come la militarizzazione e la criminalizzazione del dissenso, e hanno elaborato strategie comuni per la difesa del territorio.
“La rivendicazione dei diritti fondamentali dei popoli indigeni è stata una lotta che abbiamo condiviso: per esempio il nostro diritto all’auto-determinazione e il diritto ad essere consultati”: così affermava Francisco Rocael, che è venuto dal Guatemala per partecipare all’incontro in memoria di Berta, come rappresentante del Consiglio dei Popoli Maya del Dipartimento di Huehuetenango. Queste comunità, come le comunità Lenca guidate da Berta, hanno manifestato per lungo tempo la loro opposizione a un progetto idroelettrico di proprietà della Spagna nella città di Barillas. La loro opposizione aveva portato alla criminalizzazione di dozzine di membri della comunità. “Anche noi aspiriamo a un modello economico diverso”, spiegava Rocael, “un modello che rispetti i diritti umani e sia in armonia con la natura umana. Penso che sia un sogno che condividevamo con Berta.”
L’aspirazione di Berta a veder realizzati cambiamenti radicali nelle strutture di potere, grazie alla costruzione di nuovi modelli sociali, si esprimeva in una varietà di forme di attivismo da lei sostenute: dai movimenti femministi contro la violenza di genere, alla battaglia per avviare un’assemblea costituente allo scopo di riscrivere la costituzione e di ‘rifondare’ il paese dopo il colpo di stato militare del 2009.
Ismael Moreno Coto, conosciuto come “Padre Melo,” un prete Honduregno e radio-attivista che un mese prima aveva officiato all’aperto la cerimonia funebre ecumenica per Berta, ha partecipato anch’egli a questo grande raduno, per proporre – in memoria di Berta – quello che ha chiamato “Il Piano di Sovranità 2021” (Plan Sovereignty 2021). Si tratta di un progetto che delinea una serie di iniziative che in cinque anni potrebbero portare a costruire una ‘piattaforma’ nazionale basata su una democrazia fortemente partecipativa, e indipendente dagli interessi economici internazionali.
“Berta Cáceres è stata una delle poche persone con le quali ho condiviso questa idea ”, affermò Padre Melo. “Avevamo aggiunto un certo accordo tra noi, in modo da avviare il piano insieme. Il giorno stesso del suo assassinio ho promesso a me stesso e a Berta di portare avanti questo progetto.’”
Che cosa significa chiedere giustizia per Berta Cáceres, e che cosa vuol dire che “Berta continua a vivere”? Combinando cerimonie spirituali e analisi politiche, coordinando strategie e momenti di protesta, la folla che si è riunita a Tegucigalpa ha espresso chiaramente l’intenzione di rendere giustizia a Berta Cáceres assumendo su di sé la sua lotta e i suoi valori, e di impegnarsi in modo unitario in suo nome.
“Dobbiamo essere in grado di affrontare tre aspetti che erano parte dell’identità di Berta” – dice Padre Melo – “primo, la sua filosofia, che era anti-patriarcale, anti-razzista; secondo, la sua metodologia, che mirava ad essere fortemente radicata localmente, e a costruire relazioni globali; terzo, la sua visione spirituale, secondo la quale gli antenati hanno qualcosa da dire, e noi dobbiamo ascoltarli.”
Durante la cerimonia la figlia sopravvissuta di Berta, Berta Zuñiga Cáceres, ha ricordato ai partecipanti che “Berta è una in più tra i nostri antenati”. E sembra davvero che la gente ascolti.
April 25, 2016
Titolo originale: What does justice for slain Honduran environmentalist Berta Cáceres mean
http://wagingnonviolence.org/feature/what-does-justice-for-berta-caceres-mean/
Traduzione di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis
1 Secondo i dati di organizzazioni non governative come Global Witness, nel solo 2014 in Honduras sono stati assassinati 12 ambientalisti che si opponevano a progetti di miniere e dighe.
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