Cristiani e musulmani, una sola mano | Recensione di Cinzia Picchioni


cop_Elisa Ferrero, Cristiani e musulmani, una sola manoElisa Ferrero, Cristiani e musulmani, una sola mano, Emi, Bologna 2012, pp. 208, 13,00

Egitto o enigmistica?

Sia l’uno sia l’altra. Essendo io un’appassionata di enigmistica (figlia di appassionati di enigmistica, in casa nostra c’è sempre stata «La settimana enigmistica»), non appena ho avuto tra le mani il libro presentato questa settimana sono stata subito attratta dal piccolo logo in alto a destra della copertina: Parole NON Crociate. E sono andata subito a cercare spiegazioni all’interno del libro; la Collana di cui il libro fa parte è diretta da Paolo Nasi e si racconta così:

Il dialogo, la convivenza, la cultura della pace. Temi cruciali delle chiese e delle religioni nei loro mutui rapporti e per il loro stile di presenza nelle società in cui vivono.

«Parole»: spazio d’incontro e ascolto che chiude per sempre con ogni «crociata».

Poi ho trovato una motivazione anche per il titolo, a p. 14. Il libro tratta dell’Egitto, e in particolare della rivoluzione di piazza Tahrir, ed è «la reale partecipazione dell’autrice agli eventi della rivoluzione»; in quella piazza il dialogo «si è mosso anche all’interno di un’altra dimensione, oltre a quella politico-intellettuale […]. Altrettanto importante, infatti, è stata la dimensione artistica e giocosa, che è riuscita […] a fondere tante diversità in un unico corpo. “Gli egiziani sono una mano sola!” recitava uno slogan della rivoluzione». E della rivoluzione c’è una «Cronologia», da gennaio 2011 a gennaio 2012, per inquadrare storicamente gli avvenimenti descritti in questo «diario».

Un diario, ma anche un approfondimento

L’autrice, originaria delle Valli Valdesi, ha vissuto per anni in Egitto e da lì ha deciso di informare alcuni amici su ciò che stava succedendo nel periodo della rivoluzione. Ha iniziato così una sorta di «diario», raccogliendo testimonianze dirette su ciò che accadeva in piazza Tahrir e inviando «lettere» a decine di persone interessate, che in breve sono diventate centinaia e che a loro volta le trasmettevano ad altri… e così via, fino a molti siti internet.

Quello che abbiamo tra le mani è dunque un fresco, spontaneo, attuale resoconto «in diretta» degli avvenimenti: «Non si tratta di un’ordinata cronaca dei fatti [per quello c’è la già citata Cronologia, a p. 191, NdR], né di una semplice raccolta di informazioni, né tantomeno di una serie di analisi politiche distaccate, dal punto di vista emotivo, dall’oggetto di studio. […] le “lettere” del diario sono vive e spontanee, perché scritte sull’onda degli eventi […]. Si tratta di un lavoro in progress (tuttora in corso) [almeno al tempo della pubblicazione, il 2012, NdR] che alterna momenti drammatici e riflessivi […] che rispecchia […] l’esperienza del dialogo, incontro e discussione di piazza Tahrir […]», p. 22.

Ma non solo Diario. Qua e là si trovano in tutto 14 Schede di approfondimento (i temi sono «I salafiti», «I baltagheya», «Qualche informazione sull’Egitto»…) che chiariscono ancora di più gli eventi narrati dalle pagine di «testimonianza diretta» costituite dal Diario.

Il Centro culturale Tawasul

L’autrice collabora con il Centro culturale Tawasul (cui è dedicata, a p. 110, una delle Schede di approfondimento) per il dialogo tra le culture del Cairo, il cui presidente, Wael Farouq, ha scritto la Postfazione al libro, in cui – tra le altre cose – ribadisce il carattere del volume, con parole importanti:

«È possibile affermare che questo libro, in sostanza, è la reale partecipazione dell’autrice agli eventi della rivoluzione. La lettera quotidiana inviata da Elisa è stata una vera e propria tribuna della rivoluzione in lingua italiana. Non c’è da sorprendersi di questo, perché le folle radunate in piazza Tahrir non erano per l’autrice soltanto una massa impressionante di esseri umani, ma un gruppo di amici dei quali aveva condiviso le storie spartendo i loro sogni, piccoli o grandi che fossero», p. 201.

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