Mentre l’Artico si surriscalda, le guerre per i gasdotti continuano
E’ inquietante vedere quanto poco l’attuale emergenza climatica influisca sul comportamento dei politici e dei mezzi di comunicazione di massa. Dati recenti mostrano che la terra si sta scaldando molto più rapidamente di quanto ci si aspettava, e che questo processo è soprattutto evidente nelle due regioni polari: l’Artico e l’Antartico. E’ possibile che si inneschi un meccanismo molto pericoloso in grado di auto-alimentarsi: la liberazione di metano in conseguenza dello scioglimento del permafrost e del riscaldamento delle acque del Mare Artico. Questo processo potrebbe portare a un cambiamento climatico incontrollabile e catastrofico. Tuttavia, anche se è chiaro che l’utilizzo dei combustibili fossili deve essere fermato entro un paio di decenni se si vuole evitare un disastro planetario, le guerre per gli oleodotti e i gasdotti continua come al solito.
Nelle regioni dell’Artico e dell’Antartico questo fenomeno di surriscaldamento risulta amplificato di un ordine di grandezza. Nel frattempo nel Medio Oriente continuano le guerre per garantirsi gli approvvigionamenti di gas e petrolio, producendo movimenti di massa di rifugiati e perpetuando la nostra dipendenza dai combustibili fossili.
Sia i nostri mezzi di comunicazione, sia la nostra industria dell’intrattenimento hanno completamente mancato al loro dovere, che era quello di metterci all’erta, di farci sapere che l’emergenza climatica richiede un drastico cambiamento negli stili di vita.
Programmi televisivi e film continuano a mostrarci abitudini di vita invariate: enormi auto lussuose che corrono lungo autostrade a sei corsie, mentre eroi ed eroine si spostano in jet per trascorrere le vacanze ai tropici.
Quando divenne chiaro che il fumo rappresentava un danno grave per la salute, i produttori di film e di spettacoli televisivi si assunsero le loro responsabilità, e smisero di riprendere i loro personaggi con la sigaretta sulle labbra. Non possiamo assumerci la stessa responsabilità adesso, quando il futuro della biosfera dipende dalla rapida conversione di tutti noi a uno stile di vita che non dipenda più dal petrolio?
John Scales Avery ha fatto parte del gruppo che nel 1995 condivise il Premio Nobel per la Pace, come riconoscimento per il lavoro compiuto nell’organizzare le Pugwash Conferences sulla Scienza e sugli Affari Mondiali.
E’ membro della Rete TRANSCEND e Professore Emerito Associato presso l’Università di Copenhagen, Danimarca.
L’Autore indica numerosi link ad articoli che hanno segnalato una brusca discontinuità nella temperatura media del pianeta, misurata nel mese di Febbraio 2016.
http://www.commondreams.org/news/2016/03/14/nasa-drops-major-bomb-march-toward-ever-warmer-planet
http://www.truth-out.org/news/item/35283-arctic-sea-ice-volume-nears-record-low
http://dissidentvoice.org/2016/03/does-methane-threaten-life/
http://www.countercurrents.org/bardi150316.htm
http://www.informationclearinghouse.info/article44427.htm
http://ecowatch.com/2016/03/02/february-record-hot/
http://nsidc.org/arcticseaicenews/charctic-interactive-sea-ice-graph/
http://nsidc.org/arcticseaicenews/
http://thinkprogress.org/climate/2016/03/01/3754891/arctic-sea-ice-growth/
http://thinkprogress.org/climate/2016/02/16/3749815/carbon-pollution-hottest-12-months-january/
http://www.countercurrents.org/zuesse200316.htm
http://ecowatch.com/2016/02/25/robert-kennedy-jr-syria-pipeline-war/
Riportiamo qui la traduzione di alcuni titoli e frasi presenti nelle pagine web segnalate dall’Autore.
http://www.commondreams.org/news/2016/03/14/nasa-drops-major-bomb-march-toward-ever-warmer-planet
La NASA sgancia alcune potenti bombe nella “marcia verso un pianeta sempre più caldo”
Alcuni meteorologi dichiarano che “stiamo precipitando con una preoccupante velocità verso il limite di riscaldamento di 2 °C concordato come il massimo tollerabile”
http://ecowatch.com/2016/03/02/february-record-hot/
Febbraio frantuma i record di temperatura globale: lo mostrano i dati dai satelliti
Temperature da record hanno rubato all’Artico il suo inverno
http://dissidentvoice.org/2016/03/does-methane-threaten-life/
Ma il metano minaccia la vita?
Capire se il metano (CH4) in atmosfera sia una minaccia per la vita in the atmosphere è una questione straordinariamente complessa, e non ancora del tutto compresa. Però, si, è una minaccia seria e orribilmente reale. OK, ma allora perché gli scienziati non ne parlano, o sono solo in pochi a farlo?
C’è un problema di ‘comunicazione’: i più importanti scienziati del clima non si sentono di esporre onestamente le loro maggiori paure, come ha scoperto Amy Goodman di Democracy Now! durante gli incontri di COP21 a Parigi lo scorso dicembre. Kevin Anderson (Università di Manchester) così si esprime: “fino ad ora semplicemente non eravamo preparati ad accettare le rivoluzionarie implicazioni delle nostre scoperte, e anche quando lo siamo, siamo riluttanti a dire apertamente come stanno le cose… molti alla fine stanno scegliendo di censurare i risultati delle proprie ricerche”.
http://www.countercurrents.org/bardi150316.htm
Emergenza climatica: è tempo di passare alla versione ‘panico’?
I più recenti dati sulle temperature hanno superato tutti i record. Nell’ipotesi migliore siamo di fronte a una oscillazione particolarmente ampia, cui seguirà il ritorno alla linea di base. Nell’ipotesi peggiore è una indicazione che il sistema sta andando fuori controllo, spostandosi verso una nuova condizione climatica molto più rapidamente di quanto si era immaginato.
http://ecowatch.com/2016/02/25/robert-kennedy-jr-syria-pipeline-war/
Siria: un’altra guerra per i gasdotti
Il modello di business dell’industria dei combustibili fossili è quello di esternalizzare i costi, per arraffare osceni sussidi e detrazioni fiscali – provocando gravi danni ambientali, compresi gli inquinamenti tossici e il riscaldamento globale. Tra gli altri costi non contabilizzati prodotti dalla dipendenza mondiale dal petrolio vi sono il caos sociale, la guerra, il terrore, la crisi dei rifugiati, la perdita di democrazia altrove e a casa nostra.
Mentre concentriamo l’attenzione sull’ascesa dell’ISIS e cerchiamo le fonti degli atti selvaggi che hanno spento così tante vite umane a Parigi e a San Bernardino, dovremmo cercare di guardare al di là delle spiegazioni di convenienza che attribuiscono le responsabilità alla religione e all’ideologia: dovremmo invece indagare su più complesse ragioni di storia e di petrolio, che suggeriscono di smettere di attribuire tutte le colpe al terrorismo, e puntare invece il dito verso i campioni di militarismo, imperialismo e petrolio qui, sui nostri territori.
28 March 2016, TRANSCEND Media Service
Traduzione di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis
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