Come cambiare il mondo in tre mosse facili facili

Nafeez Ahmed

In molti mi hanno spesso chiesto cosa si può fare per far cambiare le cose, per cambiare il mondo, visto che ognuno di noi è una persona sola, contro tanti altri che non possiamo nemmeno sperare di poter controllare o influenzare.

Cosa possiamo fare? Perché preoccuparsi vista la nostra impotenza?

Se guardassimo indietro, agli eventi importanti del 2015, e a tutto quello che li ha provocati, sarebbe fin troppo facile cedere alla disperazione.

Benché stiamo combattendo una ‘guerra al terrore’ da 14 anni – dall’11 settembre –  siamo riusciti solo a vedere una accelerazione del terrorismo, che è degenerata nel cosiddetto ‘Stato islamico’ in Iraq e in Siria.

Abbiamo investito ben più di 5 trillioni di dollari nella “guerra al terrore” dal 9/11, ma secondo i dati del Dipartimento di Stato, in questo periodo il numero degli attacchi terroristici è schizzato alle stelle del 6.500%, mentre il numero delle vittime di attacchi terroristici è aumentato del 4.500 %.

Decenni di negoziati internazionali sul clima sono culminati in un “accordo vincolante sul clima” che garantisce che le emissioni di carbonio continueranno a farci vivere in un pianeta che – entro la metà del secolo – sarà in media  4° Celsius più caldo, creando delle condizioni di vita terribili per gran parte della popolazione mondiale, e potenzialmente innescando una situazione che potrà portare a una accelerazione di ulteriori cambiamenti climatici.

E mentre i governi e le istituzioni internazionali continuano a ricercare una soluzione capitalista-neoliberale per rilanciare la crescita economica, sta crollando tutto. Lo stesso FMI ammette che il mondo non si è ancora ripreso dal crollo bancario del 2008 e che pompare denaro cheap nell’economia globale è servito solo a inflazionare il debito portandolo a livelli molto più alti di quelli che erano prima dell’incidente. Un’altra crisi finanziaria sarà inevitabile.

Queste crisi apparentemente diverse tra di loro non avvengono separatamente o accidentalmente, ma sono i sintomi correlati del paradigma della civiltà globale, fondata sulla premessa di una crescita infinita basata sui combustibili fossili, in un pianeta finito, per mezzo di alleanze geopolitiche con regimi autocrati – terroristi certo, ma ricchi di petrolio – che si trovano nel mondo musulmano.

L’accelerazione della crisi globale, dunque, non è tanto verso la fine del mondo, bensì verso la “fine di un mondo come lo conosciamo” : il paradigma della attuale civiltà globale continua a spingere contro i muri costituiti dai limiti reali del pianeta. Questa cosa non funziona più. 

E per la fine di questo secolo, se le previsioni degli scienziati sono abbastanza attendibili, questo paradigma non sarà più in condizione di sopravvivere.

Siamo, dunque, nel bel mezzo di una transizione di civiltà epocale, e il modo in cui finirà questa storia non è scritto su nessuna pietra. In questo contesto, la cronica cattiva notizia che leggiamo tutti i giorni non è solo una cattiva notizia: ma è una notizia che parla anche dell’inevitabile declino di un particolare modo di essere in questo mondo.

Ma questo fatto ci apre, qui e ora, alla possibilità di forgiare, di prepararci a quello che verrà dopo.

Nell’ambito dell’accelerazione del crollo del nostro attuale paradigma, possiamo vedere una opportunità per esplorare e costruire dei nuovi paradigmi, quindi anche questa nostra ricerca potrà subire un’accelerazione.

Basta esaminare il Transition Network  la vetrina  delle 21 iniziative di base provenienti da tutto il mondo, che sono state messe insieme ai colloqui sul clima di Parigi che includono dei potenti progetti reali che stanno già cambiando la vita delle persone sulla terra in questo momento:

  • Produzione alimentare locale e sostenibile;
  • Valute locali per rivitalizzare le economie locali;
  • L’emergere di economie locali e condivise;
  • Raccolta e conservazione dell’acqua piovana in mezzo a tanta siccità;
  • Aumento dei lavoratori in cooperative con diritti uguali per tutti;
  • Passaggio a forme di trasporto pulite nelle comunità rurali;
  • Imprenditorialità nell’interesse delle persone e non centralizzata per creare profitti per pochi;
  • Proprietà comune delle imprese di energia rinnovabile a vantaggio delle economie locali.

Questi sono solo esempi. Rob Hopkins di Transition Network spiega la visione dietro queste iniziative:

“Qualcosa di brillante e di storico è già cominciato, e il nostro messaggio ai vari Obama, Camerun e Merkel di questo mondo è che qualcosa è già cominciato senza di loro e che sono loro ad aver bisogno di appoggiarlo e di realizzarlo. Ma anche se non dovessero fare niente, questo qualcosa continuerà a crescere, perché si tratta del futuro”   

E allora cosa possiamo fare? Cosa puoi fare tu, come singola persona?    Ecco, più o meno, cosa dico alla gente quando mi fa questa domanda, basandomi sulla mia limitata esperienza e su quello che ho fatto in passato.

MOSSA 1: Comincia con te stesso

Quando ti rendi conto che c’è qualcosa che non funziona in questo mondo, il tuo primo passo deve essere mettere a fuoco quello che già conosci su questo “qualcosa”. Poi, quando cominci a capire e vuoi saperne di più, per salire un gradino e fare qualcosa,  è importante che tu sia pragmatico e realistico.

Piuttosto che voler cambiare il mondo e sentirsi, per la tua incapacità, costantemente frustrato, perché essenzialmente questa è una cosa impossibile, devi cominciare con quello che ti sta più vicino, con qualcosa che sia realisticamente attinente e raggiungibile nel tuo proprio contesto.

Questo significa una ricerca costante per migliorare la tua conoscenza sull’argomento di cui ti stai interessando e su tutto il contesto sistemico più ampio che lo riguarda; simultaneamente devi prendere coscienza su ciò che tu hai realmente da offrire.

Ma questo comporta il dover prendere coscienza di come tu stesso sei parte del problema a cui stai guardando.

Non devi guardare al problema in modo materiale ?— non si tratta di fatti, numeri e di scelte di stile di vita. Si tratta anche di capire chi sei; comprendere il modo in cui ti confronti con la gente, in casa, nella comunità e nella società; si tratta di comprendere la tua attitudine verso la vita e verso gli altri e i motivi per cambiare nell’ambito delle restrizionie e dei limiti con cui devi convivere.

Certe volte devi accettare che qualcosa non può essere cambiato e allora devi concentrarti su quello che invece puoi cambiare. Questo significa arrivare fino al cuore del paradigma dominante e modificare “chi sei” in modo che tu possa essere capace di arrivare, nella vita di tutti i giorni, a raggiungere un obiettivo alla tua portata, che tu sia capace di essere chi si trova al punto giusto per fare quel cambiamento che tu “vuoi vedere nel mondo”.

Non ci sarà nessuno che potrà dirti come fare, qualcuno potrebbe aiutarti a rifletterci sopra, ma, alla fine, tutto deve arrivare da te stesso.

MOSSA 2: Continua con chi ti sta intorno

Dopo aver valutato te stesso e aver iniziato il processo per creare un nuovo te stesso che sia quello che può pensare e che, in qualche modo, può vedere al di là del paradigma dominante, è il momento di guardarti intorno e cercare nel contesto dei tuoi interessi e delle tue competenze.

Cosa ti piace? In cosa sei bravo? E che cosa ti suggerisce quello che tu puoi offrire, in termini di lavoro, per piantare il seme di un mondo nuovo, di un mondo migliore? C’è qualcuno intorno a te con cui potresti lavorare per piantare quei semi, sempre nel pieno rispetto dei tuoi e dei loro interessi e competenze?

Se non c’è nessuno, vallo a cercare. Fai in modo che questo diventi un tuo obiettivo, cerca di raggiungere queste persone anche se vivono fuori dal mondo reale, cercali nelle organizzazioni, nelle istituzioni, negli eventi, nelle conferenze o cercandoli sui media.

Se ci riesci, raggiungili e comincia a costruire una rete in cui sia possibile collaborare o comunicare come membro di una comunità, per condividere i tuoi interessi e le tue capacità: anche se dovesse trattarsi solo di te e di un’altra persona, comunque è già un inizio.

MOSSA 3: Crea qualcosa di nuovo

Sulla base della consapevolezza ritrovata in te e nelle persone intorno a te condividerai interessi comuni e competenze e potrete pensare a quello che la vostra nuova collettività ha da offrire e come può soddisfare un bisogno o  riempire un vuoto.

Di cosa ha bisogno la vostra comunità? Che cosa manca? Cosa pensi si possa fare?

Non deve mica essere un progetto grande!  Anzi essenzialmente deve essere qualcosa di realizzabile. Il che significa, che deve essere calibrato in base alle proprie capacità. Non ha senso voler credere di poter ottenere qualcosa che non sia nelle proprie capacità – a meno che si non voglia  intraprendere il percorso per un piano essenzialmente realizzabile per costruire e per espandere le proprie capacità.

Così, ancora una volta, devi essere pragmatico e realistico per creare qualcosa che sia fondamentalmente NUOVO.

ll criterio più importante di quello che creerai dovrà essere, in qualche modo, la rottura con il vecchio paradigma e dovrà contribuire alla creazione di un nuovo paradigma.

E’ fondamentale. Non darsi come obiettivo qualcosa che sia troppo facile, troppo raggiungibile, al punto che tutto quello che si potrebbe veramente raggiungere, potrebbe già essere fatto anche con il modo attuale – già esistente – di fare le cose. Invece, bisogna creare qualcosa di nuovo che consapevolmente e fisicamente rompa con il vecchio, che stabilisca un nuovo modello di attività o di essere e che dia il suo contributo a un nuovo paradigma.

Potrebbe essere semplice come creare e gestire un normale laboratorio in una comunità locale, con gli amici, per far conoscere la portata globale della crisi e delle possibili soluzioni proposte.

Oppure potrebbe essere qualcosa di più ambizioso. Ma bisognerà farsi coinvolgere concretamente e fisicamente per creare – dentro ciascuno di noi – un nuovo modello di essere se stessi. Sia che si lavori più nel mondo digitale o in quello reale, per avere un impatto importante nel mondo fisico reale, il progetto dovrà cambiare – in modo sostanziale – la propria routine personale, rompendo in qualche modo con il paradigma esistente.

Non bisogna preoccuparsi se i semi piantati non portano subito frutti, in termini di cambiamento immediato.

Il fatto è che, come individui, nessuno di noi ha la forza per cambiare il mondo intero. E va bene così. Dobbiamo accettarlo, e concentrarci su quello che possiamo cambiare, piuttosto che restare ossessionati su tutto quello che non possiamo fare, ma questa ossessione è esattamente un sintomo egoista del nostro paradigma dominante.

Così eccole quali sono le tre semplici mosse per cambiare il mondo:

UNO — Comincia con te stesso

DUE — Continua con chi ti sta intorno

TRE — Crea qualcosa di nuovo

Poi una cosa che serve, sicuramente, per creare qualcosa di nuovo: incoraggia tutti quelli che ti stanno intorno a lavorare insieme, ad adottare e a far conoscere queste tre semplici mosse.

Prova a immaginare un mondo in cui ognuno di noi lo abbia già fatto e immagina la spirale spontanea che potrebbe innescarsi con una trasformazione tanto radicale, come questa.

Beh prova a indovinare. Il processo è cominciato già dal momento che hai letto questo articolo – ma è già ben avviato grazie a milioni di Spiriti Liberi in tutto il mondo. E il modo migliore per catalizzare questo processo è agire tutti in questo modo – cominciando da queste tre mosse – e incoraggiare tutti gli altri a diffondere questo  modo di fare.

Usiamo queste mosse per cercare di rendere possibile e mettere in pratica il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo, cominciamo a piantare i semi per un paradigma post-materialista, post-capitalista, che potrà essere pronto a emergere appena l’attuale paradigma – inevitabilmente per la fine di questo secolo – crollerà.

Siamo in grado di cambiarlo questo mondo, ma la chiave per cambiarlo è noi stessi.

1*jag9RZ-iymgBr7qWwoVSgA


Originale in: http://medium.com/insurge-intelligence/how-to-change-the-world-in-three-easy-steps-92d7ca576fc1#.nzznn0thp

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.
28.12.2015

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16059


 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.