La nonviolenza è radicale – Sarah van Gelder intervista Pancho Ramos Stierle


Pancho-Ramos-Stierle-ArrestedOccupy-OnlineUn’intervista all’attivista che conquistò i titoli dei media quando fu arrestato mentre meditava durante Occupy Oakland

Occupy Oakland è stata al fronte più acuto di alcune delle azioni più visibili di Occupy—un massiccio sciopero generale del 2 novembre [2012], una serrata del Porto di Oakland, con tentativi di occupare edifici vacanti. E si è resa nota per la brutalità delle azioni di polizia, specialmente nel caso del veterano della guerra irakena Scott Olsen, colpito da una cartuccia di gas lacrimogeno sparata dalla polizia riportando una grave lesione al capo. È stata anche al centro di molte controversie sulla tattica adottata—specialmente quella dei Black Bloc, che stanno volgendo il pubblico dell’area della Baia di San Francisco contro il movimento Occupy, stando a una relazione del East Bay Express. Anonimi hanno recentemente accusato i Black Bloc di essere fuorviati, nocivi, e magari pure agenti provocatori, e minacciato i coinvolti in atti di vandalismo in un video postato su YouTube: “Considerate questo un atto di diplomazia prima che cominciamo a denunciarvi in tutta Internet con speciale attenzione a rovinarvi personalmente la vita”.

Ci siamo rivolti a Pancho Ramos Stierle per chiarire la questione delle tattiche Occupy. Pancho fu arrestato il 14 novembre 2011, durante l’incursione della polizia su Occupy Oakland, mentre meditava. Pancho arrivò negli Stati Uniti dal Messico per studiare astrofisica nel corso di laurea dell’Università della California a Berkeley, ma ne uscì in opposizione alla ricerca per lo sviluppo di armi nucleari all’università.

Gli abbiamo parlato della violenza poliziesca a Oakland, del suo arresto, delle espulsioni e, specialmente, delle sue valutazioni profonde sulle controversie per le tattiche nel movimento Occupy.

Sarah van Gelder: Ci puoi raccontare di quel che accadde la notte in cui il sito di Oakland subì l’incursione della polizia e fosti arrestato?

Pancho Ramos-Stierle: Dacché il movimento Occupy cominciò, abbiamo visto intensificarsi la violenza della polizia di Oakland. La prima incursione avvenne la mattina presto, e la città di Oakland spese 2 milioni di dollari in pallottole di gomma, gas lacrimogeno, ed elicotteri per reprimere persone pacificamente radunate. In quegli stessi due giorni furono chiuse non due ma ben cinque scuole elementari. Oggi, si può vedere una scuola elementare convertita in una stazione di polizia qui a Oakland. Ti dico questo per sintonizzarti su quanto accadde il giorno in cui fummo arrestati. Talvolta la cosa più estremista da fare in un sistema inquinato basato sulla violenza è starsene fermi: il fango si deposita al fondo e si ha una visione più chiara dei propri passi successivi.

Sapevamo che la città di Oakland stava ammassando polizia dai dintorni, stanziata al Coliseum, a un miglio da qui. Allora ci siamo detti: d’accordo, se vogliono intensificare la loro violenza, come intensifichiamo la nostra nonviolenza? La sera prima dell’incursione udimmo gli elicotteri e le centinaia di poliziotti che stavano scendendo nel centro di Oakland. Così alle 3:30 del mattino andammo in bicicletta alla Ogawa-Grant Plaza. Volevamo dare un tono di energia positiva e anche presidiare lo spazio. Avevamo meditato e fatto yoga nei parchi pubblici per gli otto mesi precedenti perché vogliamo far sapere alla gente che questi spazi sono spazi nostri. Vogliamo portare calma e un’energia diversa.

Se c’è in arrivo la polizia anti-sommossa con tanto di gas lacrimogeni e spray irritanti e tutte le armi, noi abbiamo un’arma più potente, il coraggio e l’immobilità—che è gentilezza, compassione, generosità, sono le piccole cose, ma messe tutte assieme fanno un esercito piuttosto forte.

Sicché ci sedemmo in un silenzio ricettivo dalle 3:30 fino a quando fummo arrestati intorno alle 6.

Sarah van Gelder: E che cosa accadde durante l’effettivo arresto?

Pancho Ramos-Stierle: Il lunedì pratichiamo il silenzio, e l’ufficiale di polizia che ci arrestò pensava che fossimo sordi perché non parlavamo. Allora prese un taccuino e una penna; cosa ben considerata da parte sua, e riuscii a sentire che la sua energia variava un po’, quindi quando mi diede il taccuino scrissi: “Di lunedì pratico il silenzio, ma vorrei che mi sentisse dire che le voglio bene”. Quando lo lesse, fece un gran sorriso e guardandomi negli occhi disse “Grazie, ma se non ti sposti finirai arrestato. Ti sposti o no?” Scrissi: “Sto meditando.” Allora disse: “Bene, arrestateli uno a uno”. Quello fu uno dei miei momenti preferiti di tutta la disgraziata esperienza.

A proposito del movimento, si tratta di mutare la nostra visione del tipo di mondo che riteniamo possibile—tratto dal nuovo libro “This Changes Everything: Occupy Wall Street and the 99% Movement” [Questo cambia tutto: Occupy Wall Street e il Movimento del 99%]

Sarah van Gelder: Chi altro c’era lì seduto con te?

Pancho Ramos-Stierle: Il mio coinquilino Adelaja. Siamo anche adesso in missione per adunare persone dal diverso colore della pelle. Lui è un bel fratellone di un metro e 95 con la pelle nera, io ho la pelle bruna, e abbiamo un altro fratello qui con la pelle bianca, stiamo cercando di stare insieme. 

Sarah van Gelder: Dimmi della tua esperienza in prigione. Sei stato in grado di mantenere la tua testimonianza nonviolenta mentre eri dietro le sbarre?

Pancho Ramos-Stierle: Prima della prigione, mi era difficile capire che cosa intendessero Martin Luther King Jr. e Gandhi quando dicevano che le prigioni sono i templi della libertà. È chiaro che possono farti molte cose al corpo e cercare di opprimerti e esercitare violenza psicologica. Ma dentro ciascuno di noi c’è qualcosa di così forte, lo spirito umano, cui non riescono arrivare. Possono metterti in ceppi e in fredde celle di cemento, e darti da mangiare robaccia, e metterti in isolamento, ma non c’è verso che possano arrivare allo spirito umano. E quello fu possente: ritrovare di nuovo che quella parte di noi è sacra. Penso che fosse l’unica cosa che mi mantenne in senno e in salute in quell’ambiente molto disumanizzante. Ecco che cosa vorrei condividere: che è ora che le persone spirituali si attivino e che gli attivisti si spiritualizzino di modo che si possa avere una rivoluzione totale dello spirito umano. Perché abbiamo l’idea che gli auto-indulgenti non facciano che meditare — che vadano in grotte e centri di meditazione mentre sta avvenendo tutta questa pazzia, oppure che ci siano persone in questi centri di meditazione che chiedono come si possa portare pace e calma e armonia al mondo se non ce l’hai nel cuore?

Penso che ci servano tutti e due adesso, e che dobbiamo combinare questa rivoluzione interiore con quella esteriore per la completa rivoluzione dello spirito. Allora sì che si possono costruire le alternative a un sistema che sta crollando fondato sulla violenza strutturale.

Io credo che nove azioni su dieci debbano creare la comunità in cui vogliamo vivere — parliamo di permacultura, media indipendenti, giustizia restaurativa, economie del dono, valute libere, e medicina preventiva. Facendo tutto ciò, ci rendiamo più forti.

Se si stanno creando delle vere alternative al sistema in collasso, fradicio, si arriverà naturalmente in conflitto con la struttura di potere. Allora diventa necessaria l’azione politica. Penso quindi che un’azione su dieci debba essere ostruttiva — vale a dire boicottaggi e proteste e marce e disobbedienza civile nonviolenta. Ma quando si coltiva la consapevolezza interiore, è facile vedere che ciò che ci serve è passare quasi tutto il nostro tempo a creare le comunità in cui vogliamo vivere.

Sarah van Gelder: Mi puoi fare un esempio di come ciò si svolga nei movimenti per il cambiamento?

Pancho Ramos-Stierle: Gandhi ci ha mostrato che l’arcolaio — parte del programma costruttivo — era il centro del movimento per l’indipendenza di quella parte del pianeta che chiamiamo India.

Se c’è in arrivo la polizia anti-sommossa con tanto di gas lacrimogeni e spray irritanti e tutte le armi, noi abbiamo un’arma più potente, il coraggio e l’immobilità.

A quel tempo, la parte del pianeta che chiamiamo India vendeva cotone alla parte del pianeta che chiamiamo Inghilterra comprandone vestiario. Gandhi immaginò che se cominciavano a farsi da soli i vestiti, potevano diventare auto-sufficienti, autonomi, e che ogni singola persona poteva esservi impegnata —donne, uomini, anziani, giovani — la condizione sociale davvero non conta. E così quello creò le fondamenta di un movimento nazionale.

E allorché ebbero l’alternativa, fecero dei falò col vestiario britannico, e Gandhi disse che ognuno deve passare almeno un’ora al giorno nella catena produttiva del proprio vestiario.

Beh, ora, cent’anni dopo, molti di noi credono che l’arcolaio di Gandhi del XXI° secolo sia il cibo sano e locale. Molti di noi credono che alimenti sani e locali siano le fondamenta della giustizia sociale, e chiunque possa impegnarvisi, dal preparare il compost al piantare, annaffiare, frequentare i mercatini dei produttori, cucinare alimenti sani o anche solo consumarli, o lavare i piatti – chiunque può spendere un’ora al giorno — uomini, donne, non importa, qualunque strato sociale può coinvolgersi in questa catena.

Una volta svolto questo programma costruttivo, quando ci si sia consolidati, si può affrontare più efficacemente il sistema basato sull’inquinamento e la violenza. Ma abbiamo anche bisogno di un “arcolaio” interiore, quindi dobbiamo passare un paio d’ore al giorno in silenzio ricettivo — qualunque pratica spirituale silenziosa che ci porti al cuore e alla mente consapevolezza ed equanimità — e mettere insieme la rivoluzione interiore e quella esteriorre. Allora saremo più che pronti per fare un falò di passaporti, visti, e dei devastanti semi geneticamente modificati Monsanto.

Sarah van Gelder: Che dici agli Occupanti che cercano di superare le diversità nelle opinioni sulla nonviolenza?

Pancho Ramos-Stierle: Smettere di manovrare e cominciare a incarnare i principi in cui si crede.

Talvolta la cosa più estremista da fare in un sistema inquinato basato sulla violenza è starsene fermi: il fango si deposita al fondo e si ha una visione più chiara dei propri passi successivi — per esempio, facilitando la crescita delle comunità in cui si vuol vivere o rendendosi conto che gli attrezzi più efficienti contro un sistema basato sull’avidità, la paura, la fretta, e la violenza, sono la generosità, il coraggio, il rallentare, e la benevolenza.

Quando il mosaico si fa complicato, ricordo sempre: i nostri mezzi sono i fini nel loro farsi.

A tutti gli occupanti e compagni di satyagraha dico: Liberiamoci dai ceppi della schiavitù salariata. Liberiamoci la mente e il cuore dall’oppressione del colonialismo. Occupiamo i nostri esseri con coraggio e benevolenza.

Sarah van Gelder: Che cosa si dovrebbe sapere su Occupy Oakland, che si è confrontato con la massima violenza poliziesca negli USA, ma che ha visto anche gruppi coinvolti in danneggiamenti?

Pancho Ramos-Stierle: “Occupy Oakland” accade da molti decenni. La gran parte della gente con pelle nera o bruna è sopravvissuta per generazioni al dolore storico del razzismo e dell’ oppressione. Quando si hanno “deserti del cibo” — forse una descrizione migliore è “apartheid del cibo” — e “foreste degli alcoolici” a Oakland, che ci si può aspettare? Quando la polizia uccide impunemente dei giovani padri — come Oscar Grant—e commette soprusi su persone oneste che lavorano sodo — come i migranti; quando affiliati alle cosche terrorizzano la comunità con sparatorie; quando media aziendali trasmettono quanta paura è possibile; quando la città di Oakland converte una scuola elementare in una stazione di polizia, c’è immagine più chiara che questo sistema è bacato?

La violenza è solo una manifestazione di un conflitto profondo. La violenza è un’espressione di dolore: è un monologo offerto da bande, compresa la polizia — la banda più organizzata a difesa degli interessi di pochi.

I popoli nativi americani dicono da secoli “Fate attenzione a quanto succede a noi perché potrebbe succedere a voi”. Beh, adesso persone di pelle nera, bruna e bianca ne stanno facendo esperienza. Sono il 99 per cento.

Il candelotto di gas lacrimogeno che ha fratturato il cranio di fratel Scott Olsen — un veterano dell’Iraq di pelle bianca — non è stato un colpo casuale di un poliziotto che mirava al corpo del provocatorio veterano ventiquattrenne. È stata una scelta fatta dallo stato per imporre violentemente la sottomissione ai movimenti che resistono alle proprie decisioni. Una scelta per minacciare tutti quelli che vogliono fare resistenza a disposizioni che sopprimono progetti come mezzi sensati per vivere, sanità pubblica, sicurezza, abitazioni, e istruzione pubblica.

In queste cosiddette “democrazie” odierne, la sovranità dello stato assume forme poliziesche. Ci sono operazioni di polizia contro ogni genere di “nemici”. In tali operazioni, non solo vengono criminalizzati i movimenti sociali, ma anche intere categorie di cittadini, intere comunità, e perfino gruppi etnici.

La guarigione definitiva arriverà quando smetteremo tutti di cooperare con il sistema marcio e cominceremo a capire che siamo il 99 per cento che facilita la guarigione del 100 per cento, un cuore alla volta.

Se disobbediamo con compassione e affetto nel cuore e nella mente, se spendiamo 90% della nostra energia a creare le alternative per un mondo giusto, libero e liberato, scopriremo la gioia di ribellarci a una paura imposta. Saremo liberi dalla moderna povertà e dai suoi due generi di schiavi: gli intossicati—prigionieri della dipendenza dal consumo, e quelli che aspirano a diventare intossicati—prigionieri dell’invidia. Sarà chiaro che la nostra miseria non è causata dai fratelli delle multinazionali o quasi tutti gli ufficiali di polizia o dall’esercito, ma dalla nostra obbedienza a un governo dannoso.

Noi stessi dobbiamo essere rafforzati e mutati, perché dobbiamo sperimentare un’indipendenza interiore anche prima che le multinazionali, gli stati di polizia, e i governi concedano quella esteriore.

Sarah van Gelder: Che cos’ha priorità per te? Sei stato arrestato e il fatto che tu sia negli Stati Uniti senza documenti è diventato di dominio pubblico. Che farai adesso?

Pancho Ramos-Stierle: Continuerò a fare quel che ho fatto finora. Noi come cittadini del mondo non abbiamo bisogno d’insulsi documenti e visti e passaporti — cose del tutto nuove nella consapevolezza umana. Tracciamo linee immaginarie nella polvere, e abbiamo bisogno di cancellarle presto. Quindi davvero non importa se io sono qui o in quella parte del pianeta che chiamiamo Messico. Abbiamo davvero bisogno d’intervenire come cittadini del mondo.

Per esempio, proprio qui in California l’Università della California è ancora coinvolta nello sviluppo di armi nucleari. E come cittadini del mondo dobbiamo fare tutto ciò che è alla nostra portata per fermare questa pazzia.

Quando il rompicapo si fa complicato, ricordo sempre: i nostri mezzi sono i nostri fini in gestazione.

Non si può deportare la Via Lattea dal cielo; non si può deportare il sole. Se mi mandano da un’altra parte di questo pianeta, benissimo! Continuerò a lavorare. Che cosa succederà se sarò a Oaxaca o in Chiapas o altrove in quella parte del pianeta che chiamiamo Messico, non lo so, sorella, ma so che continuerò a provare a recare questo messaggio che la Terra è un solo paese e tutti gli esseri viventi ne sono cittadini.

Quand’ero nel centro di detenzione, c’erano 42 persone in uno spazio minuscolo — qualcosa come due persone in un metro quadro. E lì ho conosciuto quest’uomo, questo babbo che lavora da 15 anni nell’edilizia a Oakland, e ha un bambino di nove anni e uno di cinque, e stava per essere deportato perché non aveva documenti. E quando si guarda negli occhi questo fratello o si parla ai suoi figli, non c’è verso che non si possa fare qualcosa. 

Sarah van Gelder: Ero alla tua prima udienza processuale a Oakland e ho visto tanta gente che ti era così affezionata.

Pancho Ramos-Stierle: Sono felice che tu abbia potuto assistere — e sai di che si tratta, sorella Sarah? Siamo fra i pionieri di una rivoluzione dei valori, e siamo la prova che il totalitarismo del capitalismo delle multinazionali — la macchina che ha devastato il pianeta e gli esseri umani — siamo la dimostrazione che quel sistema non funziona e che ce ne serve uno nuovo.

Il nostro movimento sta cercando di iniziare a spostarci dalla scarsità all’abbondanza, dalla transazione alla fiducia, dal consumo al contributo, dall’isolamento alla comunità, dallo sviluppo alla totalità, dal terrore all’intrepidità, dalla violenza al coraggio e al rispetto e all’affetto, e questa è la chiave.

L’emergere del nuovo paradigma e la nostra vittoria non mettono persone al potere ma il potere nelle persone.

16 dicembre 2015, Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
23 febbraio 2012, Titolo originale: Pancho Ramos Stierle: Nonviolence Is Radical

http://www.yesmagazine.org/peace-justice/pancho-ramos-stierle-nonviolence-is-radical