Quando arriverà la prossima crisi, quali movimenti coglieranno l’occasione?

George Lakey

Anche voi potreste venir presi in una situazione in cui si è pronti per un’alternativa, ma il vostro gruppo non ne ha da offrire. Quando arriverà la prossima crisi, quali movimenti coglieranno l’occasione?

È comprensibile. Noi che lavoriamo per il cambiamento sembriamo ad anni di distanza dal convincere una massa critica di persone che è sia stupido sia sbagliato avere una condotta scuola-prigione, o un tasso di emissioni di carbonio che uccidono centinaia di migliaia di persone, o una “strategia di sicurezza nazionale” che genera perlopiù insicurezza.

Il cambiamento storico non ha sempre la curva graduale-poi accelerata evidenziato dal movimento LGBTQ. A volte, un sistema va in crisi. Nel 2007-2008 settori finanziari di molti paesi sbandarono verso la rupe; l’Islanda saltò addirittura dalla rupe. La crisi equivale a un’occasione, per chi è pronto a usarla.

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Ho chiesto a un amico di Washington, D.C., che lavora fra Democratici progressisti che cosa avesse sentito dopo il disastro di Wall Street. Le persone del suo ambiente avevano discusso l’organizzazione di una forte protesta di base per spingere per una riforma sostanziale? Non sapeva di nessuno. Come risultò, quella rabbia era organizzata dalla destra e diventata il Tea Party. I sondaggi mostrano che anche oggi molti identificati come aderenti al Tea Party esprimono ostilità verso Wall Street.

Tutta questa opportunità persa si dovrebbe vedere nel contesto della presidenza di Barack Obama, dato che fu lui da candidato a dire che la soluzione svedese alla propria crisi bancaria era stata corretta: impossessarsi delle banche anziché salvarle con denaro pubblico. (In un recente articolo del New Yorker sulla Grecia, l’ex-ministro delle finanze Yanis Varoufakis ha detto che il Presidente Obama gli disse che il salvataggio [bancario] USA era contro la sua politica personale).

I presidenti fanno quello che fanno, dati i poteri esistenti che hanno di fronte. La lezione per noi negli Stati Uniti è: nel 2009 mancavamo di un movimento potente che avesse una visione e fosse disposto a mobilitare per un’azione diretta in ragione di quella visione.

La crisi potrebbe ripresentarsi. Secondo la senatrice Elizabeth Warren “le banche più grosse sono collettivamente molto più grandi che prima della crisi, e continuano a compiere pratiche pericolose che potrebbero fracassare un’altra volta la nostra economia”.

Perfino il senatore Repubblicano John McCain vuole reintrodurre la legge Glass-Steagall a causa di quella che definisce “una cultura di pericolosa avidità e d’eccessiva assunzione di rischi”. La Glass-Steagall venne approvata dopo la Grande Depressione per separare le funzioni bancarie, ma revocata dal presidente Bill Clinton, creando le condizioni per procurare ulteriori malanni. La reintroduzione della legge Glass-Steagall non ha alcuna probabilità di passare in Parlamento. Dopo tutto, dal 2008 addirittura più ricchezza USA è passata ai super-ricchi. Il ruolo degli alloggi nella crisi ha anche comportato lo spostamento di altra ricchezza dai neri ai bianchi. Per chi possiede ti partiti politici, la prospettiva di un altro schianto non è così male.

Singoli senatori come Elizabeth Warren non possono esprimere la visione più complessiva della giustizia economica che possono avere in privato, date le costrizioni della politica elettorale USA, proprio come il giovane senatore Obama che credeva alla soluzione bancaria svedese non ha potuto attuare tale politica una volta diventato presidente. I politici nel nostro sistema sono limitati.

I movimenti sociali hanno ben più libertà, benché possano non usarla. Il movimento dei lavoratori ne ha avuto il massimo d’esperienza affrontando l’élite economica. Ma al 2009 i lavoratori erano stati sconfitti così spesso ed erano così avvezzi a stare sulla difensiva, che avevano perso la propria capacità di visione.

A differenza della classe operaia, gli appartenenti al ceto medio non sono generalmente nelle trincee della guerra di classe. Ciononostante, sovente non riescono a usare la loro mente condizionata dall’educazione scolastica per generare visioni per cui poter lottare allorché arriva una crisi. Gli viene più facile sostenere delle Elizabeth Warren che pensare per conto proprio e immaginare alternative che siano più fondamentali di quelle che può portare avanti un politico.

Un esempio della nostra mancanza di visione fu la crisi General Motors, occasione perché gli ambientalisti spingessero per una conversione aziendale ai generatori eolici, solari, geotermici e altre tecnologie per l’energia rinnovabile. L’intera industria automobilistica si convertì in massa per la 2^ guerra mondiale, sfornando carri armati anziché auto. Le conversioni su larga scala si possono fare. Si sapeva anche che General Motors era una grossa azienda in declino. Perché non siamo stati pronti con una visione [progettuale] per la crisi GM per cui si potesse lottare? Fossimo stati pronti, il nostro alleato alla Casa Bianca, chiaramente bloccato in leggi sostanziali sul cambiamento climatico, avrebbe avuto un’alternativa al salvataggio GM che invece doverosamente eseguì.

La stessa domanda vale per il movimento per il controllo delle armi da fuoco, per Black Lives Matters [Le vite dei neri importano], e per tutti i gruppi che sanno che arriverà una crisi per quanto riguarda i temi di cui si occupano. Quando la crisi arriva, chi è pronto con quale visione?

Occupy Wall Street incontra la Primavera di Parigi del 1968

Gli Stati Uniti hanno finalmente prodotto un movimento d’azione diretta di sinistra contro la “pericolosa avidità” di Wall Street nel 2011. In una recente intervista sul suo libro “la fine della protesta”, Micah White sostiene che il modello di protesta di Occupy Wall Street non dovrebbe ripetersi. Pur concordando con tale punto, discordo su parecchi altri — specialmente l’ipotesi di White che il movimento Occupy rappresentasse il meglio che la protesta di massa possa fare. Il movimento ha mostrato pochi segni di aver imparato da un’attenta analisi dell’esperienza di precedenti movimenti. Una fonte da cui gli iniziatori di Occupy avrebbero potuto imparare per aumentare il proprio potere è la campagna d’iniziativa studentesca che innescò un’insurrezione di massa forte di 10 milioni di aderenti nella Francia del presidente Charles de Gaulle.

Ho fatto interviste per corroborare il mio studio del movimento francese del 1968, che sfidò l’élite economica ben più che Occupy. De Gaulle, a quanto riferito, dubitava che l’esercito francese attuasse una repressione sufficiente a mantenere il potere suo e dell’1 per cento. Verificò con generali dell’esercito francese d’occupazione in Germania se le truppe francesi sarebbero state affidabili tornando in Francia per reprimere il movimento. Ho condiviso parecchie lezioni apprese da quella Francia rilevanti per Occupy in precedenti edizioni del mio libro “Toward a Living Revolution” [Verso una rivoluzione vivente]. La campagna è anche in the Global Nonviolent Action Database. Per questo articolo, la lezione più importante è la mancanza da parte del movimento francese di un’immagine coerente d’una società giusta.

Poiché gli studenti e gli operai erano ampiamente uniti contro l’ingiusto status quo, il settore in gioco era la grossa classe media francese. Una domanda ragionevole per piccole aziende, dirigenti medi e professionisti era: “Quale sarà il nostro ruolo nella nuova società che questo movimento vuole creare?” Gli studenti tennero assemblee di notti intere nei teatri per arrivare a una visione che potesse rispondere a quella e molte altre domande. Comprensibilmente, non riuscirono a unirsi su una visione immediata.

Al tempo stesso, il movimento ha aggiunto alle sue occupazioni, scioperi e altre tattiche nonviolente, gli orpelli superflui della tradizione rivoluzionaria: combattimenti in strada con la polizia, barricate in fiamme con auto arraffate a casaccio per strada. Senza una visione di rassicurazione, il ceto medio è stato in balia del giudizio che poteva farsi dall’evidenza incendiaria. Ovviamente si è schierato con de Gaulle.

Confrontate il maggio-giugno 1968 con quello degli svedesi e norvegesi che hanno creato la loro visione con anni di ampia discussione compresi gruppi di studio spesso guidati da universitari ed esperimenti tipo cooperative. Con la crisi della Grande Depressione, il movimento colse l’occasione per il massimo scardinamento [dell’assetto esistente]. Quando lavoratori e agricoltori con alleati del ceto medio resero ingovernabile quelle società da parte delle élite economiche, tutti conoscevano la visione del movimento.

Un’azione nonviolenta di massa aprì lo spazio alla democrazia. I socialisti democratici poterono allora attuare ciò che adesso invidiamo come il modello nordico, che produce più uguaglianza e libertà individuale di quanto abbia la gran parte di noi negli Stati Uniti o qualunque altro paese che io sappia.

Danzare con la storia

Il movimento Occupy era privo di visione e sovente resistente a fare, o insistere su, richieste positive. È anche rimasto piccolo, considerando le dimensioni degli Stati Uniti. Il movimento non era pronto al grande obiettivo di forzare un cambiamento strutturale.

Tuttavia, il movimento reagì a una crisi e i suoi aderenti portarono nelle strade la loro passione. La buona notizia è che possiamo porci in relazione alla storia con più di una danza. Quando non è disponibile un’insorgenza di massa guidata da una visione, possiamo frattanto prepararci stralciando un pezzo specifico di visione e orchestrando una campagna per conquistare quel pezzo. Una campagna del genere non risulta spesso in un cambiamento di potere, vero, ma se ben condotta la campagna forma competenze e può risultare in una vittoria significativa. Inoltre, se gli attivisti della campagna sono disposti a investire in una comunità, possono costruire una cultura di resistenza e la solidarietà che sostiene il coraggio. Micah White invoca una diminuzione di paura fra gli attivisti. Delle campagne salutari aiutano i partecipanti a imparare come trattare la paura.

Comunque, oltre al fare campagne vorrei aggiungere un altro mattone: cercate di sostenere i visionari che conoscete affinché svolgano i loro compito: Avremo bisogno di questo lavoro tendente a una visione — di concerto con un’ampia discussione — per la prossima crisi.


11 agosto 2015

Titolo originale: When the next crisis comes, which movements will seize the opportunity?

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis



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