La via semplice di Chuang Tzu – recensione di Cinzia Picchioni

cop_ Thomas Merton, La via semplice di Chuang Tzu,Thomas Merton, La via semplice di Chuang Tzu, Paoline, Milano 2015, pp. 220, € 13,00

Abbiamo già scritto (e letto) dell’autore, in una precedente recensione di un suo libro: Arrendersi all’amore, nella «newsletter» del 27 novembre 2014 (qui il link per trovarla subito, volendo: https://serenoregis.org/2014/11/27/arrendersi-allamore-recensione-di-cinzia-picchioni/ Così chi voglia può rinfrescarsi la memoria.

Qui si tratta di una sua «rivisitazione» del famosissimo libro di Chuang Tzu (più noto come Zhuang-zi) che, se non avete mai letto, vi invito caldamente a farlo: è uno di quei libri che cambiano la vita (per me è stato così, quando l’ho letto, pubblicato da Adelphi nel 1982 – avevo 24 anni – scoprendo allora che il titolo era il nome stesso dell’autore).

Comunque, anche Thomas Merton è rimasto evidentemente «folgorato» dalle parole di quel libro, per addirittura quasi «imitarlo», come ci racconta nelle prime pagine del libro presentato questa settimana: Avviso ai lettori le ha chiamate, perché – scrive – «La natura assai particolare di questo libro richiede qualche parola di spiegazione. Questa raccolta […] è frutto di cinque anni di studio, lettura, annotazioni e meditazione. A poco a poco gli appunti […] sono diventati […] libere riletture interpretative dei brani che più mi hanno colpito», p. 19.

Thomas Merton si è avvalso di alcune traduzioni – non conoscendo il cinese – scoprendo però che sarebbe servita anche una buona dose di intuizione per «cogliere la misteriosa “via” indicata da un grande maestro, vissuto in Asia quasi duemilacinquecento anni fa», p. 20. In questo Merton è stato facilitato, come ci racconta lui stesso a proposito del dottor John Wu, suo principale ammiratore e sostenitore:

«John Wu ha una teoria secondo cui in una mia “vita precedente” io sarei stato un monaco cinese. Non so se questo sia vero, e vorrei tranquillizzare tutti sul fatto che io né lui crediamo alla reincarnazione, tuttavia, poiché sono monaco cristiano da quasi venticinque anni, è inevitabile che col passare del tempo io abbia della vita una visione simile a quella di tutti i reclusi ed eremiti di ogni epoca e cultura», p. 21.

Reincarnazione o no, è un fatto che Merton sia riuscito a renderci partecipi delle sue scoperte: tramite favole, parabole e singoli insegnamenti «tratti» dai testi originali, ci accompagna attraverso la a volte non facile «via» indicata da Zhuang-zi. Così troviamo, nella seconda parte del libro, «nuovi» titoli per i «vecchi» capitoli dell’opera originale cinese; li ha «riscritti», di fatto, con le sue intuizioni, con i suoi studi, con le sue meditazioni, tra il 1961 e il 1965 (quando – a Pentecoste – ha scritto l’Avviso ai lettori di cui abbiamo già parlato poco più su).

Il risultato è un libro che chiamerei di meditazione, composto da una Prefazione, dal Profilo biografico dell’autore (molto utile per capire il personaggio), dal famoso Avviso ai lettori e dal capitolo fondamentale: Dagli scritti di Chuang Tzu, con 62 titoli rivisitati più un Glossario. In fondo a ciascun brano c’è l’indicazione di quello originale cui si riferisce, così chi voglia può andare a leggere il testo di Chuang Tzu e dopo (o prima) la riflessione che ne fece Merton, che si «giustifica» per questo scrivendo «[…] mi si potrà perdonare […] di aver familiarizzato con un eremita cinese, il quale visse il mio stesso clima di pace e solitudine e rappresenta una creatura a me molto affine», p. 24.

Altre affinità

Così affine che Merton trova la chiave per capirne il pensiero, come scrive a p. 56:

«[…] Chuang Tzu si sarebbe trovato d’accordo con Eraclito: ciò che oggi è impossibile potrebbe domani diventare di colpo possibile; ciò che oggi è buono e piacevole potrebbe domani diventare cattivo e odioso. Ciò che sembra giusto da un certo punto di vista può, se visto sotto un altro aspetto, rivelarsi del tutto sbagliato. Che cosa deve fare allora l’uomo saggio? Restare indifferente e trattare tutto, giusto o sbagliato, buono o cattivo, allo stesso modo? Chuang Tzu non è certo del parere che l’uno valga l’altro, tuttavia con questo sistema sarebbe possibile evitare di attaccarsi all’uno o all’altro e restarvi ancorati come se fossero valori assoluti», p. 57.

Poche righe prima aveva riflettuto sulla teoria del Tao, insistendo sul fatto che la chiave per capire Chuang Tzu fosse la teoria della complementarietà degli opposti che appare chiara «[…] solo quando si è riusciti ad afferrare il “perno” del Tao che passa perpendicolarmente al “sì” e al “no”, all’ “io” e al “non io”. La vita è in continua evoluzione, tutti gli esseri sono in movimento», ivi.

Questa recensione… sono due!

Mi rendo ora conto che il consiglio da darvi sarebbe di leggere i due libri, l’«originale» del mistico cinese e la «rivisitazione» del «reincarnato monaco cinese», come lo riteneva il già citato John Wu. L’ammiratore aveva anche ribattezzato Thomas Merton col nome cinese di Mei teng; vuol dire «lanterna silenziosa» e chiudo associandomi alle parole di Christian Albini nella Prefazione: «Lontano nel tempo, attraverso i suoi scritti Merton continua ad ardere nel silenzio, e fa luce anche a noi», p. 10.

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