Dalla sicurezza alla pace: un cambiamento di paradigma
La formula di pace TRANSCEND focalizza l’attenzione su quattro compiti:
Equità X Armonia Pace positiva Comportamento X Atteggiamento
Pace = ————————— = ——————————– = ——————–——————————-
Trauma X Conflitto Minaccia di violenza Passato X Presente
cooperazione, spirito di solidarietà, riconciliazione dai traumi e soluzione dei conflitti. Andare oltre, superando una angusta concezione di sicurezza intesa come capacità = armi; positivamente, costruttivamente, sorretti dall’ottimismo perché fattibile.
Si prenda ad esempio l’accordo con l’Iran, seppur lungi dall’essere un accordo completo.
Ha senso scambiare l’assenza di bombe col togliere le sanzioni; ma è un senso limitato e può anche fallire dato il doppio problema dell’ago nel pagliaio. Ci sono falchi da entrambe le parti. Una parte può nascondere aghi in Iran, di quelli grandi e tridimensionali; l’altra può inserirne uno in Iran, e dire poi: oh, guarda qui!
Concentrarsi sugli armamenti mobilita energia per l’inganno e l’abrogazione.
L’accordo è stato fra un Iran con 0 bombe e i 5 membri del Consiglio di Sicurezza ONU+1 + l’UE con 16,565 bombe (con altre 20 bombe USA in Germania, 240 nell’UE, e 80? in Israele). In un accordo c’è in genere un dare e prendere da entrambe le parti; l’Iran ha dato, dall’altra hanno smesso di picchiare con le sanzioni, dando nulla. Ci diranno che “le sanzioni funzionano” e ci proporranno altre dosi di quest’approccio molto negativo.
Un conflitto fra otto possessori e un non-possessore con vicini privi di bombe e invasi, e un Israele nucleare senza un risultato di status quo, “di sicurezza”. L’Iran adesso può essere ispezionato, bombardato, invaso, senza rappresaglia nucleare.
La formula per la pace dice: Andare oltre! Per esempio, costruendo un senso di solidarietà sulla faglia possessori/non-possessori; una zona mediorientale denuclearizzata. Inoltre, sicurezza mediante la pace per Israele, non il contrario che non è realizzabile. La formula dice: sgombrare il campo dai traumi passati, aprirsi a progetti sul futuro. Non nello stesso documento, poiché i negoziati sono condotti da esperti diversi, ma in parallelo.
Nella tabella, il caso Iran è esposto in maggiore dettaglio. E sono stati aggiunti altri tre casi: la Grecia prossima a un punto morto con all’orizzonte una guerra civile e un’uscita dall’eurozona; l’Ucraina in guerra civile con superpotenze coinvolte; e il complesso nuovo arrivato sulla scena – l’IS, lo Stato Islamico. Quattro casi; quattro compiti.
La tabella può leggersi orizzontalmente per i quattro casi; verticalmente per i quattro compiti da fare; e in entrambi i versi, come fatto qui.
Conflitto vuol dire incompatibilità, cioè qualcosa da rendere compatibile in modo accettabile, sostenibile. Essendo firmato, l’accordo Iran ha qualcosa di accettabile; che sia anche sostenibile, resta da vedersi.
L’accordo sulla Grecia non è accettabile per larga parte della popolazione che ha votato Oxi (No) al 61%; e nella Troika si dubita della sostenibilità del debito. Si erogherà la terza quota di salvataggio, il debito sarà alleviato con termini prorogati e tassi d’interesse più bassi, e ci sarà un consistente condono del debito. L’Argentina e l’Islanda serviranno da modelli, e la formula apre a migliori relazioni con altri, al di fuori dell’UE; come con Russia, Cina, Islam.
Un accordo sull’Ucraina non è sul tavolo, dato lo status quo insostenibile, e per lo Stato islamico non c’è neppure un tavolo. C’è guerra aperta, l’IS contro un’altra coalizione a guida USA, più o meno volonterosa.
Gli altri tre compiti possono infondere un po’ di luce nel tunnel, e come?
Guardiamo la colonna dei traumi; le questioni del passato. L’Iran, una delle più antiche civiltà del mondo, è stato pesantemente umiliato dal colpo di stato CIA-MI6 del 1953, e adesso da un “vantaggioso” accordo che identifica l’Iran come fosse il problema. E gli USA, i più potenti, sono stati umiliati dalla rivoluzione di Khomeini. E così via, fino a ora. Si deve, e si può fare qualcosa.
Un utile approccio è una commissione internazionale per la verità su ciò che realmente accadde; meglio uno scambio dialogante delle rispettive narrative; meglio un contendente violento che vorrebbe che l’accaduto non fosse tale.
Il chiedere scusa è universale, ma il perdono no, è molto cristiano.
Si guardi la colonna della cooperazione: che abbozza progetti rilevanti.
Per il rapporto Iran-USA: cooperazione su meno petrolio-nucleare, più energia verde.
Per la Grecia: redditi da nuovi soci commerciali poiché il rapporto Grecia-UE si è guastato, per meno austerità – uno su cinque non può permettersi un pasto al giorno– e maggior servizio al debito basato su petrolio e gas economici dalla Russia fintanto che i depositi nella Zona Economica Esclusiva (EEZ) greca siano attuabili, milioni di turisti cinesi facoltosi, e una certa quota di finanza islamica per rendere meno vulnerabili le banche greche. Buono per l’Europa.
Per l’Ucraina: scambi fra le parti, ciascuna delle quali dia un certo accesso al proprio grande vicino.
Per l’Occidente: smettere di uccidere quelli dell’IS, effettivamente producendone più ancora, usare le armi [solo] per difendere i minacciati dalla brutalità dell’IS, negoziando sulla base del protocollo di Riyadh 2002, firmato anche dall’Iran (Ahmadinejad).
Guardiamo la colonna riguardante l’armonia-il senso di solidarietà trasversale alle linee di faglia.
Per Iran e Israele: una zona denuclearizzata mediorientale potrebbe servire interessi comuni al di qua e al di là delle profonde linee di faglia.
E per la Grecia, il cristianesimo ortodosso: sentimento d’affinità con la Russia; con la Cina, un reciproco vantaggio; con l’islam, identificare il buono negli antichi cattivi rapporti.
Per l’Ucraina e l’IS, un lavoro a lungo termine: superare le divergenze con progetti economici-militari-politici; al che potrebbe seguire un lavoro teologico.
La formula è un’agenda per un’opera senza fine. L’UE, basata su tale logica, è stata un successo – rendendo impensabile la guerra; ma oggi colpita da profonde fratture d’atteggiamento e grande inequità economica. Aggiungiamo l’UE ai casi da considerare.
NOTA:
* Malise Ruthwen, in “Inside the Islamic State” (Dentro lo Stato Islamico), The New York Review of Books, 8 luglio 2015, riferisce che “In un sondaggio condotto on-line del luglio 2014, un formidabile 92% di cittadini sauditi concordava che l’IS “è conforme ai valori dell’Islam e alla legge islamica”.
27 luglio 2015
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: From Security to Peace: A Paradigm Shift
http://www.transcend.org/tms/2015/07/from-security-to-peace-a-paradigm-shift/
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