2 C (due gradi) – Recensione di Cinzia Picchioni

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Gianni Silvestrini, 2 C (due gradi), Edizioni Ambiente, Milano 2015, pp. 260, € 22,00

È stampato su carta fsc amica delle foreste (e ci mancherebbe altro! Che un libro su questi argomenti non lo fosse!). Il logo fsc identifica prodotti che contengono carta proveniente da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, economici e sociali definiti dal Forest Steward Council. Prendiamo l’abitudine, quando andiamo in libreria, di usarlo come criterio per scegliere un libro piuttosto che un altro?

La speranza è un sentiero sulla montagna.

All’inizio non c’è alcun sentiero. Ma poi la gente inizia a passare.

E finalmente si forma un sentiero.

[Lu Xun, poeta cinese (1881-1936]

Questa citazione apre il capitolo che chiude il libro: Conclusioni, p. 227. Come a dire: “cominciamo a passare per formare il sentiero”! E in effetti il libro contiene molte indicazioni pratiche anche per amministratori e politici. E al proposito, Maurizio Landini, in Quarta di copertina, insieme ad altri afferma che “discutere di questo libro è importante”.

Ma qual è il nostro “sentiero”, che dobbiamo cominciare a percorrere affinché si formi? Lo dice il titolo: “Due gradi. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”. Radicali, trasformare, innovazioni, parole per mantenere l’aumento di temperatura entro i 2°C (due gradi, appunto). Ecco dunque il compito.

Papa Francesco, ancor prima dell’enciclica!

Nel 2013 il Pontificio consiglio della giustizia e della pace ha pubblicato un “Rapporto”, intitolato “Energia, giustizia e pace” (Città del Vaticano, 2013) che contiene indicazioni per i leader politici del mondo: “Cambiamento del paradigma energetico”; “Sempre più energie rinnovabili”; “Sobrietà” sono alcuni dei titoli. E quando è stato pubblicato il “Rapporto” non era ancora uscita l’enciclica Laudato s?’! E anche quando è stato pubblicato il libro di Silvestrini non era ancora uscita l’enciclica!

Linguaggio scientifico, azione immediata

Ricco di note (da p. 231 a p. 260), riferimenti, diagrammi e figure, il libro evidenzia le criticità ambientali (clima e aggressione alle risorse del pianeta) che “mettono in discussione le prospettive stesse dell’umanità. Nelle sue pagine si riflette anche sulle possibilità di rimettere in discussione l’attuale modello economico “che mostra palesi segni di difficoltà”, alla luce di nuovi modelli sociali e produttivi.

Il linguaggio rigoroso permette di “motivare” attentamente la scelta indicata dal titolo: perché occorre mantenere l’aumento di temperatura entro i 2°C?

“C’è poi un’altra motivazione, oltre al rischio di cambiamenti climatici pericolosi e irreversibili, che dovrebbe spingere ad attivarsi velocemente, ed è quella economica. Più si ritarda il contenimento delle emissioni climalteranti, maggiori saranno i danni. […] Se alla fine del secolo la crescita della temperatura dell’atmosfera passasse da 2 a 3°C si generebbero impatti annui aggiuntivi pari allo 0,9% del pil  mondiale.[…] Per ogni decennio di ritardo i costi tenderebbero infatti ad aumentare del 40%. […] i prossimi 10-15 anni saranno decisivi nella lotta al cambiamento climatico”, p. 31.

Che cosa è stato deciso al G7 del 10 giugno u.s. a Parigi? Se lo chiede anche l’autore, a p. 38: “[…] al di là della posizione dei singoli stati, sarà importante che ognuno di essi assuma impegni precisi, superando l’impostazione di Kyoto che coinvolgeva solo quelli industrializzati […] Parigi potrà rappresentare un momento importante nella lotta contro i cambiamenti climatici. […] La corsa contro il tempo è iniziata”.

Lester Brown e gli scacchi

Lester Brown è il fondatore del Worldwatch Institute (che da anni pubblica “The State of the Wolrd” (lo “Stato del mondo”) che ci informa di “come sta il pianeta”). Per lanciare un allarme a proposito dei rischi legati all’uso incontrollato delle risorse Brown usa un indovinello, utilizzato nelle scuole francesi. Nel libro di Silvestrini se ne parla, anche con diagrammi, per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica, perché – come afferma il fisico Al Bartlett – “il maggior difetto della specie umana è la sua incapacità di comprendere la funzione esponenziale”; ma se non la capiamo rischiamo “di immetterci nella pericolosa spirale di un utilizzo scriteriato di risorse finite con il rischio di intaccare irreversibilmente la sostenibilità del pianeta” (p. 81). Così, per aiutarci a capire questa fondamentale funzione, quella della crescita esponenziale (che non è solo “crescita”, è dipiù), Silvestrini racconta una storiella, per farci vedere che cosa succederà se non ne teniamo conto:

“ricordiamo la leggenda dell’invenzione degli scacchi nell’antica India. Quando il nuovo gioco fu presentato a corte, esso fu molto apprezzato dal sovrano, che decise così di ricompensare il suo ideatore. “Mi basta del riso per la mia famiglia. Un chicco nel primo riquadro, due nel secondo, quattro nel terzo e così via raddoppiando ogni volta” fu la risposta. L’imperatore, colpito dalla modestia dell’interlocutore, acconsentì volentieri alla sua richiesta. […] Arrivati alla trentaduesima casella della scacchiera, cioè a metà percorso, i chicchi di riso erano diventati quattro miliardi. Una bella quantità, ma ancora facilmente gestibile dall’imperatore. È nella seconda metà della scacchiera che i numeri diventarono […] miliardi di miliardi. [L’imperatore] si accorse che l’ammontare del riso avrebbe superato la quantità prodotta nell’intera storia dell’umanità. Pare che, sentendosi preso in giro, abbia ordinato la decapitazione dell’incauto giocatore”, pp. 80-81.

Perché?!?!???

Auto, bici e condivisioni

Noi non possiamo decapitare nessuno, ma cercare di riflettere possiamo! “In Italia circolano 60 autovetture ogni 100 abitanti, una delle densità automobilistiche più alte del mondo. Francia e Germania sono ferme a 50. […] abbiamo un sistema di trasporto pubblico molto al di sotto della media europea, conseguenza di scelte sbagliate, orientate a suo tempo dall’industria dell’auto”, p. 155. E invece: “Il 16% di tutti gli spostamenti in Danimarca avviene in bicicletta. A Copenaghen, il 36% dei cittadini usa quotidianamente la bici per andare a scuola o al lavoro e il comune si è dato l’obiettivo di portare la quota al 50% entro il 2015 (il tema sarà approfondito nel capitolo 15). La bicicletta potrà diventare un’importante opzione della mobilità urbana in presenza di scelte forti, magari sollecitate dai cambiamenti climatici?”, p. 158. E a proposito di car-sharing: “il caso di maggior successo è quello della svizzera Mobility che ha superato la soglia dei 112.000 clienti, garantendo un utile netto di 1,3 milioni di euro e dando lavoro a 186 persone. […] i 2.600 autoveicoli del car sharing hanno eliminato dalle strade 20.000 auto. A Zurigo […] un quinto del cittadini con patente non possiede l’auto”, p. 160. Ma soprattutto: “Questa forma di mobilità abitua i cittadini a valutare più attentamente i costi degli spostamenti, favorendo quindi un maggior utilizzo dei trasporti pubblici, della bici e degli spostamenti a piedi. Si stima infatti che la percorrenza chilometrica annua in auto, da parte degli utenti del servizio, diminuisca del 25%”, p. 161.

Il messaggio del libro è dunque che tutto serve, per quanto piccola la scelta possa sembrare. E infatti leggendo l’Indice si capisce che l’autore ha voluto prendere in considerazione tutti gli aspetti “per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, come recita il sottotitolo. Ha cercato e diffonde dati riguardanti il cambiamento climatico, l’abitare e la smart city, l’efficienza energetica, la rivoluzione digitale, l’obsolescenza programmata, l’edilizia, la mobilità urbana e le auto elettriche, l’economia sostenibile, gli esempi dal mondo, l’industria e il telelavoro (se il 10% dei nove milioni di impiegati italiani lavorasse a distanza per cento giorni all’anno, si taglierebbero 0,3 milioni di tonnellate di Co2,con un risparmio individuale di 600 euro, p. 195); ma anche le energie rinnovabili, il nucleare, il petrolio. Già, il petrolio…

Il fracking, questo sconosciuto

Ma dopo aver letto il libro di Silvestrini ne sapremo un po’ di più, soprattutto per quanto riguarda i danni derivanti da questo nuovo sistema per estrarre il petrolio: terremoti in Oklahoma; l’80% dell’acqua bloccata nelle rocce porose (e quella che torna in superficie è inquinata e si deve depurarla o re-immetterla nel suolo, contaminando le falde); 14 abitazioni distrutte nel 2011; 110.000 pozzi attivati (ciascuno dei quali usa da 10.000 a 30.000 metri cubi di acqua nel corso della sua vita); i 2/3 delle spese servono solo per mantenere costante la produzione (che già nel primo anno cala del 40-60% e i pozzi si esauriscono in fretta); la fuoriuscita incontrollata di metano (potente gas climalterante); l’eroei (Energy Return of Energy Investment), cioè l’energia spesa per estrarre i combustibili, aveva un valore di 100 (negli anni Trenta), calato a 11 (nel Duemila) e oggi vale solo 5 per lo shale oil (estratto con il fracking). Tutto questo e molto altro per capirci qualcosa si trova nel capitolo 4: “Il secolo dell’abbandono dei fossili”, da p. 49.

“C’è chi dice no…”

Canta Vasco Rossi. Ma mentre nella canzone del “Blasco” il “no” è in positivo, qui, nel libro, si trova qualche riga per tentare di spiegare perché ci sono ancora i negazionisti del cambiamento climatico, che, ovviamente, sono certi che si troveranno altre risorse, si possono trivellare gli oceani in cerca di petrolio, si può andare su Marte a prendere il metano eccetera…

“Il 97% dei climatologi di tutto il mondo ritiene che il riscaldamento globale sia responsabilità dell’uomo e che possa avere gravi conseguenze. [ma] una parte consistente dei cittadini è convinta che le divisioni tra gli scienziati su questo tema siano forti. Come mai? L’opinione pubblica è influenzata dai media, e questi si interessano all’argomento soprattutto quando si verificano eventi catastrofici. Sono pochi i programmi che affrontano seriamente il tema. […] Giornali e televisioni ricevono, peraltro, somme elevate dalle multinazionali energetiche sotto forma di pubblicità. E sono stati erogati generosi finanziamenti per alimentare dubbi e incertezze, esattamente come ha fatto a suo tempo l’industria del tabacco per evitare che venissero riconosciuti i danni causati dal fumo. […] Fino al 2007 le risorse a disposizione dei nagazionisti erano facilmente tracciabili: arrivavano direttamente da società che temevano eventuali accordi sul clima, come le compagnie petrolifere Exxon e Koch; successivamente sono stati utilizzati altri canali più difficili da individuare. È stato stimato che tra il 2003 e il 2010, nei soli Stati Uniti, oltre mezzo miliardo di dollari sia finito nelle casse di un centinaio di organizzazioni che si sono prestate a seminare confusione”, p. 23.

C’è chi dice “Subito!”…

Chi? Coloro che, come Silvestrini, considerano l’ineluttabilità del cambiamento climatico (ricordando gli scacchi…):

“[…] la sua ineluttabilità. Quella del clima è infatti l’unica emergenza ambientale destinata a peggiorare col tempo. Anche se smettessimo, a partire da domani, di inondare l’atmosfera con miliardi di tonnellate di anidride carbonica, il calore accumulato dagli oceani continuerebbe infatti ad alterare gli equilibri climatici per molti decenni. Ma che senso ha allora lo sforzo per dimezzare le emissioni mondiali nei prossimi 35 anni, impegno che implica per i paesi industrializzati una loro riduzione dell’80-95%? La risposta è che sono in gioco nel primo caso la certezza di consegnare ai nostri figli un mondo invivibile e la possibilità, invece, di contenere i cambiamenti in ambiti tollerabili grazie a politiche incisive”, p. 229.

C’è chi dice “Come?”

E il libro di Silvestrini cerca di rispondere a questa domanda, coinvolgendo anche le istituzioni:

“Per agevolare l’uscita dalla crisi […] e vincere la sfida climatica occorre […] un ruolo “attivo” delle istituzioni, che abbini politiche fiscali innovative in grado di incidere sia a livello sociale sia ambientale. […] utilizzando anche soluzioni “eretiche” come una tassa sui capitali [e] una soluzione altrettanto “utopistica”, quale l’introduzione di un’incisiva carbon tax fiscalmente neutra, applicata su scala mondiale. Per concludere, 2°C suggerisce spunti utili per affrontare l’emergenza climatica, ma si propone di andare oltre. L’ambizione è quella di fornire suggerimenti per delineare una “visione” del futuro. Mai come ora vale il concetto secondo cui “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, p. 11.

L’autore

È direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista/portale QualEnergia. In passato è stato direttore generale del Ministero dell’ambiente, lanciando il programma “10.000 tetti solari” e il servizio di car sharing (condivisione dell’auto) ics, “anticipando la diffusione di tecnologie e soluzioni che hanno poi avuto uno straordinario successo”.

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