Pregare per la pace mentre si intraprende una guerra permanente? – Bill Quigley

Il Giorno della Memoria, in base a una legge federale, è un giorno di preghiera per la pace permanente. Ma è possibile pregare onestamente per la pace mentre il nostro paese è di gran lunga il numero uno al mondo nel dichiarare guerra, per la presenza militare, per spese militari e vendita di armi in tutto il mondo?

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Guerra permanente

Iran (1980, 1987-1988), Libia (1981, 1986, 1989, 2011), Libano (1983), Kuwait (1991), Iraq (1991-2011, 2014-oggi), Somalia (1992-1993, 2007-oggi), Bosnia (1995), Arabia Saudita (1991, 1996), Afghanistan (1998, 2001- oggi), Sudan (1998), Kosovo (1999), Yemen (2000, 2002-oggi), Pakistan (2004-oggi) e ora la Syria. In questo emisfero, le forze armate statunitensi hanno invaso Grenada (1983) e Panama (1989) e hanno fatto sbarcare 20,000 soldati ad Haiti (1994).

La macchina da Guerra globale degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno 1,3 milioni di persone nelle forze armate e un altro milione è di servizio nelle riserve militari. Gli Stati Uniti hanno oltre 700 basi militari in 63 paesi in tutto il mondo e vi impiegano oltre 255.000 dipendenti militari. Il Dipartimento della Difesa gestisce ufficialmente  555.000 edifici situati sulle 4.400 proprietà negli Stati Uniti e oltre 700 proprietà in tutto il mondo. Gli Stati Uniti hanno oltre 1.550 testate nucleari strategiche; oltre 13.000 velivoli militari; tantissimi sottomarini, molti dei quali trasportano armi nucleari: e 88 cacciatorpediniere.

Danni globali

Quasi 7.000 militari statunitensi sono morti come conseguenza delle guerre intraprese dagli Stati Uniti fin dal 2011. Fatto ugualmente importante, in Iraq oltre 216.000 combattenti, la maggior parte di loro civili, sono morti fin dall’invasione del 2003. Nessuno ha neanche contato le morti dei civili in Afghanistan per i primi cinque anni della nostra guerra in quel paese. I nostri attacchi con i droni hanno ucciso centinaia di bambini e civili adulti in Pakistan e molti di più in Yemen.

Leader mondiale per le spese militari

Le spese militari degli Stati Uniti sono circa uguali al totale delle spese militari delle otto più grandi nazioni messe insieme, cioè più di Cina, Russia, Arabia Saudita, Francia, Regno Unito, India e Germania messe insieme.

Fin dal’11 settembre le spese degli Stati Uniti per le forze armate ammontano a ben oltre 3 trilioni di dollari. I costi dei combattimenti diretti e della ricostruzione per le guerre in Afghanistan e in Iraq fin dall’11 settembre, sono costate ufficialmente ai contribuenti statunitensi, 1,6 trilioni di dollari, secondo il Servizio di Ricerca del Congresso. Altri miliardi sono stati spesi per aumentare il bilancio del Pentagono, e per gli aumentati attuali e futuri benefici per la salute e la disabilità per i reduci.

Le forze armate statunitensi si prendono il 55% delle nostre spese nazionali discrezionali e le spese per i benefici per i reduci sono un altro 6%. Fin dall’11 settembre le spese militari sono aumentate del 50%, mentre altre spese discrezionali interne sono aumentate del 13%, secondo il Progetto Nazionale per le Priorità.

Grosse aziende che traggono profitti dalle guerre

Con questi trilioni di dollari spesi per le guerre, ci sono anche legioni di grosse aziende che ne traggono profitto.

L’azienda che è al primo posto tra quelle che profittano delle guerre è la Lockeed Martin, secondo il giornale USA Today, con vendite di armi annuali di 36 miliardi di dollari. Non c’è da meravigliarsi che la Lockheed Martin spenda oltre 14 milioni di dollari all’anno per fare pressioni sulle persone che prendono decisioni  su quanto denaro sarà speso per le armi e su quali armi saranno acquistate. Il loro amministratore delegato è pagato oltre 15 milioni di dollari, in base al loro rapporto sugli azionisti  del 2015; nel loro consiglio di amministrazione c’è James Ellis, un ex ammiraglio e comandante in capo del Comando aereo strategico degli Stati Uniti, che viene pagato oltre 277.000 dollari per suo lavoro part-time, e James Loy, ex Vice Segretario per la Difesa Nazionale   che prende oltre 260.000 dollari per il suo lavoro part-time. La Lockheed riceve fondamentali contratti governativi che, in base a un calcolo, ammontano a oltre 260 dollari che ogni famiglia paga per le tasse negli Stati Uniti. Hanno tali diritti, che un’indagine speciale condotta nel 2014 dal Dipartimento statunitense per l’Energia, ha scoperto che la Lockheed ha usato i fondi dei contribuenti per fare pressione per avere altri fondi di quel tipo.

Il numero due dei profittatori della guerra è la Boeing, con vendite annuali di armi di 31 miliardi. La Boeing spende oltre 16 milioni di dollari all’anno per fare pressioni a proprio favore. Il resto delle prime 10 grosse aziende che traggono profitto dalla guerra, comprendono i sistemi BAE, la General Dynamics, la Raytheon, l’EADS, la Finmeccanica, la L-3 Communications e la United Technologies. Si possono far risalire i loro contributi a membri del Congresso, specialmente ai politici che fanno parte dei Comitati di Appropriazione della Camera e del Senato, su Open Secrets.

Mentre la maggior parte del denaro ottenuto con il lobbismo è andato ai Repubblicani, tutti i mercanti di armi assumono i lobbisti che possono influenzare i Democratici e i Repubblicani, secondo il Centro per la Politica Relativa.

E questi profittatori della guerra non soltanto vendono armi al governo degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno venduto più di 26 miliardi di dollari di armi a nazioni straniere e sono stati il numero uno per lungo tempo, sebbene di recente quel titolo abbia fatto avanti e indietro con la Russia.

Che cosa fare

Il 4 aprile 1967, nel suo famoso discorso nella chiesa di Riverside, Martin Luther King Jr. ha detto che il governo degli Stati Uniti è stato il maggior fomentatore di violenza nel mondo. Come reazione a  questo, chiedeva una vera rivoluzione di valori. Questa rivoluzione ci invita a mettere in dubbio la correttezza e la giustizia di molte nostre politiche passate e presenti, compresa la guerra e il contrasto tra ricchezza e povertà nel nostro paese e in tutto il mondo.

Quando ha lasciato l’incarico, l’ex presidente e generale Dwight Eisenhower, ha avvertito i cittadini della crescita del complesso militare-industriale. Ha visto l’influenza della macchina di guerra e ha esortato tutti i cittadini di stare all’erta e di costringere “l’enorme macchina della difesa industriale e militare” a rispondere alla democrazia e al desiderio di pace delle persone.

Che cosa dobbiamo fare? Per prima cosa dobbiamo apprendere i fatti e affrontare la verità che gli Stati Uniti sono i maggiori autori di guerra nel mondo. Secondo, dobbiamo impegnarci e organizzare gli altri per una vera rivoluzione di valori e affrontare le grosse aziende e i politici che continuano a spingere la nostra nazione in guerra e a gonfiare il bilancio militare con l’aria fritta della perpetua creazione della paura. Terzo, dobbiamo ammettere che il nostro paese ha fatto cose sbagliate e che dobbiamo fare ammenda della violenza che gli Stati Uniti hanno portato in tutti  i paesi di tutto il mondo. Quarto, dobbiamo ritirare le nostre forze armate da tutti gli altri paesi, ridurre enormemente le nostre forze armate, e impegnarci realmente a difendere il nostro paese. Quinto, dobbiamo lavorare per soluzioni pacifiche e giuste del conflitto, qui in patria e in tutto il mondo. Soltanto quando lavoriamo in vista del giorno in cui gli Stati Uniti non saranno più il paese leader mondiale delle guerre, avremo il diritto di pregare per la pace nel Giorno della Memoria.

Bill Quigley è professore di Legge all’Università Loyola di New Orleans, Direttore Legale Associato CCR. Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/praying-for-peace-while-waging-permanent-war

Originale: Huffington Post Traduzione di Maria Chiara Starace; revisione a cura del Centro Sereno Regis, 25 maggio 2015

http://znetitaly.altervista.org/art/17559

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