Dall’economia all’eutéleia – Recensione di Cinzia Picchioni

cop_dall-economia-all-euteleia_645Alessandro Pertosa, Dall’economia all’eutéleia. Scintille di decrescita e d’anarchia, Edizioni per la decrescita felice, Roma 2014, pp. 308, € 21,50

Eutéleia […] significa letteralmente

Frugalità, semplicità, parsimonia, a buon mercato.

Il termine esprime quindi il senso di qualcosa che si fa con misura

e senza eccessi, rispettando i limiti e le condizioni naturali, p. 24

Ecco, così abbiamo risolto il primo problema che si pone non appena si prende in mano questo libro. La parola non è nota e quindi come prima reazione si ha: “Eh? Che cos’è l’eutéleia???”. E giacché non tutti sanno il greco mi è sembrato gentile riportare in apertura le parole che anche l’autore ha scritto nel Preludio; lui aggiunge anche che “L’eutéleia è uno scopo libertario e an-ideologico a cui ognuno si avvicina con pratiche di decrescita e di anarchia”, p. 24.

Che ci sia di mezzo l’anarchia e la decrescita si capisce dalla copertina: la foto di un’enorme “a” fatta di persone si unisce a quella di una lumaca col suo guscio; la prima è il simbolo dell’anarchia, la seconda lo è della decrescita: Serge Latouche, teorico della decrescita, ha parlato di “strategia della lumaca”, citando l’esempio dell’animaletto che, dopo l’accrescimento del guscio, a un certo punto torna indietro rafforzandolo, capendo che se continuasse a crescere diverrebbe troppo pesante da trasportare.

Decrescita, filosofia, molte, molte parole

Il libro esce nel solco della decrescita, è scritto da un filosofo, è introdotto da Maurizio Pallante (e i due insieme curano il sito www.artedecrescita.it), che nella Prefazione scrive qualcosa di chiarificante a proposito del libro (che altrimenti risulta, secondo me, un po’ troppo “verboso” e lungo):

“Questo saggio […] testimonia un desiderio di liberazione dal potere dispotico entro cui siamo immersi da 2500 anni. […] quello dell’oikonomia da cui è necessario affrancarsi per poi approdare […] al mare calmo dell’eutéleia […]. Ma questo passaggio […] non consiste nell’ennesimo tentativo di modificare parzialmente il modello economico dominante, come se fosse possibile rendere più giusto un sistema intrinsecamente basato sulla disuguaglianza (Pertosa nota come questo sia stato l’errore commesso dai cristiani, dai civilisti, da Marx e dai vari socialismi), ma rappresenta il tentativo radicale di “superare l’economia”, di lasciarla “tramontare” […] allora, [il libro è] un manifesto rivoluzionario, utopico e non violento che guarda all’eutéleia come a un nuovo modo di concepire le relazioni umane, sociali, politiche e comunitarie”, p. 8

Come si fa?

L’autore comincia con una storia dell’economia, prosegue con una critica del marxismo e del capitalismo e termina con la “nuova” eutéleia, “nuova” perché in realtà “Bastava tirar via la spessa coltre d’indifferenza, poggiata da millenni sula nostra storia, per accorgersi che l’eutéleia è sempre stata lì! Non è un’invenzione, un’elaborazione mentale o un pensiero esoterico la cui rivelazione è riservata a una casta di iniziati (…)”, p. 237.

Paura, eléutelia e dono

In mezzo alle molte – forse troppe – parole, mi è piaciuta la riflessione di Roberto Mancini (citato col suo libro La logica del dono, Messaggero, Padova 2011) sulla paura, condivisa dall’autore:

“La paura, condivido qui la riflessione di Roberto Mancini, nel contesto economico è sempre paura dell’Altro; e dalla paura sorge la volontà di potenza violenta, ch’è il desiderio spasmodico di esercitare il proprio dominio solo in vista del risultato, qualunque esso sia. L’eutéleia, invece, è abitata dalla compassione e da un’energia libertaria che si compie come amore misericordioso. […] l’Io si libera liberando gli Altri dalla sua volontà di potenza violenta, si libera evitando di esercitare sugli Altri il suo potere dispotico. […] l’Altro è questo Altro che l’Io scorge nella relazione come un se stesso. E in ciò consiste il cuore della rivoluzione antropologica apportata pacificamente dall’eutéleia, pp. 241-242.

Già il Vangelo…

Menomale che l’autore stesso, poche pagine più avanti, scrive ciò che sorge spontaneo alla mente leggendo le parole riportate qui sopra: tutto questo è già scritto nel Vangelo, senza bisogno di creare neologismi:

“L’eutéleia è in tutto e per tutto una pratica libertaria, e come tale va intesa. […] non segue un decalogo, un catechismo, un’ortodossia […] lo scopo indica a tutti […] come vivere “in vista dell’Altro”, […] come vivere lasciando all’Altro la libertà di essere Altro, come volere il bene dell’Altro, ch’è un po’ anche simile al dire: ama il prossimo tuo nello stesso modo in cui ami te stesso (Mt, 22, 39)”, p. 247.

… e Pasolini…

Interessante invece tutta la riflessione del penultimo capitolo, in cui l’autore, per “spiegare” l’eutéleia, fa una Premessa sociologica, di cui il punto 1 è il più “forte” (e fa riferimento anche alle Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini). Si tratta di chiedersi il perché del disinteresse e della superficialità con cui tutti ci “beviamo”ciò che il potere ci fa credere

“che solo continuando a correre nel segno di una crescita infinita della produzione, chi oggi ha di meno potrà domani raggiungere livelli di benessere finora preclusi; […] che se ripartono i consumi aumenteranno i posti di lavoro […] Gli ottimisti della crescita passano così la loro vita a lavorare, a consumare e a dormire, per poi svegliarsi e tornare a lavorare […]”, p. 231.

… e infine anche il modello euteleico…

“[…] presuppone un radicale cambiamento dell’immaginario culturale, sociale, mercantile e politico, dato che per ottenere una buona  equanimità relazionale […] è necessario eliminare alla radice […] il desiderio spasmodico di sottomettere gli Altri in vista di un’accumulazione e di una massimizzazione del proprio dominio e delle proprie sostanze. Il che vuol dire anche abbattere il totem della proprietà privata […] uscire dalla logica imperante del possesso […] per cominciare insieme agli altri un cammino consapevole verso la liberazione dall’ideologia egoista, fondata sull’accettazione del dominio dell’uomo sull’uomo”, p. 113.

“La radice di tutti i nostri mali contemporanei (del dominio dispotico, […] del sopruso, della guerra, della violenza […], del consumismo, della crescita, della massimizzazione del profitto) è la proprietà; […]. L’eutéleia illumina invece lo spazio della condivisione […] della corresponsione fraterna nell’amore; e quando tutto è nell’amore non c’è più nulla di proprio, nulla di cui possiamo dire è “mio” […]”, p. 275.

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