Stalin il comunista e Mao il comunitarista

Johan Galtung

Churchill e Hitler fecero la storia ma non la cambiarono; dopo la guerra le loro società ritrovarono le proprie vecchie forme. Stalin e Mao cambiarono sostanzialmente le loro società molto più grandi, e conferirono nuove linee di faglia e alleanze al sistema statuale westfalico: anti-Russia-URSS, anti-Cina-Repubblica popolare democratica cinese (DPRC).

Ci fu pure una breve alleanza URSS-DPRC dal 1949 al 1953, con Stalin in vita. Ma quando morì la bandiera di guida del mondo comunista in rapida espansione non fu passata al paese più grande, ma rimase a Mosca. Il nuovo leader non fu Mao Zedong bensì l’incolore Malenkov. Conflitto a livello di superficie; e importante.

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Ma il concetto di un mondo comunista monolitico a differenza di un mondo libero sopravvisse in una mente USA tarda nel cogliere o ammettere aspetti più profondi della realtà, ma svelta nel proiettarsi sul mondo.

Le profonde differenze fra la civiltà occidentale, di cui la Russia era ed è parte, e la civiltà cinese influirono anch’esse ovviamente sui rispettivi comunismi. Esploriamo quindi che cosa accadde a questi due immensi progetti.

Essi erano analoghi in tre punti fondamentali: porre fine al feudalismo nelle campagne; deprimere il capitalismo nelle città; ed estromettere gli imperialisti – forze straniere. Questo è già molto, e giacché l’imperialismo era prevalentemente costituito da forze occidentali fortemente connesse con interessi e sistemi economici feudal-capitalistici – anche culturalmente in ambo i casi – presero forma forti scissioni politiche e militari; con gli USA a giocare doppi ruoli.

I progetti erano simili anche nel rifiuto di una rivoluzione mondiale, preoccupati di consolidare le proprie. Trotsky, ebreo, cosmopolita, mirava al mondo e fu assassinato da uno Stalin più nazionalista che si crogiolava nella gloria del “socialismo in un singolo paese”. Qualcosa di simile probabilmente accadde a Lin Biao per mano di Mao; ma per ragioni differenti. Stalin può aver preferito essere il numero 1 e/o deciso che il tempo non fosse maturo; Mao può essere stato disinteressato al mondo esterno dei barbari.

Le differenze non erano nell’analisi leninista del passato, e su che farne. Le differenze erano e sono nel e poi? Dove stiamo andando?

Il Dio occidentale – onnipotente, onnisciente e onnipresente – trovò dimora laica in uno stato URSS con le stesse tre caratteristiche. E un secolo dopo, adesso, nel Capitale USA. La reincarnazione del Dio cristiano nell’ex-stato sovietico durò, diciamo, 70 anni; la sua reincarnazione nel Capitale neoliberista USA sarà ben più breve.

Ma il punto qui è che la Cina non ha un tale Dio. La Cina si basa su tre civiltà che tirano in diverse direzioni senza smembrare la Cina stessa. La verticalità confuciana troverà posto entro gli stati forti e i forti mercati di capitali d’ispirazione occidentale, come dittatura e diseguaglianza basata sulla crescita. Ma il buddhismo tirerà in direzione orizzontale e orientata alla distribuzione e verso unità minori, come le comuni. Così pure il taoismo, che considera anche naturali, normali i cambiamenti dall’uno all’altro all’altro ancora e le loro combinazioni. Ne risulta nulla di sorprendente in una Cina che combini tutto quanto sopra in proporzioni mutevoli; salvo che per persone come gli economisti incapaci di configurare la cultura nelle proprie costruzioni di un homo economicus inserito nei nostri geni.

La Storia occidentale si presenta equipaggiata con un inizio, una fine e parecchio nel mezzo, secondo il modello della Bibbia dalla Genesi alle Rivelazioni. C’è uno stato finale con qualcosa di perfetto, perfettamente buono o perfettamente cattivo, e una battaglia finale. Da cui il modello stalinista, da Marx-Engels, della storia che termina nella società comunista perfetta dopo la battaglia finale, la rivoluzione mondiale. Grande, Finale, Perfetta – come il Salvatore che trova il Suo posto in Cielo.

Ma il punto qui è che la Cina no ha né vede una tale storia. Ci sono infinite successioni di storie – al plurale – di questa e quella dialettica, contraddizioni, in questo o quell’olone; il messaggio taoista. La rivoluzione permanente è come il latte materno per i cinesi.

La rivoluzione anti-imperiale/feudale/capitalista di Mao ha costruito uno stato forte; aggiungendovi dopo solo nove anni caratteristiche di comune (Popolare). Poi venne l’imitazione del forte stato sovietico in via d’industrializzazione. Poi la Rivoluzione Culturale che sfidava ciò che per loro era l’eccessiva verticalità confuciana di tutte e due. E poco dopo, la rivoluzione di Deng che apriva a mercati di capitali e diseguaglianze sempre maggiori seguita dagli sforzi di controllare l’ineguaglianza, la corruzione, e così via. Secoli di diverse storie occidentali come decenni in un singolo paese.

Ricordo di aver viaggiato sulla ferrovia trans-siberiana Mosca-Pechino nel settembre 1988. Avvicinandoci alla Cina si scaricarono sui passeggeri mucchi di propaganda anti-cinese, che definiva “borghese” la rivoluzione cinese; ufficialmente il peggior termine possibile; in risposta all’accusa cinese di “revisionismo” – il capitalismo di stato essendo ancora capitalismo. Avevano entrambi punti validi l’uno contro l’altro nell’ambito di un discorso marxista – entrambe le leadership erano effettivamente borghesi-revisioniste. Ma fallirono nel vedere quanto fossero diverse più in profondità, ispirandosi come fecero alle loro culture profonde.

Ripetiamo le domande: e poi? Dove stanno andando?

La Russia è confusa. Putin è odiato in occidente perché rigetta il passato pre-rivoluzione, e resiste al neo-imperialismo USA-UE in Georgia e Ucraina; ma la Russia non può vivere su tali messaggi negativi. Il compromesso social-democratico di Gorbaciov con le cooperative sta entro il discorso occidentale, ma non comporta alcuna gloria, nulla di nuovo. Ed è contro il pensiero dualista russo: se il socialismo è male, allora il capitalismo dev’essere bene. Il messaggio cinese è troppo complesso, troppo eclettico, senza un chiaro fine in vista. La Cina, tuttavia, continuerà a essere la Cina; non passando nel campo occidentale, avendo la libertà di essere se stessa.

E la Russia? Non si sottovaluti la spina dorsale della storia russa: spiritualità ortodossa, ottimismo nel lungo periodo. Sta arrivando la Pasqua: Dio è risorto: con Gazprom – e la politica estera di Putin.


30 marzo 2015

Titolo originale: Stalin the Communist and Mao the Commune-ist

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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