Hamas e l’UE – di Rasem Obeidat

Poiché la proposta francese non stabilisce sanzioni e passi vincolanti in caso di fallimento dei negoziati, ciò significa che torneremo al circolo vizioso dei negoziati per i negoziati, minacciando ulteriormente i nostri diritti e il nostro progetto nazionale.

palestina-bandiera

Sono stupito di quello che viene dall’Ovest e mi sono ricordato di un adagio arabo: niente di quello che arriva dall’Ovest ti rallegra il cuore. La decisione della Corte Europea di Bruxelles di togliere il movimento Hamas dalla lista dei “terroristi”, nella quale era stato messo su pressione americana e israeliana, è già stata messa in discussione e attaccata da alcuni Paesi europei, mentre Israele sostiene che questa decisione prova che l’Europa non ha imparato niente dall’Olocausto.

Alcune informazioni indicano il fatto che il proposito di questa sentenza è quello di spingere Hamas ad adeguarsi, a cambiare la propria identità politica e a partecipare alle successive mosse politiche pianificate dagli Stati Uniti e dall’UE. Gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale possono avvalersi di Hamas nelle sue dispute riguardo alla legittima rappresentanza palestinese da parte dell’OLP, o forse stanno pianificando un ruolo per il movimento nel periodo post-Abbas, prendendo atto che l’utilità della vita politica di Abbas per loro è finita. L’Europa continuerà a esercitare pressioni sul movimento, che ha accolto con favore la sentenza della corte, considerandola la correzione di un errore da parte dei politici dell’UE. Queste pressioni da parte europea includeranno canali riservati di comunicazione tra Hamas, la Svizzera e la Norvegia, le ultime due note per lavorare nell’ombra, mentre gli USA cercheranno di sfruttare il loro affidabile alleato, l’emirato del Qatar, per esercitare pressioni su Hamas affinché faccia concessioni politiche, rendendo il movimento accettabile sulla scena politica mondiale, a livello regionale e persino per gli israeliani.

Questa sentenza arriva circa una settimana dopo che un’autorevole delegazione di Hamas, guidata dal membro del suo ufficio politico Mohammad Nasser, si è recata a Teheran, così come nel 27° anniversario del movimento. Hamas sembra essere tornato ad avere l’appoggio militare, finanziario, politico e mediatico dell’Iran, allontanandosi gradualmente dall’influenza turco-qatariota e tornando all’asse Iran-Hezbollah-Siria. Questo significa che la questione palestinese sarà sotto il controllo dell’asse iraniano, che vuol dire opposto agli Stati Uniti, all’Europa occidentale e agli Emirati petroliferi, per non parlare della Turchia e di Israele.

Il verdetto dell’UE è una carota per Hamas, una carota che porta anche una molteplicità di messaggi per l’Autorità Nazionale Palestinese. Il primo è che l’insistenza nel voler sottomettere la questione palestinese a un voto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per determinare una tabella di marcia che ponga fine all’occupazione della terra palestinese che dura dal 1967 sarà una falsa partenza. Se l’ANP dovesse insistere su questa strada, ciò rappresenterebbe la sua morte politica, in quanto sarebbe già pronta un’alternativa: Hamas. In base a ciò, i palestinesi hanno emendato la loro proposta eliminando dalla tabella di marcia per il ritiro israeliano qualunque specificazione, parlando invece di un ritorno a seri negoziati per un anno, dopodiché verrà stabilito un calendario [per il ritiro israeliano]. La proposta presentata dai palestinesi è aperta a cambiamenti e non sarà presentata per un voto immediato. Però, se neanche questo fosse accettato, è molto probabile che l’ANP accoglierà la proposta alternativa francese così com’è. Francia, Gran Bretagna e Germania lavoreranno sicuramente sulla bozza di un progetto di risoluzione europeo alternativo per ricevere l’approvazione americana e impedire [il ricorso al] le istituzioni internazionali [da parte dei palestinesi].

Date le pesanti pressioni internazionali, anche da parte delle potenze arabe e regionali, sull’ ANP perché non presenti la proposta originale al Consiglio di Sicurezza, l’ANP ha capitolato e ha perso un’opportunità per prendere una decisione, già adottata dal popolo palestinese in seguito all’uccisione da parte israeliana del ministro palestinese Ziad Abu Ein all’inizio del mese. L’ANP ha fatto dichiarazioni roboanti, annunciando sul momento la fine della coordinazione per la sicurezza con Israele. Tuttavia, si trattava solo di parole perché, in seguito a un incontro della dirigenza palestinese, è stato annunciato che la coordinazione per la sicurezza sarebbe continuata. Riguardo al ricorso alle istituzioni internazionali, ci sono riluttanza e incapacità di proseguire su questa strada a causa dei timori di sanzioni americane e delle minacce di John Kerry in questo senso.

La proposta francese si basa su una serie di idee fondamentali, comprese:

1- la richiesta di ripresa per un anno e mezzo – due anni dei negoziati tra palestinesi e israeliani;

2- negoziati sotto la mediazione americana;

3- Gerusalemme come capitale dei due Stati;

4- alla fine dei negoziati lo Stato palestinese sarà riconosciuto, in base ai confini del 1967 in seguito ad un “accordo per lo scambio di territori” e garantendo “gli interessi di Israele in termini di sicurezza.”

La proposta francese non menziona le colonie in continua espansione, la politica di punizioni collettive, la demolizione delle case, la ebraicizzazione di Gerusalemme, i tentativi di dividere temporalmente e spazialmente la moschea di Al Aqsa, le espulsioni e le demolizioni. La proposta fa riferimento a un nuovo periodo di negoziati, e non a un calendario per il ritiro israeliano dai territori occupati. Poiché non prevede sanzioni e passi vincolanti in caso di fallimento dei negoziati, ciò significa che torneremo al circolo vizioso di negoziati per i negoziati, minacciando ulteriormente i nostri diritti ed il nostro progetto nazionale.

E’ vero, Hamas ha ricevuto il riconoscimento come parte del movimento nazionale palestinese, un partito legittimato dalle elezioni, e da oggi ciò vuol dire che le sue azioni rappresentano una legittima resistenza e non terrorismo. Tuttavia, bisogna essere cauti su questa mossa europea, che nasconde intenzioni e obiettivi malevoli.

Rasem Obeidat è un autore palestinese, membro del Comitato Nazionale Palestinese.

Alternative Information Center
(Traduzione di Amedeo Rossi)
nena-news.it

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