Antica come le colline (IV) – Nanni Salio

Pubblichiamo a puntate la prefazione scritta da Nanni Salio al volume di Michael Nagler, Manuale pratico della nonviolenza. Una guida all’azione concreta, pubblicato nel novembre del 2014 dalle Edizioni Gruppo Abele. Il libro è acquistabile in libreria oppure on-line qui.

Michael N. Nagler, Manuale pratico della NonviolenzaIV Parte – Successi e fallimenti delle lotte nv

Contrariamente alle tesi sostenute dai fautori della nonviolenza, c’è chi parla apertamente, soprattutto negli ambienti anarchici e più radicali, di “fallimento della nonviolenza”. Dopo aver pubblicato “How Nonviolence Protects the State” (12) , Peter Gelderloos è ritornato sul tema con “The Failure of Nonviolence: From the Arab Spring to Occupy” (Left Bank Distribution, 2013).

La tesi centrale sostenuta da Peter Gelderloos è che “non possiamo imporre un limite alle tattiche o un metodo di lotta a un intero movimento” e le “lotte sono più robuste quando è presente una varietà di tattiche…”. Inoltre egli sostiene che “Negli ultimi venti anni, sono sorti in numero crescente movimenti e ribellioni contro l’oppressione e lo sfruttamento ovunque nel mondo, e in questi movimenti, la gente ha imparato di nuovo che la nonviolenza non funziona”.

E’ fin troppo facile ribaltare l’accusa e sostenere che “la violenza non funziona”. Come abbiamo visto, la nonviolenza è stata piuttosto efficace nell’abbattere regimi dispotici. Ma anche in questi casi occorre osservare che le situazioni storiche reali sono per loro natura complesse e più fattori concorrono, con pesi specifici diversi, ai risultati. In generale si possono distinguere quattro diversi livelli dell’azione politica: lotta nonviolenta; lotta armata; lotta politica parlamentare; contesto internazionale. Quando parliamo di rivoluzioni o lotte nonviolente mettiamo in evidenza che in quel caso è il primo livello, quello dell’azione nonviolenta, che ha prevalso sugli altri, che pure erano presenti in misura diversa. Analogamente, nel caso delle guerre prevale la lotta armata, ma anche in quelle più cruente sono presenti episodi di lotta nonviolenta, seppure minoritari.

Come già aveva previsto Gene Sharp, le controparti hanno imparato a usare metodi e tecniche di lotta più sofisticati di quelli puramente repressivi. I sistemi di dominio sono diventati più pervasivi, con oligarchie transnazionali e forme di “potere senza volto”, più difficili da contrastare, come possono verificare quotidianamente i movimenti che dalla lotta di Seattle del 1999 in poi si oppongono alle politiche distruttive dell neoliberismo con mezzi sia nonviolenti sia violenti. Il complesso militare-industriale, già denunciato da Eisenhower, si è ampliato sino a diventare complesso militare-industriale-corporativo-mediatico-finanziario-scientifico.

Per superare le sterili contrapposizioni pro o contro la nonviolenza, occorre dunque procedere su un piano di maggiore complessità affrontando i problemi sollevati dalla grande crisi sistemica che sovrasta e coinvolge l’intera umanità. (13)

(continua)

Note:

12 South End Press, Boston 2007, scaricabile da: http://theanarchistlibrary.org/library/peter-gelderloos-how-nonviolence-protects-the-state#toc4

13 Si può seguire questo dibattito sulla rivista A. Si veda anche:

Mark Engler e Paul Engler 23 febbraio 2014, “La nonviolenza è fallita in Egitto?”, http://znetitaly.altervista.org/art/14371 ; Ramzy Baroud 8 novembre 2013, “Fare le domande sbagliate: le rivoluzioni arabe sono fallite?” http://znetitaly.altervista.org/art/13095 ; Michael Nagler March 8, 2011, “Libya: Acid Test for Nonviolence?” http://www.tikkun.org/nextgen/libya-acid-test-for-nonviolence.

In questo dibattito è intervenuto più volte anche George Lakey, noto trainer statunitense. Si veda in particolare: “La spada che guarisce: una difesa della nonviolenza attiva” http://new.trainingforchange.org/la_spada_che_guarisce

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