A spasso tra i sentieri della resistenza – Paola Camisani

Siamo a Kufr Qaddoum, un piccolo villaggio rurale a pochi chilometri da Nablus. Tra le colline rocciose cosparse di ulivi si scorgono macchie di verde lussureggiante che circondano agglomerati di villette in stile occidentale: sono le colonie israeliane, i settlements.

Questa mattina siamo andati a fare una passeggiata tra ‘i sentieri della resistenza’. Non si tratta, come il nostro immaginario storico ci porterebbe a pensare, di sentierini scoscesi tra i boschi, ma delle strade principali di Kufr Qaddoum. Si, perchè anche qui, come in tanti altri luoghi della Palestina, gli abitanti del posto lottano quotidianamente contro l’occupazione israeliana.

La resistenza in Palestina é una pratica di tutti giorni. I combattenti non fanno parte di un esercito o di un gruppo armato organizzato, sono le persone che incontriamo ogni giorno per le strade di Kufr Qaddoum. Gente comune che lotta secondo pratiche nonviolente per la propria terra e per il diritto di essere libera.

Anche intorno a questo villaggio, nel giro di pochi anni, sono sorti settlements illegali che hanno sottratto agli abitanti originari del posto risorse idriche ed ettari di superficie coltivabile. Ai Palestinesi è vietato passare attraverso gli insediamenti israeliani circondati da reti e costantemente sorvegliati dalla security con il sostegno dell’esercito. Questo fa si che per raggiungere il centro di Nablus, che da qui dista pochi chilometri, si debba seguire un percorso lungo tre volte quello originario. Oltre a questo disagio, i contadini subiscono incursioni nei propri campi da parte dei coloni che tentano di impedire la raccolta delle olive, una delle loro fonti di sostentamento primarie.

Dal 2011, ogni venerdì gli abitanti di Kufr Qaddoum, in coordinamento con i pscc, insieme ad alcuni internazionali e attivisti israeliani contro l’occupazione, manifestano per rivendicare la riapertura della strada.

Questo venerdì c’ero anch’io!

Dopo la preghiera i manifestanti si compattano sulla strada oggi chiusa che guarda proprio in faccia la colonia israeliana. L’atmosfera è quasi surreale. Il cielo azzurro a poco a poco si infittisce a causa del fumo nero di copertoni bruciati dai manifestanti per non essere riconosciuti dai soldati che rispondono con una violenta pioggia di lacrimogeni.

Dall’alto di una collina alla nostra sinistra alcuni militari israeliani sparano lacrimogeni e rubber bulletts. Davanti ai manifestanti un buldozzer e un blindato che lancia skunk water (un getto fortissimo di acqua grigiastra maleodorante). I manifestanti con il megafono avanzano e chiedono di lasciare libera la strada. Alcuni shebab lanciano sassi con le fionde e pongono massi lungo la strada per impedire il passaggio ai blindati che avanzano a velocità sostenuta per disperdere la folla.

È un conflitto palesemente asimmetrico, tuttavia gli uomini e le donne dei popular struggle coordination committees resistono imperterriti con coraggio.

Dopo anni di lotte gli insediamenti israeliani continuano ad espandersi e la repressione si fa sempre più dura. Uno dei leader della protesta locale, Murad Shtaiwi, è ora in carcere per il semplice fatto di essersi opposto a un’ occupazione illegale. Prima della manifestazione siamo andati a trovare sua moglie (e i suoi quattro bambini) la quale ci ha detto che gli hanno dato 10 mesi ed una sanzione di circa duemila euro.

An Israeli army dog attacks a PalestiniaKufr Qaddoum è nota anche per un episodio spiacevole accaduto nel 2013 quando l’esercito israeliano ha deciso di usare i cani come arma contro i manifestanti. Testimonianze video mostrano un pastore tedesco che si scaglia contro uno shebab in maniera tanto violenta che neppure i militari riuscivano a liberarlo dalla morsa (http://www.youtube.com/watch?v=WCyWyIEtr70). probabilmente si è trattato di un esperimento per vedere l’efficacia di questo disumano strumento di repressione, tant è che oggi i cani non si vedono più.

Queste azioni repressive hanno avuto scarsi risultati per gli occupanti israeliani infatti la resistenza si é fatta più organizzata e strutturata.

Con coraggio e tenacia, da anni, ogni venerdì, persone comuni di tutte le età mettono a rischio la propria vita per lottare contro un’ingiustizia opponendosi all’occupazione israeliana che grazie al potere e al denaro puó permettersi di perpetuare atti di violenza diretta e indiretta verso il popolo palestinese.

Non so descrivere l’ammirazione che nutro nei confronti di chi da anni non si arrende e continua a resistere malgrado l’asimmetria tra le parti. È un’emozione trovarmi accanto a queste persone e camminare vicino a loro tra i sentieri della resistenza.

Paola Camisani

2 commenti
  1. giovanni
    giovanni dice:

    ciao Paola
    grazie del tuo scritto…continua a contribuire all'apertura delle strade, all'abbattimento dei muri, all'apertura delle menti e dei cuori…un abbraccio
    gianni d'elia

    Rispondi

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