Alfred Nobel – Bertha von Suttner, Un’amicizia disvelata, Carteggio 1883 – 1896 – Recensione di Isabella Bresci

cop  Alfred Nobel – Bertha von Suttner, Un’amicizia disvelata,Edelgard Biedermann (a cura di), Alfred Nobel – Bertha von Suttner, Un’amicizia disvelata, Carteggio 1883 – 1896, Moretti&Vitali Editori, Bergamo, pagg. 239, € 20

E’ sempre una piacevole sorpresa addentrarsi nella lettura della corrispondenza di persone care non più tra noi, oppure di personaggi che abbiamo avuto modo di conoscere attraverso la Storia. La lettura della corrispondenza intima dà modo di conoscere il lato umano di queste persone che nei libri di storia o sulle pagine di Wikipedia, appaiono così lontani dal nostro presente da sembrarci irreali, personaggi cinematografici di celluloide, e non persone in carne e ossa con le loro fragilità, speranze, ansie e gioie.

Il carteggio che le Edizioni Moretti&Vitali hanno da poco pubblicato in questa preziosa edizione, riguarda due persone apparentemente agli antipodi, in senso morale: l’inventore della dinamite, Alfred Nobel (1833-1896) e la pacifista Bertha von Suttner (1843-1913)1. Può sembrare un controsenso ma così non è, e il libro spiega questa specie di enigma.

Nella notevole postfazione di Paola Maria Filippi leggiamo: «(…) L’inventore della dinamite e l’autrice di Abbasso le armi! – disponibile nella biblioteca del Centro Sereno Regis (n.d.r.) – condividono un’utopia che li coinvolge e li lega al di là di ogni differenza e divergenza: la Pace. E non una pace individuale e neppure una pace interpersonale, bensì proprio la pace nella storia, lo status di non-belligeranza fra le nazioni. Il singolo sembra non possa trovare quiete fintanto che venti di guerra minacciano l’umanità. E tanto più colpisce l’ansia, l’urgenza che pervade i due interlocutori, perché nessuno dei due – sia per l’età sia per posizione sociale – verrebbe coinvolto di persona in un eventuale conflitto. Entrambi sono però intrisi dalla consapevolezza del male rappresentato dal fatto bellico da doverlo mettere al centro di ogni loro contatto, con la lungimirante consapevolezza della globalizzazione ormai divenuta realtà di qualsiasi accadimento mondiale.»

La vasta cultura di questi due personaggi traspare da molte lettere in cui si scambiano pareri, elogi e critiche su opere di letteratura. Nobel era un grande ammiratore del poeta Percy Bysshe Shelley (1792-1822) e ispirato dalla sua poesia si cimentò, pur senza successo, nella scrittura di un romanzo. Avevano entrambi ricevuto una solida preparazione e parlavano cinque lingue; la maggior parte delle lettere sono scritte in francese scorrevole ma molte sono in russo e in tedesco.

La cosa incredibile è che i due amici s’incontrarono solo tre volte, nonostante la mole di lettere scambiata. L’accuratissimo lavoro della curatrice dell’edizione tedesca, Edelgard Biedermann, ha permesso di ricostruire 13 anni di corrispondenza tra questi due personaggi che condividevano un grande ideale e hanno avuto l’idea di premiare chi si impegna per la causa della pace in tutto il mondo.

Nobel aveva ormai un enorme impero commerciale, costruito non senza molta fatica e dolore; il brevetto fu venduto in tutto il mondo e molte fabbriche vennero costruite in tutta Europa per ridurre al minimo il trasporto dell’utile ma letale esplosivo. La sua invenzione permise la costruzione di strade e tunnel e, solo in un secondo tempo, venne utilizzata come arma; egli era però tormentato dalle possibili applicazioni belliche della sua scoperta che infatti cominciò a essere usata durante la prima guerra mondiale.

Alfred Nobel era di carattere schivo e malinconico, tendenzialmente pessimista, molto diverso dalla sua amica fiduciosa nell’evoluzione dell’umanità, ma sempre prodigo verso persone bisognose e nobili cause tra cui quella della pace a cui Bertha era votata, infatti molte attività e incontri e conferenze furono da lui finanziate.

Quando non viaggiava per affari, Nobel viveva ritirato e si dedicava soprattutto ai suoi esperimenti e ai suoi libri. In molte occasione le battute sarcastiche che scrive su se stesso vengono stemperate dalla von Suttner che gli fa intravedere il lato positivo di molte situazioni e la speranza in un futuro migliore. In una lettera del 1892 si legge che Nobel chiamava ironicamente gli esseri umani «co-scimmie senza coda» e lei invece «co-dei ancora privi di ali», e questo la dice lunga sulla loro visione del mondo.

Nel necrologio scritto da Bertha von Suttner si legge:

Non accolse molte persone presso di sé e solo raramente andò nel mondo, quest’uomo laborioso, un po’ misantropo. Il chiacchiericcio insulso dei salotti era per lui un orrore, al suo astratto amore per l’umanità si mescolava molto disprezzo, amarezza e sfiducia nei confronti dei singoli individui in generale.”

Bertha von Suttner, la «grande e generosa Cassandra del nostro tempo»2 divenne famosa col suo romanzo Abbasso le armi! tradotto in tutte le lingue europee e come lei stessa dichiarava fece guadagnare molti più proseliti alla causa della pace delle pur utili conferenze internazionali.

Ecco cosa scrive al suo amico in una lettera del 1896:

«(…) La causa fa dei progressi sensibili. Che peccato che probabilmente il giorno del suo trionfo io sarò morta. D’altra parte, questi trionfi non si manifestano in un’epoca precisa, non ci si accorge di essi che quando sono presenti da parecchio tempo. In quale giorno è stata abolita la tortura? Nessuno lo sa dire, ma il fatto è che è scomparsa. E in quale giorno si trionferà sull’antisemitismo a Vienna dove ora è in piena orgia – ah, ce ne sono di cose di cui avere nausea! (…)»

L’idea di Nobel, direi quasi ingenua se considerata alla luce dell’attualità, che la guerra sarebbe stata superata quando i mezzi di distruzione fossero stati così potenti da distruggere intere nazioni e quindi usati come deterrente, non era assolutamente condivisa dalla von Suttner che invece auspicava l’istituzione di un Arbitrariato Internazionale per dirimere le controversie tra le nazioni. Questa differenza di visione non impedì mai loro di confrontarsi e arricchirsi vicendevolmente fino alla fine.

La lungimiranza della von Suttner si evince dal testo della mozione da lei presentata al quarto Congresso mondiale per la pace e alla quarta Conferenza interparlamentare di Berna, nel 1892, nel quale esorta tutti a mettere al primo posto la propaganda per la fondazione di un Arbitrariato Internazionale. Due grandi guerre si sarebbero potute evitare se la mozione avesse trovato ovunque approvazione. L’ONU, che sostituì la Società delle Nazioni (1920-1946) e avrebbe dovuto avere questa funzione, venne creato dopo la seconda guerra mondiale ma non riesce tutt’oggi a impedire terribili guerre che in larga misura si scatenano per l’accaparramento delle fonti energetiche. Gli scopi e i principi enunciati nello statuto delle Nazioni Unite sono proprio quelli invocati dalla von Suttner:

  1. mantenere la pace e la sicurezza internazionale;
  2. promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare a una rottura della pace;
  3. sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l’autodeterminazione dei popoli;
  4. promuovere la cooperazione economica e sociale;
  5. promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui;
  6. promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti;
  7. promuovere il rispetto per il diritto internazionale e incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codificazione.

Nel suo testamento, Nobel, ispirato da sempre dalla sua migliore amica, lasciò le indicazioni per istituire un Premio per chi si distingue nella lotta per la causa della pace e nel 1905 questo premio venne consegnato proprio alla von Suttner che, all’inizio, lo considerò poco utile a quel fine (meglio sarebbe stato usare quel denaro per istituzioni utili alla causa!) ma poi questo le permise di viaggiare ancora molto e diffondere il suo pensiero.

Il libro si compone di una interessante e indispensabile introduzione che presenta la vita e la personalità degli autori del carteggio, e la trascrizione di tutte le lettere della von Suttner conservate nell’archivio Alfred Nobel a Stoccolma e di quelle di Nobel conservate nell’Archivio della Biblioteca delle Nazioni Unite a Ginevra; termina con la notevole postfazione di Paola Maria Filippi più tre appendici. Molto del merito per l’uscita di questa edizione italiana va alla «promotrice, curatrice, traduttrice» Annapaola Laldi, «(…) per il suo instancabile lavoro».

 

 

 

1 Vedi articolo: https://serenoregis.org/2014/06/09/abbasso-le-armi-un-ritratto-di-bertha-von-suttner-isabella-bresci/

 

2 Così la definì Stefan Zweig (1881-1942) grande scrittore pacifista austriaco

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