Mostra – MOnuMENTI – Recensione di Ettore Bianchi
Le foto sono semplici, centrate sul soggetto e con poca o nessuna ricerca di uno sfondo sorprendente se già la natura non lo fornisce, in modo che a parlare siano loro, i monumenti sparsi per la ex-Jugoslavia. La mostra di Marko Krojac è un ottimo modo di ripercorrere tappe più o meno note della storia dei Balcani occidentali, dal medioevo fino agli ultimi conflitti ancora da elaborare ed offre uno spaccato eccezionale su come i poteri locali gestiscano questi frammenti di memoria, a seconda se siano funzionali all’ideologia che si intende proporre.
Dalla Macedonia alla Croazia, passando per Montenegro, Kossovo, Serbia, Bosnia-Herzegovina, le 44 foto in catalogo mostrano manufatti più o meno bizzarri sia complessi monumentali, corredati da una didascalia che ne racconta storia e significati. La loro ingombrante presenza è un messaggio del passato al presente, il loro stato di conservazione (o di non conservazione) l’indice di quanto questo passato risulti utile alla politica che può sottolineare o sminuire il messaggio che sempre i monumenti continuano a ripetere. Si passa dall’imponenza un po’ fiabesca dei condottieri leggendari, antichi e moderni (tra cui spiccano Bob Marley e Rocky Balboa) a costruzioni astratte fatte per incuriosire, a simboli molto precisi e identificabili, plasmati in materiali durevoli e di grandi dimensioni. Data l’eterogeneità dell’area e la storia travagliata non stupisce che molti di questi muti testimoni siano oggetto di controversie, a volte vere e proprie “pietre dello scandalo”.
Esemplare a questo riguardo è la storia del monumento ai due partigiani Boro Vukmirovic e Ramiz Sadiku: montenegrino l’uno e albanese l’altro furono grandi amici e compagni di lotta all’occupazione italiana. Morirono insieme e, si narra, l’albanese Ramiz ebbe l’occasione di salvarsi ma rifiutò. Il loro monumento a Pristina è un blocco di roccia da cui si elevano i busti in bronzo dei due martiri; nel 1999 però quello di Boro è stato rimosso e tuttora il monumento è mutilo. Da questa vicenda, reale ma che coglie bene l’evoluzione dei sentimenti nazionalistici, prende spunto il bellissimo video che accompagna la mostra, in cui grazie ad una non troppo sofisticata tecnologia di animazione computerizzata tutti i monumenti prendono vita e si mobilitano (letteralmente) per ritrovare la testa di Boro e quindi, forse, usare una volta tanto il passato per riconciliare il presente.
In esposizione presso “Art galery”, Zelenih beretki 8, Sarajevo 71000, Bosnia Erzegovin
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