Get up standing man – Laura Operti

A Torino è venuto nei giorni scorsi Erdem Gündüz, il coreografo e ballerino che durante la rivolta degli alberi di piazza Taksim a Istanbul, il 21 giugno del 2013 con lo sguardo rivolto al Centro Culturale Ataturk, è stato col corpo immobile, le mani nude, silenzioso, possente, drammatico per otto ore e ha determinato un grande interesse e una grande adesione popolare al suo atto di resistenza nonviolenta contro Recep Tayyip Erdogan. “…dal Centro Ataturk per me era come provenisse una luce…” ha detto Erdem al Circolo dei Lettori dove ha narrato la sua intensa esperienza. “Sono sceso in Piazza anch’io, da artista quale sono perché si era già provato di tutto, anche a parlare con Erdogan, ma si contavano 4 morti e 6.000 feriti tra i manifestanti. Erdogan negli ultimi anni si è costruito un palazzo per sé e l’eredità di democrazia e di laicità lasciata da Mustafa Kemal Ataturk è sempre più minacciata”.

erdem-gunduz-standing-man-protests-turkey-istanbulLa protesta nasce per difendere il Parco Gezi dal taglio di 600 alberi, per far posto alla creazione di un centro commerciale: gli alberi diventano il simbolo di tutto ciò che i turchi, soprattutto i ragazzi temono che sia tolto alle loro vite, le varie libertà e l’istruzione soprattutto. Nei giorni della rivolta pacifica sono arrivate nel parco 700.000 persone e molti hanno seguito l’esempio di Erdem per vari giorni, accostandosi immobili a lui.

Una donna ad Ankara è rimasta ferma per ore sul posto in cui era stato ucciso dalla polizia un manifestante, quattro avvocatesse sono rimaste in piedi immobili in un tribunale di Istanbul, quattro deputati curdi in parlamento. E forse molti altri.

Sui giornali nazionali e internazionali si è cominciato a parlare di resistenza gandhiana.

Ma l’elemento caratterizzante la protesta di piazza Taksim, è stato l’esprimersi attraverso l’arte nella forma più pacifica e dolce . L’uomo in piedi è un danzatore che mette a disposizione la sua arte, l’immediatezza del corpo, per creare quell’atteggiamento verso gli altri, verso la polizia che non inducano alla violenza e portino in un altrove dove l’uomo ha superata l’odio, il rancore, l’astio. Così è per tutta l’arte. E in piazza Taksim c’è anche un pianoforte e un pianista tedesco che eseguirà un piccolo concerto. E anche nella insanguinata piazza di Kiev c’è un pianoforte da cui proviene un suono che lenisce le ferite.

I giornali ci riportano che ai poliziotti , costretti a rimanere immobili, anche loro per ore, vengono distribuiti centinaia di libri, di modo che in pochi giorni piazza Taksim si trasforma da luogo di battaglia in biblioteca a cielo aperto!

“…le divisioni del governo ora -dice Erdem- sono una conseguenza del movimento di Piazza Taksim”. La complessità della politica turca non ci consente di azzardarci in considerazioni approfondite, ma a quel che sappiamo questa, come altre primavere non sono state vane per una presa di coscienza di cosa possa essere una resistenza nonviolenta, certamente da perfezionare, da interiorizzare maggiormente, ma da non dimenticare.

Erdem, dopo la conversazione al Circolo dei Lettori ha portato in piazza Castello la sua performance che si è inserita nella settimana di iniziative “Piemonte Fabrica di idee”che si sono distribuite in tutta la città di Torino dal 3 al 9 febbraio.  Si è trattato di esercizi che risvegliano la percezione del proprio corpo e dello spazio circostante per sviluppare il potenziale espressivo dei partecipanti e per costruire un nuovo rapporto con il momento presente e con l’ambiente.

Intorno a Erdem si è riunito un piccolo (troppo piccolo…) gruppo di persone, giovani, ma non solo e si è cercato insieme di vivere la propria fisicità in modo nuovo e soprattutto di essere vicini col cuore a tutti quelli che in vari paesi del mondo si oppongono pacificamente alle ingiustizie, talvolta rischiando molto, anche la vita.

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