La guerra spiegata a… – Recensione di Isabella Bresci
Fabio Mini, La guerra spiegata a…, Einaudi, Torino, pp. 171, € 12
Non nascondo una certa fatica nell’affrontare l’argomento a me ostico della guerra e le sue ‘ragioni’… ho incontrato un autore molto lontano dal mio orizzonte mentale ed emotivo, una sfida interessante.
L’autore è un militare di lungo corso piuttosto colto; è generale di Corpo d’armata in pensione che da molto tempo scrive di argomenti militari ed è stato il comandante delle forze internazionali in Kosovo, oltre a essere stato Capo di Stato maggiore del Comando della Nato del sud Europa quando c’erano le guerre nei Balcani.
Sorprende che un militare di carriera, che dichiara di non essere un pacifista, scriva un libro che è sostanzialmente contro la guerra, ed è interessante scoprire i tanti e incredibili risvolti sconosciuti a noi civili… Ci sono menti rivolte al conflitto come loro occupazione «professionale» piuttosto di cercare modi per limitarlo; di questo l’autore accusa soprattutto gli Stati Uniti che nel mondo si propongono come «gendarme mondiale», ma in realtà fomentano guerre per i loro interessi economici.
Nei primi due capitoli Mini fa un excursus storico del pensiero antico sulla guerra fino ad arrivare a quello moderno e contemporaneo, citando moltissimi filosofi che hanno trattato l’argomento: da Confucio a Platone, da Tommaso d’Aquino a Machiavelli, da Erasmo da Rotterdam a Hegel, fino a Marx, Nietzsche, Gandhi e molti altri. Non riscontra differenze tra Occidente e Oriente in quella che lui definisce ‘violenza del pensiero’ e nell’uso dell’inganno (oggi più che mai) quando con la forza non si riesce ad ottenere ciò che si vuole. Parla delle guerre preventive e dell’ambiguità di certe definizioni, enumera e descrive le strategie, i pretesti, le menzogne per scatenare un conflitto, le guerre coloniali, la guerra dell’informazione, le costanti violazioni delle norme del Diritto Internazionale, l’evoluzione che la guerra ha avuto nel tempo per arrivare all’attuale ‘guerra per bande’ «[…] per l’acquisizione del potere (legale o illegale) che consente di partecipare alla grande abbuffata della gestione del mondo […]».
Nel terzo capitolo I futuri della guerra viene approfondita l’attuale situazione: da oltre mezzo secolo non si combattono grandi guerre tecnologiche e simmetriche, ma si combatte per imporre sistemi politici ed economici, idee e ideologie. Chi esercita la forza non sono più gli stati ma gli eserciti privati, le compagnie di mercenari; le armi usate sono di ogni genere compresi gli attacchi suicidi e la speculazione sui mercati finanziari al fine di mettere in ginocchio le economie dei paesi deboli; così la guerra stessa è diventata totale, asimmetrica e permanente ed è «giustificata in nome della pace e della libertà che in realtà ostacola negando i diritti, le ragioni e la legittimità dell’avversario». Attualmente sono allo studio molti diversi tipi di armi, tutte con vari gradi di distruttività, ma tutte con effetti collaterali devastanti. Evito l’elenco allucinante.
Per non essere da meno, in Italia abbiamo la base di Sigonella dedicata ai droni, i quali sollevano notevoli controversie poiché accusati di essere illegali in quanto capaci di colpire singoli avversari e «disumanizzare il conflitto» rendendolo simile a un videogame la cui responsabilità cadrebbe sul singolo invece che sulla nazione.
L’autore Mini evidenzia il fallimento dell’idea di forze di Peacekeeping agli ordini dell’ONU (cioè l’idea statunitense di fungere da gendarme mondiale per eliminare i criminali internazionali che non riconoscono né rispettano l’autorità). È chiaro che le Nazioni Unite servono sempre meno e gli Stati Uniti hanno continuato a perdere guerre e potenza economica, quindi ormai non sono più credibili. Il risultato di uno studio teorico e pseudo-accademico americano condotto tra il 2009 e il 2010 su possibili «scenari» globali più o meno apocalittici dal Gotha accademico, militare e industriale «[…] è stato trasformato immediatamente in una serie di provvedimenti ufficiali vincolanti per tutti gli alleati»; si sono proiettate fino al 2030 le paure e le vulnerabilità di oggi senza nessun suggerimento originale o rivolto ad ottimizzare la spesa e a individuare la cause profonde e cercare di porre qualche rimedio.
L’Unione Europea con i suoi 27 stati membri ha in totale più soldati, armi, navi, aerei, carri armati degli Stati Uniti […] spende l’1% del suo Pil in spese militari e che pensa di aumentare al 2-4% per «stare al passo coi primi della classe […]».
Il problema dell’ambiente non viene considerato, anzi, la guerra ambientale pare già iniziata e la definizione è di per sé allarmante: «l’intenzionale modificazione di un sistema ecologico naturale […] allo scopo di causare distruzioni fisiche economiche, psicosociali nei riguardi di un determinato obiettivo geofisico una particolare popolazione». Molto «in voga» sono anche la guerra psicologica e quella dell’informazione nelle loro forme di inganno e negazione cioè negare o ritardare le informazioni su un disastro ambientale o su un’epidemia provocando crisi istituzionali, danni umani e strutturali.
Per finire, nel capitolo La guerra globale è appena iniziata Mini parla del fatto che difficilmente si avranno di nuovo due blocchi contrapposti e tratta della guerra diffusa per le risorse portata aventi da bande assoldate, dell’American way of war accusando l’Occidente che dopo la fine della Guerra Fredda non ha mai cessato la ricerca di un nuovo «nemico» per garantire la mobilitazione delle risorse belliche e il primato degli Stati Uniti che a queste si affida!!1.
Dopo l’11 settembre 2001 «la caccia al terrorista è diventata la guerra globale al terrore, che semina a sua volta terrore» e all’inizio del 2012 Obama ha dichiarato chiaramente che il perno strategico si è spostato verso l’Asia in funzione anti-cinese. La Cina rappresenta la nuova minaccia, un nemico aggressivo ben armato, ma soprattutto il principale competitor economico quindi l’unica guerra tra queste due superpotenze appare essere, nel medio periodo, solo quella economica.
Nell’epilogo finalmente una nota di speranza… proveniente, per lui, paradossalmente proprio dagli studiosi militari: «qualche timido progresso è stato fatto modificando il concetto di sicurezza. Con la human security l’ambito della sicurezza è stato esteso e integrato. Dalla semplice sicurezza fisica dalle relazioni amico-nemico, violenza-violenza e inganno-inganno, si sta passando a una concezione della sicurezza che comprende la salvaguardia dei diritti di ogni uomo e la difesa non soltanto dall’avversario, ma anche dagli abusi dei propri governi e padroni». L’autore auspica quindi che l’etica torni a comprendere il rispetto degli altri senza idee preconcette e la solidarietà, invece che orientarsi verso la coercizione, la deterrenza e la punizione.
Solo così si potranno scongiurare secoli di sangue a venire…
1È del 30 luglio 2012 un suo intervento sul blog di Beppe Grillo «La guerra di Nintendo» (cfr.: http://www.beppegrillo.it/2012/07/la_guerra_di_nintendo.html#*gnf3*) in cui denuncia l’assurdità della proposta di legge del Governo Monti per mano dell’allora Ministro della Difesa, ammiraglio Di Paola per l’acquisto dei famosi F35 americani: «[Di Paola, NdR] Ha stilato direttive che hanno consegnato le nostre forze armate a una Nato che non pensa più alla difesa collettiva, ma che è stata trasformata in una specie di Spa appartenente a una holding americana dedicata ad avventure di tipo mercenario in qualsiasi parte del globo […]»
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