Conversione ecologica e stili di vita – Recensione di Cinzia Picchioni


cop_langer_rio12-699x1024Giuseppina Ciuffreda – Alexander Langer, Conversione ecologica e stili di vita. Rio 1992-2012, Edizioni dell’Asino, Bolzano 2012, pp. 96, € s.p.

Questo Quaderno avvia una collaborazione della Fondazione Alexander Stiftung con le Edizioni dell’Asino e contiene una selezione di scritti di Alexander Langer (che si conclude con il testo La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile, 1994): «Gran parte dei testi […] sono attrbuiti ad Alexander Langer. Sono scritti effettivamente da lui ma mai come in questo caso sono anche uno specchio del suo modo di vivere l’inconro con altri, compagne e compagni di comuni imprese, dove si percepisce la presenza di uno straordinario sapere collettivo di cui amava farsi interprete e autorevole portavoce» (p. 5).

Si sa, Alex Langer è un mito per me (e per molti), e allora può sembrare «di parte» il fatto che io consigli la lettura di questo librino (già disponibile presso la Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis di Torino), ma leggete questi assaggi:

«Nessuno patisce la fame perché noi mangiamo troppo, bensì perché non pensiamo abbastanza; il nostro problema non è tanto quello di dare di più quanto di durare di meno; se vogliamo nel Terzo mondo cambi qualcosa, bisogna che innanzitutto le cose cambino qui da noi» (p. 7, 1984, al convegno «Il Terzo mondo e noi – Nord Sud: interdipendenza e cooperazione»).

Io c’ero alla Fiera delle utopie concrete, a Città di Castello, nel 1988! Quando Langer, durante la Presentazione disse cose tipo queste:

«Una “conversione ecologica” […] è atto di realismo, far finta di niente sarebbe la più deleteria e irresponsabile delle illusioni, anche perché “la natura non dà pasti gratis”. Il debito con la biosfera che non paghiamo oggi finisce per gravare su qualcun altro […] sugli strati sociali meno agiati […], o i popoli dei paesi impoveriti a cui mandiamo i nostri rifiuti tossici e dai qualipretendiamo che non comincino a inquinare il mondo nche loro). […] Realisti dunque tutti coloro che lavorano per avviare un salvifico cambiamento di civiltà, e utopisti – e miopi per giunta – tutti coloro che pensano che alla fin fine le cose si aggiusteranno da sole» (pp. 13-4)

[…] la conversione ecologica non potrà essere principalmente una questione “tecnica” o “politica” o “amministrativa”. Non basterà sviluppare nuove tecnologie a basso spreco energetico o sistemi più efficaci per lo smaltimento dei rifiuti o […] autorità ambientali vigili e preparate. […] occorre innanzitutto mirare a soluzioni di pace. Per “conversione ecologica” si intende lo sforzo complessivo – materiale e culturale, economico e tecnologico non meno che spirituale – in quella direzione, e le “utopie concrete” possono sostanziare tante piccole paci da invogliare molti a volerla tentare anche in grande» (pp. 15-6).

Poi, a p. 19, c’è una lettera scritta da Langer a una studentessa che doveva sostenere l’esame di maturità, nel 1989:

Basterà chiedere allo Stato la rforma ecologica delle sue leggi? Servirà senz’altro, ma […] per una vera riforma ecologica che ci aiuti a tornare alla natura ci vuole di più. […] Tornare alla natura sembra essere oggi l’obiettivo di tutti – ma realisticamente si dovrà fare molta strada a piedi. È un po’ come quando gli ambientalisti e certi alpinisti protestano contro le troppe strade e le troppe funivie in montagna: per farne a meno, bisogna che la gente sia disposta ad andare a piedi, altrimenti è inutile chiedere il rispetto della natura […] Per poter dire no alle centrali nucleari, bisognerà anche pensare a una società che forse dovrà accontentarsi di minori consumi energetici […] e per poter rinunciare alla chimica nell’agricoltura bisognerà riabituarsi a mele meno lustre e meno perfette […] tanti chiedono […] che si torni alla natura, e non sempre sono poi disposti ad affrontare questo cammino a piedi.

Leggendo ho poi scoperto che nel 1992 è stata fatta una proposta per un Tribunale internazionale per l’ambiente. Ci pensate? Considerare l’ambiente come oggetto di diritto, Gaia che diventa davvero una persona! (pp. 35-37). Be’ poi è troppo lungo ciò che trascriverei qui di un articolo uscito sulla rivista «Senza confine», nell’ottobre del 1992. Vi dico solo che riguardava l’«austerità» come stile di vita scelto liberamente che «ci farà dipendere meno dai soldi, da apparati, da beni e servizi […] ed esigerà (anzi permetterà) che ognuno ridiventi più interdipendente: sostenuto dagli altri, dalla quallità delle relazioni sociali […] dalle conoscenze e abilità, dall’arte di adattarsi e di arrangiarsi […]. Può essere una grande occasione (pp. 40-2).

Vi ho convinti/e? Se sì, potete trovare il libro presso l’editore (www.gliasini.it), presso la Fondazione Alexander Langer e, come già sapete, in prestito alla Biblioteca del Sereno Regis. Fra l’altro mi ha fatto piacere scoprire che molte delle riviste citate come «fonti» degli interventi di Langer, sono presso l’emeroteca del Centro Studi Sereno Regis di Torino, alcune non ancora ordinate, ma comunque raccolte… Goethe aveva ragione, le affinità… esistono!

1 commento
  1. GIUSTO
    GIUSTO dice:

    LANGER E' STATO UN GRANDE NEL PROPORRE I SUOI PENSIERI SUL TEMA DELL'AMBIENTE ; OGGI NEL 2016 LA QUESTIONE E' ANCORA APERTA , LE NUOVE GENERAZIONI DEBBONO RIFLETTERE SUL FUTURO DEL PIANETA ;
    I SUO PENSIERI SONO ATTUALI E VANNO DIVULGATI NELLE SCUOLE E NELLA CLASSE POLITICA , IN PARTICOLARE NEI MOVIMENTI POPOLARI ANTICASTA !!!!

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