Cinema | Infanzia clandestina

Enrico Peyretti

Infanzia clandestina, regia di Benjamin Ávila, Spagna, Argentina, Brasile 2012

La storia narrata nel film acquista autenticità perché è stata vissuta realmente dal regista da bambino. Juan, figlio di guerriglieri montoneros rientrati clandestinamente in patria vede con gli occhi di dodicenne la resistenza armata contro la dittatura militare argentina, nel 1979.

Vive la clandestinità, deve farsi chiamare con altro nome, Ernesto, fuori di casa, a scuola, coi coetanei. Ha anche una sorellina di un anno. Al centro del dramma questo bambino: comprende la lotta dei genitori, mentre comincia a vivere la propria vita specialmente nel primo tenero amore, per Marìa.

locandina Infanzia clandestina, regia di Benjamin ÁvilaLe vicende sono tutte guardate e comprese con gli occhi di Juan-Ernesto. Il dramma della lotta spazza via il futuro che egli intravede per sé. Nulla il film dice né mostra della dittatura, se non indirettamente, perciò noi vediamo insieme a Juan soltanto questo lato: una lotta assoluta contro un nemico assoluto. Gli occhi nuovi del bambino relativizzano gli estremi in nome della vita. Davvero, ci chiediamo noi, la lotta alla violenza doveva essere solo violenta? Juan rappresenta non una risposta, assai difficile, ma l’inizio, vissuto da un bambino, di una domanda che va posta. Poi, lo scontro investe anche lui, che sa resistere: ci aspetteremmo di peggio, quando il poliziotto lo interroga con la sigaretta in mano. Juan chiede sempre soltanto: «Dov’è mia sorella?». Lo rilasciano portandolo dalla nonna, che aveva disperatamente supplicato i suoi di togliersi dal rischio mortale, e noi indoviniamo in lei una futura avuela alla ricerca della sorellina di Juan, rapita come tanti altri hijos e nietos adottati a forza nelle famiglie dei militari.

Con una efficace invenzione visiva la violenza è mostrata solo con disegni turbinosi, come ad esorcizzarla, e le immagini dirette sono soprattutto di volti ravvicinati, come ad implorare tenerezza in un mondo di violenza.

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