Il «potere» d’acquisto

Si sente tanto parlare del potere d’acquisto delle famiglie, che è «sceso»…

Vorrei invece ragionare sulle parole del titoletto. «Potere» è un sostantivo, ma è anche un verbo. E come verbo può essere declinato nella sua forma negativa: non potere (possiamo o non possiamo fare qualcosa); e, per estensione: ho potere di acquistare o anche di non acquistare qualcosa.

Ecco il punto: se quello di acquistare è un potere (sostantivo) esercitiamolo accidenti! Pensiamo positivamente al fatto che il potere d’acquisto possa «scendere», possa non esserci, cioè possiamo non acquistare qualcosa, ed esserne felici.

È il caso del boicottaggio. Anni fa se ne parlava molto, erano usciti libri, erano iniziate campagne di non-acquisto, erano state istituite «giornate del non-acquisto»…

Sono stata così molto contenta nel leggere recentemente sul giornale quotidiano «Avvenire» ben due articoli dal titolo emblematico: «Ma i consum-attori crescono sul web» e «Le campagne che hanno fatto storia», entrambi a firma Andrea Di Turi (che ringrazio, citandolo):

«(…) i consumatori che non hanno acquistato prodotti o marchi perché li ritengono poco responsabili dal punto di vista sociale o ambientale sono arrivati al 47% (erano il 44% nel 2012, il 35% del 2011). (…)È (…) sulle grandi marche che principalmente si punta l’attenzione dei consumatori responsabili, o consum-attori. (…) Oxfam (…) ha da poco lanciato la campagna “Scopri il marchio” (www.oxfamitalia.org/scopriilmarchio), dove una pagella informa sulle politiche sociali e ambientali delle multinazionali dell’alimentare. In poche settimane già diverse aziende, pressate dai consumatori, hanno accettato di collaborare per migliorare le proprie politiche».

Nell’altro articolo, Di Turi racconta un po’ dei boicottaggi contro Nike, Shell, Apple, Chiquita (per citare i più «famosi»).

Questo per ricordare a tutti noi il «voto col portafoglio» che è, per tornare al titolo, un «potere» (sia sostantivo sia verbo) che abbiamo, e molto forte, ma a volte – troppo spesso – ce lo dimentichiamo. «Volere è potere»? Allora vogliamo (il) potere (di) non acquistare prodotti di aziende che riteniamo non socialmente responsabili; possiamo!

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