Il pensiero di Aldo Capitini. Filosofia, religione, politica

Massimiliano Fortuna

Norberto Bobbio, Il pensiero di Aldo Capitini. Filosofia, religione, politica, Edizioni dell’Asino, Roma 2011, p. 55, euro 5

Il pensiero di Aldo CapitiniBobbio e Capitini si conoscevano, erano amici. A darne testimonianza è anche il carteggio svoltosi tra i due e uscito di recente presso le Edizioni Carocci, che da qualche anno, sotto la guida della Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, hanno intrapreso la pubblicazione di una parte cospicua dell’Epistolario capitiniano (A. Capitini, N. Bobbio, Lettere 1937-1968, a cura di Pietro Polito, 2012).

In un parere editoriale per l’Einaudi, che ora si può leggere in questo carteggio, Bobbio ebbe modo di esprimere un giudizio non troppo lusinghiero nei confronti dei libri di Capitini («i libri di Capitini si assomigliano tutti […], sono più o meno delle prediche (nobilissime, del resto)»).

Le opere

Siamo nel 1950 e va osservato che alcune delle opere più significative di Capitini, come Religione aperta e La compresenza dei morti e dei viventi, ancora non avevano visto la luce. È ragionevole ritenere che Bobbio abbia in seguito riveduto il proprio giudizio, anche in considerazione del fatto che dopo la scomparsa di Capitini, avvenuta nel 1968, dedicherà all’amico due scritti che dimostrano un’attenzione intellettuale non di maniera rispetto alla sua opera. Essi sono l’Introduzione al libro postumo di Capitini Il potere di tutti (La Nuova Italia 1969) e La filosofia di Aldo Capitini («Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», 1975).

Raccolti in seguito in Maestri e compagni (Passigli 1984), sono stati di recente ripubblicati dalle Edizioni dell’Asino con il titolo complessivo Il pensiero di Aldo Capitini. Filosofia, religione, politica. Questi due brevi e limpidi saggi restano quanto di meglio sia stato scritto sul pensiero filosofico-religioso e politico di Aldo Capitini, chiunque intenda intraprendere in modo critico lo studio dell’autore simbolo della nonviolenza in Italia – figura tanto suggestiva quanto relegata ai margini della cultura italiana del Novecento – troverà in queste pagine un punto di partenza prescindere dal quale è impossibile.


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