Aldo Capitini, Edmondo Marcucci, Lettere 1941-1963

Enrico Peyretti

Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, Aldo Capitini, Edmondo Marcucci, Lettere 1941-1963, a cura di Amoreno Martellini, Carocci editore, 2011 Roma, pp. 143, euro 16,00

Aldo Capitini Edmondo MarcucciIn questa fitta corrispondenza ventennale vediamo tessere una base di relazioni di pensiero e di organizzazione del pacifismo, del vegetarianesimo, della critica religiosa e politica, degli studi e formazioni internazionali per la nonviolenza, da parte di due iniziatori della cultura e del movimento sociale nonviolento in Italia. Sono annunciati altri epistolari (come quello tra Capitini e Bobbio), che arricchiranno la conoscenza di questi decenni tra fascismo e dopoguerra repubblicano sulla ricerca per la pace nel nostro paese.

Marcucci, studioso di Tolstoj, nonviolento e vegetariano, è più assiduo nello scrivere (almeno quattro volte più di Capitini, del quale forse si sono perse delle lettere). Ma l’insieme compone un ricco panorama di riferimenti culturali e collegamenti personali (visite, relazioni di letture, convegni, viaggi anche all’estero), nelle condizioni comunicative e coi mezzi riproduttivi di allora: pensiamo cosa avrebbero fatto coi nostri mezzi di oggi, abbondanti in quantità e facilità.

Commuove la ricerca di testi di Erasmo, di Gandhi, che oggi abbiamo in facile disponibilità. Così la ricerca di libri stranieri e l’impegno a tradurre e far circolare, a proprie spese. Assistiamo ai primi passi dell’obiezione di coscienza alla guerra e all’esercito (già comparsa nella guerra di Libia e nella prima guerra mondiale, pp. 48, 62, 69, 73. Si parla anche del nostro avv. Bruno Segre, difensore degli obiettori), a vari successivi tentativi di associazioni per la pace sotto l’impulso principale di Capitini. Sono frequenti gli scambi sul rinnovamento religioso, di critica e di approfondimento positivo, con attenzione al cristianesimo e anche a religioni diverse. In questo ambito compaiono sia note personalità di provenienza cattolica, sia alcuni cattolici aperti (anche preti), sia numerosi quaccheri. Troviamo notizie sul pacifismo a Torino (pp. 29, 61, 81-82, 85).

È indicativa della scelta di Capitini la sua lettera e il suo documento del luglio 1962: la Consulta per la pace con tutti i pacifisti, di qualunque ispirazione, e, al suo interno, il Movimento nonviolento per la pace, «di pacifisti assoluti che rifiutano ogni guerra e sostengono il metodo nonviolento per ogni lotta» (pp. 128-131).

Forse il volume poteva essere presentato con un titolo meno formale e algido, che indicasse la tensione morale e intellettuale di questa collaborazione nella ricerca di un valore come la pace positiva.

Già pubblicato in Peacelink, 6 febbraio 2012


 

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