Angela Giuffrida, La razionalità femminile unico antidoto alla guerra, Bonaccorso, Verona 2011, pp. 426
Annalucia Forti Messina, La guerra spiegata alle donne. L’impresa di Libia nella stampa femminile (1911-1912), Biblink, Roma 2011, pp. 186.
Due volumi sul rapporto donne-guerra, di natura assai diversa, ma in qualche misura complementari.
La tesi di Giuffrida è radicale: la guerra trova la sua giustificazione principale “nella metafora del corpo come cosa”. La razionalità femminile può essere invece interpretata alla luce di una “teoria del corpo pensante e del corpo vivente”, che l’autrice elabora anche sulla base di ricerche nel campo delle neuroscienze.
Nonostante la plausibilità di queste ricerche, è anche vero che c’è stata e c’è tuttora, seppure in forma minoritaria, una partecipazione attiva delle donne nelle guerre sino a essere incorporate ufficialmente negli eserciti odierni, come avviene in larga misura in Israele, negli USA, nel nostro stesso paese e in molti altri.
Questo fenomeno non è solo degli ultimi tempi, e la ricerca sulla stampa femminile durante la guerra di aggressione coloniale italiana in Libia, nel 1911, è significativa del ruolo che la propaganda ha sempre avuto, spesso con successo, nel condizionare il pensiero e il ruolo delle donne a sostegno dei “nostri ragazzi”.
Le radici profonde in cui affonda la cultura della guerra sono dunque assai più profonde e occorre lavorare alla elaborazione di una cultura della nonviolenza e della trasformazione nonviolenta dei confliti per aiutare uomimi e donne a uscire da questo condizionamento storico che rischia di portare il genere umano verso una ennesima catastrofe globale.
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