Cinema – Free at last – Recensione di Laura Operti

Martin Luther King, l’apostolo afroamericano che condusse all’emancipazione il suo popolo, vide nella nonviolenza il metodo per far nascere una nuova coscienza al moto di liberazione dei neri, ma non solo. La sua voce volle arrivare a tutti gli oppressi, di tutte le etnie come testimonia un eccezionale film documento.

EN_civilrights_600FREE AT LAST di Gregory Shuker, James Desmond e Nicholas Proferes (Usa, 1968, 73’, 16 mm, col.) prodotto per la TV pubblica Usa, documenta con lo stile del cinema-verità, il lavoro preparatorio alla Marcia dei poveri su Washington, “The Poor People’s Campaigne”, e fu concepito per sperimentare nuove forme di osservazione e interpretazioni della realtà attraverso il mezzo televisivo.

Il film fu drammaticamente interrotto per l’assassinio di cui fu vittima Luther King il 4 aprile 1968 a Memphis.

La copia originale ASA, unica esistente al mondo trattandosi di pellicola ektachrom reversal che non prevedeva l’esistenza del negativo, è stata conservata e restaurata dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia (ASAC).

Il film ci lascia un ritratto di Luther King, ricco, pieno di sfumature, rigoroso: l’uomo delle battaglie politiche, il pastore battista, il personaggio dal grande carisma. Il film ci dice che l’idea della nonviolenza come strumento di lotta non può prescindere da una concezione dell’uomo fondata in ogni occasione sul rispetto degli uni e degli altri, degli amici e dell’avversario; che per creare un movimento di massa ci vuole una grande forza, un grande impegno , una grande tenacia; che bisogna essere in tanti a governare il movimento, che si deve avere fiducia nei collaboratori, che si deve crescere insieme. E dai suoi collaboratori e seguaci, nelle riunioni, incontri, assemblee,viene definito “l’uomo più radicale del secolo”.

Negli interventi di Luther king ci sono i grandi ideali, come la necessità di rapportarsi con gli ebrei, col Black Power , con la comunità messicana, ma anche regole di comportamento per le manifestazioni che non vanno improvvisate, ma devono seguire norme, accorgimenti. “Se un poliziotto bianco viene ferito- dice King- i giornali parleranno solo di questo. Perché farsi rubare il peso di un evento da un episodio come questo?”. “Se cerchiamo si spegnere l’incendio di una casa con secchi d’acqua e l’impresa sembra non riuscire non vuol dire che non serve l’acqua, ma che non abbiamo provato abbastanza, che serve più acqua “. Se una manifestazione di protesta non ha successo bisogno farne una più grande.

Nelle sue parole c’è un continuo appellarsi ai grandi principi che fanno la vita degna di essere vissuta e ai modi quotidiani per renderla possibile. E anche nel film, tra un discorso politico e l’altro c’è il momento privato delicato, commovente, affettuoso di una festa di compleanno improvvisata dai suoi amici e collaboratori. Sarebbe stato il suo ultimo compleanno…

Ancora, tra le parole toccanti che cogliamo nel film, “ la nonviolenza non è solo politica, funziona nelle relazioni personali, nel matrimonio, coi bambini : noi vogliamo essere degli educatori”.

Le ultime sequenze sono quelle di uno schermo nero, con la voce urlata di King che risuona profetica e sembra voler lasciare un testamento, “ Qualunque cosa mi succeda non voglio essere ricordato per il Nobel o per tutto gli altri riconoscimenti [………..], ma soltanto per aver cercato di fare del bene alla gente”. Un senso di forza e di dignità immensi.

Il film è stato presentato nella sezione della 69. Mostra d’arte cinematografica di Venezia <<80!>>

Per gli 80 anni della Mostra.10 film rari e restaurati dalle Collezioni dell’ASAC, curata da Stefano Francia di Celle, con la supervisione del direttore della mostra Alberto Barbera.

E’ stato proiettato i giorni 22 – 23 di gennaio al Cinema Massimo di Torino all’interno di Magnifiche Visioni. Festival Permanente del Film Restaurato per la programmazione del Museo Nazionale del Cinema.

 

 

 

Come non pensare che Obama rappresenti il compimento di quel sogno di emancipazione della popolazione nera, che porta fino alla più alta carica della stato, con tutto il suo enorme carico di responsabilità, ma anche di speranza per una civiltà migliore !

 

Il 27 febbraio a Capitol Hill Obama ha scoperto una statua dedicata a Rosa Park, pioniera dei diritti degli afroamericani negli Usa, che nel 1955 venne arrestata per essersi rifiutata di alzarsi e di cedere il posto a un passeggero bianco su un bus in Alabama.

 

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