Alle radici dell’agricoltura – Recensione di Beppe Marasso

Alle radici copertina02Gigi Manenti, Cristina Sala, Alle radici dell’agricoltura, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2012

L’anno scorso ho potuto conoscere personalmente due persone di valore che da tempo conoscevo solo di fama. Si tratta di Alberto Bosi, filosofo di Cuneo, attento all’agricoltura, e di Gigi Manenti, contadino di Sostegno, attento alla filosofia.

Bosi scrive su “Il granello di senape” un saggio a puntate sulla necessità di ripensare la vita a partire dalle basi materiali e dunque ripensare l’agricoltura, i cui moderni disastri (monocultura, veleni, OGM) obbligano alla sofia, alla saggezza già espressa in secoli passati da Bacone (“Naturae non nisi parendo imperatur”, la natura si domina solo obbedendole), su su fino alla classicità latina, che riconosce il limite come fondamento di ogni possibile positività del mondo umano.

E’ il caso dell’agricoltura industriale, perché le cose migliori si capovolgono in peggiori se portate oltre il loro limite di validità (corruptio optimi pessima) .

Manenti ha pubblicato con la benemerita Libreria Editrice Fiorentina il libro Alle radici dell’agricoltura, col quale percorre prevalentemente con le mani la stessa via che Bosi percorre prevalentemente con la testa. Per lietissima confusione di ruoli ora il contadino è autore di un testo che farà storia e lo storico coltiva un terreno nella mia amata provincia Granda.

Gigi Manenti e la moglie Cristina Sala avevano già deciso da decenni di lasciare Milano per avvicinarsi alla terra. Approdarono nel biellese e lì si fecero coltivatori davvero filosofici, cioè attentissimi. Leggiamo infatti : “Abitiamo in una zona ricca di boschi cedui e qui, fino agli anni sessanta ogni 12-15 anni il bosco veniva tagliato, la legna -anche 1000 quintali per ettaro- veniva portata via e gli alberi, senza che nessuno li concimasse, ricrescevano belli e floridi come prima, almeno da 200 anni o più. Le ultime generazioni prima di noi avevano inoltre l’abitudine di rastrellare via le foglie cadute per farne la lettiera per gli animali, quindi tutto quello che il bosco produceva veniva asportato senza essere reintegrato.”

Approfondendo via via queste osservazioni, vedendo con gli occhi l’effetto dei funghi micorrizici, abolendo le concimazioni, abolendo vari tipi di lavorazione e soprattutto l’aratura, raggiungevano risultati tali da richiamare l’attenzione di studiosi e di studenti che sul metodo Manenti hanno svolto varie tesi di laurea.

Il metodo è articolato in 7 punti che il libro espone in modo chiarissimo. Le persone interessate, spero moltissime, potranno leggerli.

Non si tratta di novità assolute. Chi ha letto Steiner, Mollison, Lappè e Collins, Fukuoka, Putzoulu…vi riscontrerà cose già almeno in parte conosciute. Qui il valore sta nel dare un ordine organico e rigoroso alle varie intuizioni e sperimentazioni, contestualizzandole. Il contesto è quello di Sostegno, paese a 400 metri sul l.d.m., vicino a Biella.

Bosi, citando il iustissima tellus latino, spiega che la terra è “giusta” proprio perché “dà a ciascuno il suo, ossia ciò che gli spetta in relazione al comportamento nei suoi confronti”. Cristina e Gigi Manenti dicono che quella verità, oltre che in latino, si esprime in tanti profumati, nutrienti frutti e verdure. Agli uni e all’altro un caloroso ringraziamento.

(ndr) Non perdere la presentazione del libro:

martedì 29 gennaio 2013 – ore 18.00
presso Casa Wiwa, via Pianezza, 4 – Collegno (TO)

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