Barbiana, o dell’inclusione. Un allievo racconta – Recensione di Nanni Salio

Aldo Bozzolini, Barbiana, o dell’inclusione. Un allievo racconta, EMI, Bologna 2011, pp. 125

A prima vista, potrebbe sembrare che su don Milani e la scuola di Barbiana non ci sia più nulla da aggiungere, data la grande mole di pubblicazioni.

Ma Aldo Bozzolini, il più piccolo dei primi sei ragazzi di Barbiana, è riuscito nell’impresa di offrire una ulteriore, ricca, testimonianza, non solo dell’esperienza educativa ma anche dell’ambiente dei paesini e delle borgate del Mugello.

Con un linguaggio vivace, colorito, tipico della tradizione toscana, Bozzolini descrive un mondo che non c’è più, fatto di grande semplicità, duro lavoro, povertà dignitosa, nel quale si cala totalmente l’esperienza educativa milaniana. Per seguire i vocaboli tipici di allora, e forse in parte usati ancora oggi, è utile il breve “lessico mugelliano”, dal quale si apprende per esempio che il “nocchino” è un colpetto dato sulla nuca con le nocche, come quando si bussa alla porta: un modo di rimproverare i bimbi per qualche mancanza.

Nella appendice conclusiva ci si chiede: “Barbiana è riproducibile?”. Nel rispondere, l’autore osserva che Barbiana è stata un’opera corale. Don Milani è stato il geniale direttore del coro, ma senza gli allievi, le famiglie, il contesto ambientale, quell’esperienza non sarebbe nata e per riprodurla occorre di volta in volta che si crei il coro, la partecipazione.

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