La crisi finanziaria europea: Germania/GIPSI – Johan Galtung

Una crisi così massiccia – con il sistema sanitario in Grecia al collasso e il 50% della gioventù spagnola disoccupata – richiede grandi cause. Qualche pianeta sconosciuto con una grossa forza gravitazionale, qualche elemento super-radioattivo non ancora identificato? Probabilmente; possono aggiungersi anche altre cause – sforzi di distruggere lo stato assistenziale e di risparmiare il dollaro USA come valuta mondiale – ma per ora dobbiamo fare con ciò che abbiamo. Ecco quattro grandi cause:

[1] L’Occidente è fuori concorrenza. Da qualche tempo ci sono gli USA, il loro impero e l’Occidente in generale in declino, e il Resto, la Cina in particolare, emergenti – con l’acronimo BRICS che riguarda ben quattro continenti. Abbiamo anche visto declinare stati (eccetto i maggiori), con comunità locali e nazioni che emergono dal basso, e la regionalizzazione e la globalizzazione, particolarmente per l’economia finanziaria, dall’alto. Ciò che accade in Europa è all’interno di tale contesto generale. Meno espansione della torta, meno condivisione. Chiusura al Nord per le esportazioni industriali e agricole dai boomerang del Sud; commerciano da Sud a Sud, sostenendosi l’un l’altro.

[2] Quattro dei cinque GIPSI –G(Grecia)-I(Italia)-P(Portogallo)-S(Spagna)-I(Irlanda) – sono stati finanziati in quanto paesi membri CE-UE (non l’Italia). Hanno ricevuto notevoli contributi per infrastrutture e hanno fatto parecchio bene. Ma il contante fluiva e produceva rifiuti, corruzione, pesantezza in alto e la smania di averne ancora. Come avviene spesso, l’assistenza allo sviluppo creava dipendenza e massiccia schiavitù da debito; dei municipi rispetto alle province, delle province rispetto agli stati, e delle multinazionali e degli stati “sovrani” rispetto alle macroregioni; in questo caso specifico rispetto all’UE. Tali abitudini si congelano in strutture.

[3] Disponibilità di enormi crediti a buon mercato. Questo finanziamento privato si adattava a tale contesto, e venivano così facilmente trascurati i tassi d’interesse, scritti in caratteri piccoli, in rapido aumento. Il credito si poteva usare per le spese più grandi nella storia di gran parte delle famiglie: la casa stessa, per i costruttori come per gli inquilini, con le conseguenze ben note.

[4] Su tutto questo: le scommesse speculative sui “cespiti” da derivati tossici.

Potremmo considerare il punto [3] come rimedio disperato dell’Occidente (UE-USA) per il punto [1]; e il punto [4] come rimedio disperato per il punto [3]; e il punto [2] come struttura utilizzata da rimedio per il [3] e il [4] estendendo ancor più il credito. La schiavitù da debito contrappone la Germania ai paesi GIPSI in un abbraccio letale mentre il passato tedesco nazista è evocato da parte greca (meno utilizzato in Italia-Portogallo-Spagna con il loro passato fascista).

La prognosi è fosca. La schiavitù da debito non è una cura per se stessa, né lo è un’ulteriore dipendenza; seppure in piccola parte possa servire. Una cura migliore per la schiavitù da debito è la remissione del debito stesso – praticata da Banca Mondiale e Fondo monetario mondiale verso il Terzo Mondo – e ora sempre più dalla Germania in UE – anche perché non c’è più denaro disponibile comunque. Si mitigheranno le condizioni, il perdono è all’orizzonte. E le banche continuano come prima, ricapitalizzate? Lo Stato è comprato dal Capitale, incapace di regolare a fondo i punti [3] e [4]? Etichettare le proteste come non-patriottiche-comuniste, come durante la guerra fredda?

Rimane la società civile: parenti, ONG, comunità locali. I primi due sono non-produttivi; molto meglio è l’auto-sufficienza locale, riavviando l’economia dal basso verso l’alto, non viceversa.  Quattro punti principali:

[1] Giovani disoccupati che rianimano le campagne collaborando con agricoltori anziani, solitari, creando cooperative e auto-impiego – non posti di lavoro inesistenti – per produrre cibo sano per sé e per vendite dirette ai consumatori.

[2] Casse di risparmio municipali locali, per il risparmio locale, per l’investimento locale, in aiuto alle cooperative e agli auto-impiegati; ma non con credito oltre il 50% del proprio capitale. Aggiungendo le banche del tempo con lo scambio del servizio di un’ora con un’altra ora, contabilizzandole ed eventualmente introducendo anche monete locali.

[3] Cooperative e comunità cooperanti in cerchi oceanici (Gandhi) attraverso i confini dei paesi GIPSI – i GIPS confinanti più l’Irlanda – specializzandosi, sollevandosi con le proprie forze.

[4] Collaborazione tra i paesi GIPSI, con commerci e scambi sistematici reciproci, copiando i rapporti Sud-Sud in Europa.

Ben più veloce che lo sgocciolamento dall’alto (trickling down) sarebbe ricreare l’UE con una cultura di solidarietà e condivisione, non con la schiavitù e l’accattonaggio.

Tutto questo per il quadro generale. Un giornalista USA, Michael Lewis, ha scritto un libro brillante, Boomerang: Travels in the New Third World[Boomerang: viaggi nel terzo mondo] (New York-Londra: Norton, 2011).  I capitoli riguardano USA, Islanda, Grecia, Irlanda, Germania e di nuovo USA; in cerca della struttura-cultura profonda sottostante alla follia. Il suo metodo consiste in interviste con attori chiave e in una profonda conoscenza delle società. Procuratevi il libro, leggetelo, imparate!  La regina Elisabetta, paludata, ha smascherato gli economisti della London School of Economics chiedendo semplicemente perché non avessero predetto quel che è successo. C’è stato bisogno di molto tempo per una blanda risposta, confessando che non avevano capito che era in gioco l’intero sistema (come quando il denaro delle pensioni USA fu investito in titoli sempre più arrischiati: nel 1980 il 23% in borsa, nel 2008 un buon 60%?).  Precisamente, e “l’intero sistema” comprende molto più di un angusto economicismo. Quattro grandi punti di Lewis:

La tendenza islandese all’assunzione di rischi nella pesca in acque oceaniche profonde, con in gioco capitale e vite, e un enorme profitto potenziale. E però con un lavoro durissimo; la speculazione in un bell’ ufficio è ben più comoda e moderna e inoltre combacia con il progetto della struttura-cultura profonda del rischio.

I tedeschi hanno mantenuto la loro posizione: hanno perso gli amati marchi tedeschi, ma i leader hanno promesso che non avrebbero mai riscattato altri.

Il materiale sulle stravaganze greche, informazioni per mistificare e imbrogli belli e buoni, è così abbondante che chi legge si chiede come l’UE possa difendere lo status di membro della Grecia e tanto più gli sforzi di suo salvataggio. L’assenza di catasto nazionale funzionante ha reso facile la speculazione sui terreni, e così via.

E Lewis adduce il fattore di genere nell’assunzione di rischi, citando lo studio Barber-Odean del 2001 “Boys will be Boys: Gender, Overconfidence and Common Stock Investment” MIT Quarterly Journal of Mathematics, basato sull’attività commerciale in oltre 35.000 famiglie. Gi uomini avevano una falsa fiducia nei propri giudizi finanziari, agendo meno sensatamente che le donne; gli uomini single risultavano i peggiori. Più potere finanziario a donne sposate!

Molto, non tutto, è Wall Street.  Molto da imparare. Siamo pronti?

29 ottobre 2012

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: The European Finance Crisis: Germany/GIPSI

http://www.transcend.org/tms/2012/10/the-european-finance-crisis-germanygipsi/

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