Siria: assassinii su scala epica – Robert Fisk

Adesso hanno preso di mira la giugulare. Il fratellastro del presidente, il ministro della difesa, una grossa bomba in prossimità del, o nel, quartier generale dell’apparato militare guidato dal fratello stesso del presidente. Ci vuole tempo per pianificare gli assassinii, ma questo è stato su scala epica, all’altezza del bagno di sangue in tutta la Siria.

La sorella di Bashar al-Assad, Bushra, uno dei pilastri del partito Baath, perde suo marito in una grande esplosione nel centro della stessa Damasco. Nessuna meraviglia che i russi parlino della “battaglia decisiva”.

Non sarà una replica di Stalingrado, ma i tentacoli della ribellione si sono adesso diretti al cuore. E, naturalmente, seguiranno massacri. Perché, altrimenti, migliaia di cittadini siriani sarebbero fuggiti ieri verso il campo profughi palestinese di Yarmouk a cercare protezione dai cittadini più traditi del mondo arabo?

E c’è odio sufficiente per proseguire quest’attacco selvaggio al governo siriano. Otto mesi fa, nel corso di una delle grandi manifestazioni a favore del regime nel distretto di Rawda, sono passato davanti a quella stessa sede dei servizi segreti-di sicurezza oggetto dell’attentato di ieri.

In quell’occasione un mio amico siriano rivolse uno sguardo tetro all’edificio. Le torture vanno avanti sotto terra, disse. “Non si vuol neppure sapere quel che succede lì.” Ma chiunque ne sia uscito sarà felice di uccidere i suoi aguzzini, per non parlare dei responsabili delle torture.

La rabbia della gente afferrerà uno o due capi. E’ stato tipico che, nella disperazione di colmare il vuoto lasciato dagli assassinii di ieri, il regime abbia scelto un signor nessuno, Fahd Jassim al-Furayj, per ricoprire il posto di ministro della difesa, un uomo che proviene da Hama, il centro di ogni maggiore rivolta contro i reggitori della Siria.

Abbiamo l’abitudine, noi occidentali, di guardare al Medio Oriente secondo la nostra personale cartografia: il Medio Oriente sta a “est” rispetto a “noi”, giusto? Ma si apra la carta sino all’estremità e ci si renderà conto di quanto la Siria sia vicina agli irredentisti mussulmani ceceni. Nessuna meraviglia che Mosca tema la ribellione in Siria.

E il vecchio Hafez al-Assad, padre di Bashar, nei suoi ultimi anni si preoccupava che una ribellione in Siria potesse assumerne la forma del terribile conflitto che egli seguiva quotidianamente in televisione: lo smembramento della Jugoslavia “laica”, le cui divisioni settarie erano notevolmente simili alla Siria di oggi. E stranamente, a parte il taglio di gole, i massacri di civili da parte delle milizie e la strage di bambini trovano un parallelo nella guerra degli anni ’90 dell’alleato algerino della Siria; le spaventose scene provenienti dalla Siria cominciano ora a riflettere la barbarie della Bosnia, della Croazia e della Serbia.

Cosa può fare ora Bashar? Un altro amico siriano mi ha posto una domanda interessante l’altro giorno. Supponiamo che il presidente alawita sciita Bashar decida di fuggire, ha detto. “Sarà trasportato all’aeroporto da un colonnello alawita. Il colonnello lo lascerà andare? Ne dubito.”

Dunque due previsioni fosche. Sì, Bashar può continuare a restare più a lungo di quanto pensiamo. E non se ne andrà; suo fratello Maher, che dirige la cosiddetta IV Brigata, potrebbe essere una faccenda diversa. Ma i blindati nelle strade di Damasco, la più antica città abitata del mondo, e le sparatorie si possono sentire dal palazzo presidenziale; sono giornate senza precedenti. Perché, qualche volta ieri, persino la televisione siriana è stata costretta a dire la verità. Verdetto? Siamo alle ultime battute, ma ancora non è finita.

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/assassinations-on-an-epic-scale-but-syria-rebels-will-not-claim-their-greatest-prize-by-robert-fisk

Originale: The Independent

19 luglio 2012 – http://znetitaly.altervista.org/art/6543, traduzione di Giuseppe Volpe

 

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