Pillole alfabetiche. J come Jolly…

… o come Jocker, no, non quello che in questi giorni è tristemente in cronaca poveraccio, ma quello delle carte, quello che vale qualsiasi altra carta (per esempio nel gioco della Scala Quaranta e/o del Ramino e/o del bellissimo Machiavelli). Quindi questa Pillola può trattare di qualsiasi argomento perché è una «Pillola Jolly».

Impronta vacanzifera

Sono appena tornata da una piccola vacanza e quando si torna dalle vacanze di solito si porta un «ricordino» (o «souvenir» per chi conosce il francese), ma invece io vorrei scrivere di che cosa non ho lasciato, come ricordo, durante la mia vacanzina.

Prima di partire…

Ho cominciato fin da casa mia quando, partendo, ho staccato ogni luce, chiedendo ospitalità nel frigorifero di un’amica che l’avrebbe lasciato acceso (almeno così ne resta acceso uno su due!) per quei pochi barattoli (e un rimedio antroposofico che deve stare in frigo). Poi ho tolto le batterie nei tre orologi che ho sparsi per la casa (bagno, cucina, letto); perché lasciare le batterie a consumarsi inutilmente per dieci giorni? Durerebbero di meno, dovrei comprarle (o ricaricarle) più spesso…

Poi ho lasciato in custodia le piante a una vicina (niente elettrici, costosi, tecnologici impianti di irrigazione automatica) e faremo «buono scambio» quando servirà.

Viaggiare lento, profondo, dolce

Poi sono partita, in treno ovviamente, e ho viaggiato sempre con treni normali (niente Freccia bianca, rossa, argento eccetera, niente «alta velocità». Un po’ di coerenza per favore: digiuno perché si ascoltino le ragioni di chi non è d’accordo con il TAV e poi…), col risultato che ho potuto evitare di farmi venire un torcicollo a causa dell’aria condizionata gelida (e soprattutto dello sbalzo termico; ma non dovrebbero esserci al massimo 5 gradi di differenza fra la temperatura reale e quella creata artificialmente dai condizionatori? In certe carrozze sembra di entrare in una cella frigorifera, manco fossimo ai Tropici!). E poi «il viaggio fa parte della vacanza», così mi ha insegnato mio padre che, quando viaggiavamo per andare nel luogo di villeggiatura non perdeva mai occasione per lasciare l’autostrada, inoltrarsi in strade sconosciute, fermarsi a mangiare, visitare posti nuovi; giacché dobbiamo fare la strada che almeno sia piacevole, lenta, assaporata, no? Così ho fatto una sosta a Milano (approfittando per vedere parenti) e una a Ravenna (approfittando per vedere amici). E ho risparmiato tantissimo sul prezzo dei biglietti.

Acqua, cibo, acquisti

Lungo il cammino non ho lasciato neanche una bottiglietta di plastica (quand’è che capiremo che dobbiamo proprio smetterla di comprare l’acqua in bottiglia?): sono partita da casa con una bottiglietta piena d’acqua e a ogni sosta la riempivo a un rubinetto. E la stessa bottiglietta conteneva la tisana (fredda) che mi portavo in spiaggia ogni mattina. E la stessa bottiglietta è stata riempita alle stazioni che ho toccato nel viaggio di ritorno e ora sta nello scolapiatti a casa mia, in attesa del prossimo viaggio.

Ero ospite a casa di una mia sorella, quindi ho potuto preparare il cibo, quindi niente contenitori d alluminio, pellicola, stoviglie di plastica, tovaglioli di carta eccetera.

Non ho comperato ciabattine, bibite, snacks, fetta di cocco (sebbene il grido del venditore «Cocco, cocco bellooooo!» mi faccia provare subito nostalgia, sembrandomi una cosa «d’altri tempi»)… Ho cercato di non usare detersivi, shampoo, saponi (ma non ero sola quindi…). Ho usato la bicicletta per spostarmi e ho cercato di utilizzare al massimo le risorse che avevo in abbondanza: sole, mare e tempo, senza andare a cercare altro. Vacanza a basso impatto (e di conseguenza a basso costo, per l’ambiente e per me).

Leggera

Mi piace immaginare la mia strada, andata e ritorno, e non vederla disseminata (come Pollicino, ma non per ritrovare il cammino) di fazzolettini di carta, bottigliette di plastica, contenitori di creme, cicche di sigarette, sacchetti vuoti di patatine, piatti di plastica, schiuma di detersivo, anidride carbonica, scia di aereo, cadaveri di animali, bicchieri di plastica, bustine vuote di zucchero, e tutte le altre cose «monouso» che quando viaggiamo lasciamo dietro di noi… Ho cercato di fare un’impronta proprio come quelle che si lasciano sulla sabbia… che viene un’onda e se le porta via… e tutto è di nuovo com’era prima che arrivassi… non ci si dovrebbe accorgere del nostro passaggio…

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