Il settarismo influenza i ribelli siriani – Robert Fisk

Un giovane siriano è comparso soltanto una settimana fa in un elegante palazzo di Beirut adibito a uffici, con un messaggio spaventoso. Senza dare il suo nome, ha detto che voleva parlare con un altro siriano che lavorava nell’ufficio, un uomo colto che aveva lasciato il suo paese mesi fa. L’uomo è stato accompagnato di sopra e si è presentato. “Sono stato inviato dalla shebab,” ha detto -shebab si può tradurre “i giovani” o “i ragazzi” e voleva dire che lavorava per l’opposizione armata siriana – “e abbiamo bisogno del tuo aiuto.”

La sua storia era tanto significativa quanto allarmante. Damasco stava per essere attaccata. I combattenti, però, erano fuori controllo. Tra di loro c’erano persone drogate. “Alcuni dei nostri si drogano,” ha detto il visitatore. ” Porteranno fuori chiunque. Non possiamo garantire che cosa faranno alcuni di questi uomini. Se entrassero a Malki [ un’area mista, abitata da gente della classe media nel centro di Damasco], non potremmo proteggere nessuna delle persone che vivono lì. Siamo contro i Salafiti che combattono adesso – ci sono dei bravi Siriani, Drusi e Ismailiti  *  [Alauiti] che sono con noi. Se però prendiamo Damasco, non sappiamo come governare una piccola città, figuriamoci una nazione.”

Era una vera storia di guerra civile. C’erano dei cattivi tra i buoni e dei buoni tra i cattivi. Ma il settarismo sta facendo sentire i suoi effetti sulla Rivoluzione siriana. Alla fine della settimana scorsa, un Siriano mi ha detto che “stanno  colpendo con le baionette la gente dei villaggi intorno a Damasco.” Dicono che delle donne sono state violentate fuori della città di Homs – in base a una stima che è stata fatta, il numero delle vittime arriva a 200 – e i violentatori sono di entrambe le parti. Il Siriano di Beirut sapeva tutte queste cose e ha dato al visitatore il seguente consiglio.

“Organizzate comitati di quartiere, gli uomini ben vestiti devono essere chiaramente individuati e  devono proteggere tutti: Cristiani, Drusi, Sunniti, Alatiti, tutti.”

Cinque giorni dopo, lo stesso siriano ha ricevuto una telefonata da un uomo sconosciuto a Damasco. “Capo, porta la tua famiglia fuori da Damasco. Dai il mio numero di telefono a tua madre – può chiamarmi se ha dei problemi lungo la strada  verso il confine con il Libano.”

Si ipotizza che 50.000 Siriani siano fuggiti in Libano la settimana scorsa. La madre di quell’uomo non era tra questi; non ha potuto trovare nessuno che la accompagnasse per  40 chilometri verso la salvezza.

Le storie che escono adesso dalla Siria sono storie di sospetti, di caos e di morte.  Il jet personale del presidente Bashar al-Assad ha lasciato Damasco mercoledì notte diretto alla città costiera di Lattakia. Bashar fuggiva dalla sua capitale? No. E’ trapelata la notizia che l’aeroplano trasportava il corpo di suo cognato Assaf Shawkat che era stato assassinato, per seppellirlo vicino alla sua città natale, Tartous. In Libano i Musulmani sunniti stavano già festeggiando la sua morte in modo sfrenato.  Infatti  è Shawkt – il suo nome in realtà compariva in un rapporto dell’ONU che è stato in seguito censurato – che molti credono abbia pianificato e ordinato l’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafiq Hariri, il cui  convoglio era stato bombardato a Beirut il 14 febbraio del 2005. Hariri, un Sunnita, aveva litigato con Assad per il ruolo della Siria in Libano. Shawkat era stato il sicario. Ora lo stesso l’attentatore del 2005 era stato ucciso con delle bombe.

A Damasco si dice che, due mesi fa, c’era stato un tentativo di avvelenare Shawkat e altri due uomini che sono stati assassinati con lui la settimana scorsa, il Generale Daoud Rajha, ministro cristiano della Difesa, e il generale sunnita, Hassan Turkmani, capo della  “unità di crisi”  di Assad. Il cuoco, però, aveva messo  nel loro cibo 15 compresse di veleno invece delle 5 prescritte – il suo entusiasmo era così grande! – e gli uomini si sono accorti dal sapore che il cibo era cattivo. Il cuoco è scappato. Questa è la storia più precisa rispetto a  tante altre  storie di “avvelenamento”, ma non c’è motivo di non crederla. Non c’è nulla di nuovo nei tradimenti del regime. Lo zio di Bashar, Rifaat,  che ora risiede a Londra, nel quartiere di Mayfair, ha tentato per due volte di organizzare un colpo militare contro il padre di Bashar, Hafez.

Il mese scorso Bashar Assad ha ricevuto dei consigli da un Siriano che lui conosce: se ponesse fine ai suoi attacchi contro i civili, gli Europei sarebbero contenti di lasciarlo al potere per almeno altri due anni – infatti l’Occidente voleva dirigere gli oleodotti dal Qatar e dall’Arabia Saudita attraverso la Giordania e la Siria  al Mediterraneo per porre fine al controllo soffocante della  Russia sul gas e il petrolio dell’Europa. La risposta di Assad è arrivata nel suo  discorso più recente.  “Ci  sono persone che hanno intenzioni patriottiche,” ha detto, ma non conoscono la natura del conflitto.”  Tutte le prove indicano che è Assad stesso che non ha afferrato la “natura” di questo conflitto.

Due dei suoi parenti, tuttavia sembra che la comprendano. Mohamed Makhlouf, lo zio materno del presidente, e suo figlio Rami, il primo cugino di Assad, hanno cercato un accordo con il governo francese che permetta loro di vivere in esilio a Parigi se il regime crollerà. La famiglia di Makhlouf è stata al centro della corruzione del governo siriano ed è uno dei motivi  della rivolta e delle sue 17.000 vittime. Infatti, malgrado la dittatura e l’apparato della sua polizia segreta, la corruzione era il collante che teneva unito il regime.

La Siria settentrionale, per esempio, è sempre stata una vasta zona di contrabbando, un luogo dove ogni uomo in quasi ogni famiglia possedeva un fucile – questo era uno dei motivi per cui la famiglia Assad aveva sempre nominato  ex militari duri, come governatori nella regione di Aleppo – e le merci fluivano dalla Turchia attraverso la Siria verso la Giordania e i paesi del Golfo. Una volta che, però, l’economia della Siria ha cominciato ad andare male, la reciproca corruzione tra stato e  banditismo e tra una minoranza del regime guidato dagli Alauiti e dai suoi favoriti nelle comunità cristiane e in quelle a maggioranza sunnita, indicava che la colla cominciava a squagliarsi.

Se questo inizialmente si è manifestato sotto forma di dimostrazioni in tutto il paese – provocate dalle torture e dall’uccisione di un ragazzo di 13 anni, nel marzo dello scorso anno, da parte della polizia segreta di Deraa, uomini armati sono rapidamente comparsi nelle strade di alcune città. C’è un filmato dove si vedono uomini armati nelle strade di Deraa quello stesso mese, e un filmato di al-Jazeera di uomini armati che combattono contro truppe siriane proprio al di là del confine settentrionale con il Libano nell’ aprile 2011. Misteriosamente, al-Jazeera ha scelto di non trasmetterlo.

Ora, naturalmente, l’Arabia Saudita e il Qatar, dove al-Jazeera ha la sua sede, non hanno fatto mistero del denaro e delle armi che arrivano in Turchia e Libano per la resistenza – senza apparentemente preoccuparsi molto dell’identità degli “oppositori”. L’esercito libanese è riuscito a fermare 1 carico di armi su 5, ma gli altri, trasportati su navi registrate in Sierra Leone, sono riuscite a sbarcare il carico.

Una delle due organizzazioni che hanno rivendicato la responsabilità del bombardamento di Damasco della settimana scorsa, Liwa Islam, cioè la Brigata Islamica,  solleva  di nuovo il problema  dell’elemento salafita nell’opposizione armata in Siria.  La settimana scorsa, un profugo arrivato di recente dalla Siria, mi ha detto che hanno proibito l’alcool e dicono apertamente che intendono morire combattendo a Damasco. Data la selvaggia reazione del regime siriano, forse otterranno che il loro ultimo desiderio venga esaudito.

*http://it.wikipedia.org/wiki/Ismailismo

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/sectarianism-bites-into-syriaas-rebels-by-robert-fisk

Originale: The Indipendent

23 luglio 2012 http://znetitaly.altervista.org/art/6596

Traduzione di Maria Chiara Starace

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