Pillole alfabetiche. L come Langer

Attorno a queste date si è tolto la vita, molti anni fa, Alexander Langer. Sì lo so, ne abbiamo già parlato, ma è così tanto nel mio cuore (e nei miei ricordi) che non ho potuto fare a meno, pensando alla Pillola di questa settimana, di accorgermi che il cognome di questo grande personaggio comincia con la lettera a cui siamo arrivati, lungo l’«Alfabeto della semplicità volontaria».

Fra l’altro, pensando a Langer, mi sono venute in mente altre parole, tutte con la «L», che lo riguardano (anzi a volte «provengono» dal suo pensiero) e che riguardano anche una vita condotta in modo «volontariamente semplice»:

Lentezza, come «chi va piano va sano e va lontano»; se ci pensiamo, se pensiamo agli incidenti, se pensiamo alla velocità, scopriamo che è «quais» sempre a causa della velocità che i danni sono più gravi, che «la fretta è una cattiva consigliera». Perché la fretta è una cattiva consigliera? Perché se abbiamo fretta diventiamo approssimativi, siamo stressati, siamo in tensione e pensiamo meno lucidamente (non foss’altro che a causa del minor afflusso di sangue al cervello causato dalla tensione del collo!). Insomma, è un po’ come se aumentando la velocità nn aumentassero solo i pericoli, ma diminuisse la qualità di quello che facciamo: se camminiamo facciamo in tempo a guardare tutto e se ci facciamo male è un male «piccolo»; se viaggiamo in bicicletta vediamo un po’ di meno e se cadiamo ci facciamo un po’ più di male; se ci spostiamo in automobile vediamo ancora meno e ci facciamo ancora più male in caso di incidente; se viaggiamo in treno (normale, non ad alta velocità) vediamo di meno e l’eventuale incidente sarà più o meno grave per noi, ma coinvolgerà molte più persone (e qui entrerebbe in gioco la riflessione sul tema «piccolo è bello» e «più grande più danno») e così via fino all’aereo, alla nave, all’astronave… Questo è un ragionamento che mi capita di fare ogni volta che mi capita qualcosa con la bicicletta: dalla foratura al furto, passando per un freno che si rompe. Provate a spostare il medesimo danno via via su mezzi più veloci… ecco spiegato il motto di Alexander Langer «Più lento…»

Leggerezza, e intendo quella del nostro peso sul pianeta Terra, e naturalmente parlo di «impronta», che, fra l’altro ha a che fare con la parola precedente, perché un piede nudo lascia sulla Terra e sulla terra una traccia molto meno profonda rispetto a una ruota o a una scia di aereoplano. Andando lenti saremo anche più leggeri. Facile no?

Limitatezza, altra «parola chiave» della semplicità volontaria. Essere limitati nel senso di porsi dei limiti, capendo che la Terra ha dei limiti. E persino la limitatezza ha a che fare con la lentezza, perché, per esempio, il pianeta riesce a sanare molti dei danni che causiamo (con la nostra velocità – invece di lentezza – e la nostra pesantezza – invece di leggerezza), ma ha bisogno di tempo! Ormai più nessuno può dire di non sapere che stiamo andando troppo veloci, stiamo consumando troppo in fretta le risorse che la Terra impiega secoli per ri-creare e che se non ci «auto-limitiamo» avremo (anzi abbiamo già) bisogno di altri due pianeti come il nostro. Come limitarsi? Il metodo della semplicità volontaria è sempre lo stesso. Chiedersi: quanto basta per vivere? Mi serve davvero? Posso vivere con «semplicità di mezzi e ricchezza di fini» (frase-mantra dell’«ecologia profonda»)?

E la Luce? Spegnerla ogni volta che si può (compresi gli «stand-by») e usarla il meno possibile (così non si dirà – mentendo – che abbiamo bisogno delle centrali nucleari). E le Lumache? Usarle come simbolo della lentezza e della limitatezza, e se ci mangiano l’insalata spargere del sale attorno all’aiuola per cercare di dissuaderle. E i Libri? Meglio farseli prestare dagli amici, altrimenti prenderli in biblioteca, altrimenti comprarli usati (o meglio ancora scambiarli con il «book-crossing»). Letto? Grazie!

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