La Siria avrà una guerra lunga e sanguinosa – Tony Jones dialoga con Robert Fisk

TONY JONES, PRESENTATORE: per discutere la situazione in Siria  si è collegato con noi poco fa da Beirut il  corrispondente per il Medio Oriente del quotidiano The Indipendent, Robert Fisk. Robert Fisk, grazie di essere qui.

ROBERT FISK, CORRISPONDENTE PER IL MEDIO ORIENTE, THE INDIPENDENT: figurati.

TONY JONES: Ora, dopo il massacro di Houla, lei si è chiesto se  questo sarebbe un punto critico dell’orrore in Siria. Quale è la sua conclusione su quello che succederà?

ROBERT FISK: Ebbene, ho usato la parola  punto critico un po’ cinicamente perché è una parola che i giornalisti e gli accademici amano usare.

Non sono sicuro, dati gli artigli e la profondità di questi artigli che il Partito Baath di Bashar al-Assad e di suo padre, Hafiz al-Assad fanno penetrare  nel suolo della Siria, se vedremo il rovesciamento di questo regime così in fretta come il signor Obama e la Signora Clinton e il signor Cameron desidererebbero.

Penso piuttosto che questa situazione andrà avanti per  molto tempo. Ci sono molti sostenitori del regime del partito Baath. Non soltanto membri della comunità Sciita Alauita e dei Cristiani e dei Drusi, ma anche altri, in particolare tra la borghesia siriana, le classi medie che appoggiano il regime.

Penso che sarà una guerra molto sanguinosa e terribile prima che si concluda. E penso che l’idea, che la signora Clinton improvvisamente dica: questo è terribile e che Obama dica: questo è orribile  non porrà fine alla guerra, sfortunatamente.

TONY JONES: Infatti lei ha scritto che il Medio Oriente è disseminato di 100 Houla, forse di più, e che ci sono alcuni precedenti storici piuttosto spaventosi di regimi repressivi  che l’hanno passata liscia  non solo dopo  aver ucciso diecine di migliaia di persone, ma centinaia di migliaia. Questo è ciò che lei pensa che accadrà in Siria?

ROBERT FISK: sì, sì, sì. Beh, sai, io ho seguito la guerra in Algeria dal 1991 al 1998 quando in quella nazione c’erano elezioni veramente libere. I partiti musulmani chiaramente avrebbero vinto il secondo turno di elezioni. Quelle elezioni sono state fermate dal “governo” con l’appoggio dell’Occidente.

E lì è iniziata una terribile guerra civile con villaggi che venivano distrutti,  donne e bambini ai quali veniva tagliata la gola,  uomini colpiti a morte da armi da fuoco,  città assediate dalle truppe governative, tutto molto simile a ciò che sta accadendo oggi in Siria. E alla fin fine l’Occidente era molto contento che il governo algerino avesse evitato che gli islamisti prendessero il controllo del governo e oggi non ci pensiamo neanche più.

E’ un precedente abbastanza terribile ma un precedente a cui Bashar al-Assad dovrà pensare perché suo padre, Hafiz al-Assad ha distrutto fino a 20.000 vite, ha liquidato la gente di Hama nel 1982. E dopo quella battaglia, quando gli Algerini stavano tentando di scoprire come vincere la loro guerra contro gli islamisti, gli Algerini  hanno mandato una delegazione militare a Damasco per scoprire come i Siriani combattevano la loro guerra contro gli islamisti, e poi essi hanno applicato queste lezioni ai loro nemici all’interno dell’Algeria.

Ci sono quindi un sacco di conseguenze e tanti precedenti, sfortunatamente, e temo che questa guerra in Siria non finirà adesso, che Bashar al-Assad non se ne andrà adesso e che la guerra continuerà molto più  a lungo e con molti altri morti.

TONY JONES: Nel precedente algerino entrambe le parti, cioè i militari e gli islamisti, le milizie, hanno cominciato a massacrare un grandissimo numero di  civili  in modi terribili. Ha un timore analogo che lo stesso potrebbe accadere in Siria, perché noi sappiamo molto poco delle forze ribelli e delle milizie ribelli che stanno venendo fuori adesso?

ROBERT FISK: Ebbene, sta già succedendo in Siria. Sono andato in un sobborgo di Algeri che si chiama Benthala dove c’era un attacco islamista contro gli abitanti che erano essi stessi “Islamisti”. Centinaia di persone sono state uccise compresi i bambini cui hanno tagliato la gola.

Ero nel  villaggio dove è accaduto questo e ho visto i cadaveri di questi bambini e i loro genitori. E dal tetto della loro casa, ho visto la bandiera algerina che sventolava dalla più vicina caserma dell’esercito algerino, dalla quale sembra che l’esercito non poteva andare a salvare gli abitanti del villaggio.

Naturalmente potevano, ma non li hanno salvati. Questo è il tipo di situazione che adesso vediamo in posti come Houla e Hama e suppongo, forse, cosa orribile a dirsi, anche ad Aleppo. Vediamo emergere  lo stesso tipo di modello, sfortunatamente.

TONY JONES: Che cosa sappiamo del Libero Esercito Siriano il cui comandante, il Colonnello Riad al-Assad sta ora minacciando davvero di riprendere gli attacchi?

ROBERT FISK: Non  prenderei sul serio tutto quello che dice, semplicemente perché ogni volta che sono andato al confine e che ho cercato di vedere l’esercito, ne ho viste tre o quattro versioni diverse.

La verità è che l’opposizione siriana, l’opposizione armata contro Bashar al-Assad è così divisa che non può essere considerata come un’unica fazione unita.  Ciò che dobbiamo capire – e questa è una delle ragioni per cui Obama  e la signora Clinton e tutti gi altri ciarlatani e bugiardi dicono quello che dicono, è che non sappiamo chi è l’opposizione.

E dal  momento che non sappiamo chi è l’opposizione tutto quello che noi possiamo fare – “noi” significa l’Occidente- è esprimere il nostro sdegno contro Bashar al-Assad e il suo regime Baathista. Non possiamo però dare troppo sostegno all’opposizione  che può di fatto comprendere membri di Al Qaida, e i cui membri possono in effetti essere coinvolti nel massacro di Houla. Non lo sappiamo ancora. Non dico che Bahar  al Assad è una brava persona. Non lo è. E’ una persona cattiva.

TONY JONES: Ma Robert, voglio dire, gli stati sunniti del Golfo hanno armato i ribelli anti-governativi e presumibilmente continueranno a farlo.

ROBERT FISK: Oh, certo, sì,sì.

TONY JONES: Che cosa ci vorrebbe in realtà per diventare abbastanza potenti da rovesciare il regime?

ROBERT FISK:  Quello che servirebbe sarebbero le forze corazzate siriane, cioè forze  con i carri armati  e le forze di contraerea che abbiano sufficienti ufficiali per prendere posizione contro il regime; questo non lo abbiamo visto e non penso lo vedremo nel prossimo futuro.

Il regime militare siriano è rimasto leale alla presidenza. E finché le cose rimarranno così e finché Damasco in quanto città principale e Aleppo,  che è più o meno una città principale, rimarranno leali al regime, non ci sarà il rovesciamento di Bashar al-Assad, per quanto il signor Obama e la signora Clinton e il vostro beneamato Primo ministro possano sperare di pensare.

TONY JONES:  C’è una qualche prospettiva che una dottrina della responsabilità di proteggere analoga a quella usata per proteggere i civili in Libia  possa essere usata in Siria? Ovviamente ci sono enormi problemi all’ONU che impediscono che al momento questo accada.

ROBERT FISK: Ebbene, sono sicuro che ci sono molti libici che si augurerebbero che non venisse usata su di noi o su di loro. Sai, la RdiP, la responsabilità di proteggere, un luogo comune su cui si fa moltissimo ecc. per la televisione, uccide un orribile numero di persone   innocenti.

E penso che un numero più che sufficiente di persone innocenti sia stato già ucciso in Siria, specialmente dal regime, senza che si debbano aggiungere a quelle cifre  le statistiche che fa la NATO sul numero dei morti.

Ciò che abbiamo bisogno di vedere – il modo migliore in cui possa esprimerlo è un’idea che una nuova Siria può essere realizzata che realmente rappresenti tutto il popolo della Siria: i Sunniti, gli Sciiti, il che significa anche gli Alauiti della presidenza, Bashar al-Assad e i Cristiani e i Drusi e così via. E’ però più facile dirlo alla televisione australiana che farlo, sfortunatamente.

TONY JONES, Sì. Lei pensa che ci sia davvero una qualche prospettiva  che  questo si possa realizzare? Infatti io so che alcune delle persone chiave che erano dietro all’insurrezione della Primavera Araba pensano di essere state davvero tradite, che la loro rivoluzione pacifica sia stata tradita dalle forze dell’opposizione che si sono armate e, tuttavia, quando  si vede che vengono uccisi dal regime, sembra che si sia obbligati a dare loro le armi.

ROBERT FISK: Sì,  io vivo in Libano  e a Beirut, da dove vi sto parlando si può considerare questo problema molto facilmente. Ecco la mia interpretazione. Sono stato moltissime volte in Siria. La Siria ha un sacco di armi. Le famiglie siriane, le tribù, le organizzazioni, hanno un sacco di armi. Non hanno bisogno di altre armi. Se veramente avessero bisogno di quella che io e te chiameremmo una guerra civile, questa sarebbe già cominciata e ci sarebbero ora coloro che  ci direbbero che è già cominciata.

Ma una cosa posso dire: ci sono così tanti Siriani che vivono in Libano, che sono Libanesi; sono state soltanto le potenze occidentali a decidere  quasi 100 anni fa, che i Siriani e i Libanesi erano popoli diversi. Sono la stessa cosa.

E i miei amici a cui è capitato di essere Siriani, che hanno il passaporto siriano, ma che potrebbero essere libanesi,  hanno l’opinione che hanno una sola nazione e che vogliono essere leali ad essa, ma che non vogliono vivere in una dittatura.

E questo è il problema: quando il dittatore sostiene che lui e lui solo li può proteggere dalla violenza in modo che essi lo appoggino, non c’è mai una rivoluzione e  alla fin fine penso che probabilmente ci sarà una rivoluzione in Siria.

Il problema è: questa rivoluzione sarà del tipo che io e te e tutti noi occidentali carini vorremmo che fosse, cioè una rivoluzione di impulsi, e idee e pensieri liberali? O sarà una rivoluzione macchiata e suppongo terribilmente macchiata da settarismo e da differenze religiose?

TONY JONES: Robert, non posso fare a meno di sentire adesso  una specie di tristezza nella sua voce che non avevo notato prima e mi chiedo se sia perché abbiamo visto altri segni molto cupi che la guerra in Siria potrebbe scivolare in Libano attraverso il confine siriano dove lei ha messo la tenda.  Cioè, lei è davvero preoccupato per questo?

ROBERT FISK: Sì, ero un po’ preoccupato per questo. In effetti, ero in vacanza in Irlanda, un bel posto, si direbbe, dove trovarsi quando si studiano questi fatti. Però, no, penso che lei abbia l’idea giusta per un motivo sbagliato.

Una delle cose che sono accadute qui in Libano -dove ora sono, e tu  puoi vedere la mia immagine con dietro  l’edificio del parlamento libanese – è stata che durante la guerra civile durata dal 1975 al 1990 in cui come minimo sono morte 200.000/150.000 persone, è successo che molti Libanesi hanno inviato  i loro bambini, i loro figli maschi e le loro figlie femmine all’estero in Europa, Canada, Australia, America, per ricevere un’istruzione; sono tornati indietro e non volevano più vivere in uno stato fondato sulle sette religiose.

E uno dei motivi per cui la “guerra civile” non si è estesa dalla Siria al Libano è perché i giovani del Libano non volevano vivere in una società settaria e hanno detto ai loro genitori che non volevano vivere in questa società

E, come si dice in Irlanda, “Va bene per loro”, avevano ragione. E penso che questa sia una società più educata, più diplomatica – uso queste parole nel modo più carino, il modo non occidentale della parola – che si è resa conto che  non si può e non si deve gestire il proprio paese in base a ciò che è prevalente, alla religione principale, alle maggioranze Sciite, Musulmane, Alauite, Druse, e qualunque altra, e penso sia una delle ragioni del perché il Libano non è realmente diventato parte della guerra siriana.

TONY JONES: Robert Fisk, come sempre, grazie tantissimo per le sue opinioni. E’ stato bello da parte sua essere stato con noi. Ci vedremo di nuovo.

 

Da: Z NET – Lo spirito della resistenza è vivo – www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/syria-will-have-a-long-bloody-war-by-robert-fisk

Originale: Australian Broadcasting Corporation

2 luglio 2012, http://znetitaly.altervista.org/art/6266 – Traduzione di Maria Chiara Starace

 

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