Le foto dei martiri nella Piazza del Mercato dicono tutto – Ce ne sono altre in arrivo – Robert Fisk

I manifesti, come al solito, dicono tutto. C’è un altro gruppo di martiri che sovrasta  il mercato di Tripoli  (Libano),  tutti Musulmani sunniti –la faccia cupa  di Khodr al-Masri è quella di un uomo che sembra aver indovinato il suo destino all’inizio del mese – mentre dietro l’angolo, al limitare di Syria Street, il presidente Bashar al-Assad mi sorride raggiante dall’alto. “Syria, Assad” , dice la scritta. “Dio protegge la Siria.”  Entro un momento nel piccolo ufficio del Partito Democratico Arabo: plastica nera, un divano di finto cuoio, poltrone nere di plastica, una scrivania nera plastificata, tutto molto incantevole, e chiedo ad Ali Fhoda, di 29 anni, il membro più giovane del partito – se ha incontrato Bashar.” Lo desidero,” dice. Il tempo sta finendo, dico a me stesso.

Ali è, naturalmente, un Alauita, – la setta sciita del suo eroe Bashar – e qui sulla piccola collina di Jebel Mohsen, una delle zone più degradate di Tripoli, vive la maggior parte dei 60.000 Alauiti poveri della città.  Se credete alla massa  sunnita, la collina è un bastione della polizia segreta siriana e delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane che riversano il fuoco delle loro armi sul distretto sunnita di Bab el-Tabaneh in un tentativo orientato da Bashar di diffondere la guerra civile in Libano. Se credete ad Ali – e fra poco ne parlerò –questo è un sobborgo isolato e con gente armata malamente, circondato e sotto il continuo fuoco dei mortai e dei bazooka dei Sunniti e dei loro alleati ribelli in Siria, insieme ai Sauditi e ai Qatarioti “jihadisti” che stanno cercando di spingere il gruppo Alauita fuori da Tripoli.

Le truppe libanesi poltriscono nelle camionette di fronte all’ufficio di Ali, limitandosi a fermare gli automobilisti che sembrano sospetti, cosa che fanno da quando 15 persone (12 Sunniti, tre Alauiti) sono state uccise 9 giorni fa.  Al di là  della zona con un confine in comune  dove l’antico castello di Saint Gilles forma la prima linea, l’esercito si è installato, mentre le truppe libanesi occupano un castello dei Crociati cristiani  per evitare che due gruppi  di Musulmani si sparino addosso.

Ali legge sette ore al giorno – e lo credo – e dice che non è c’è affatto una via di uscita da Jebel Mohsen, e  questo non lo credo. “Ci sono sempre operazioni  condotte dai cecchini  contro di noi dopo le battaglie,” dice. “Siamo circondati da tutti i lati: se l’esercito libanese non ci portasse la farina, non potremmo sopravvivere.”

Poi, però, pochi minuti più tardi – dopo aver citato Kissinger e il padre di Bashar, Hafez al-Assad per un bel po’ di tempo –fa un passo falso e mi dice che è andato a Beirut pochi giorni fa. Come? “C’è una strada segreta e sono andato in sicurezza.” Ah, ecco come entrano le armi  a Jebel Mohsen, dico,  mentre Ali nega questa idea.

Ali crede che la sua gente non sia faziosa, ma che le “bande di terroristi” dall’altra parte della città – Ali usa le identiche parole di Bashar per definire i suoi nemici – stanno cercando di indebolire la Siria. “Kissinger ha detto che la Siria non potrebbe essere occupata, ma che potrebbe essere frammentata,” dice. “Ci sarà un accordo alla fine, in Siria. Gli idioti non possono smontare la Siria come hanno smontato la Libia e l’Egitto.”

Questa è una visione molto   particolare della storia, ma Ali la prende sul serio; suo fratello è morto dissanguato quattro anni fa durante le battaglie combattute nelle strade di Tripoli. Non hanno potuto portarlo in ospedale.

Attraverso la città per andare nel delizioso appartamento del mio medico libanese preferito, Mustafa Aloushe, per metà Alauita ma fermamente non nel campo di Assad. E’ un funzionario del Partito del Futuro di Saad Hariri – ex primo ministro e figlio dell’ex leader assassinato, Rafiq Hariri –  ha eseguito 5 interventi chirurgici quando arriva per il pranzo, e li descrive con l’entusiasmo di un vero chirurgo.  Il pranzo è grandioso. E’ bravissimo in ogni cosa. Sì, crede che Najib Mikati, l’allegro Primo ministro sunnita del Libano, finanzi un gruppo di pistoleri sunniti e che Hezbollah manda armi a un altro gruppo sunnita.

Najib, con il quale chiacchieravo  ogni mese quando gestiva la mia locale compagnia dei telefoni, è un milionario, ma nega di aver mai pagato la milizia. Dovrei aggiungere che Mikati è di Tripoli, come il generale Rifi, uno dei più potenti (e anti-siriani) uomini della sicurezza in Libano, e così come lo è anche l’ammiraglio della marina libanese.

Sentite questa. Se Mustafa ha detto la verità, Hezbollah – alleato sciita della Siria in Libano – sta armando gli oppositori sunniti della Siria a Tripoli, con l’aiuto finanziario di un primo ministro che è a capo di un governo favorevole a Hezbollah a Beirut, mentre i sostenitori della Siria rispondono al fuoco  essendo addestrati dalle agenzie di spionaggio siriane. Sembra veramente troppo, perfino se si tratta del Libano. La linea di Ali Fhoda, naturalmente, comprende l’affermazione di  Assad, che i nemici usano Tripoli per far arrivare le  armi ai “terroristi” nella Siria settentrionale.

Credo a questa notizia, perché l’esercito ha trovato un camion carico di armi diretto in Siria che è stato inviato per mare in Libano su un’imbarcazione registrata in Sierra Leone. Mustafa pensa  che i combattimenti continueranno, ma che “non è una guerra”.  Tre ore dopo  accendo la radio della mia macchina. Un uomo a Jebl Mohsen è stato ucciso da un cecchino e sua moglie è stata ferita. Un altro manifesto con la foto del martire è in arrivo.

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/posters-of-martyrs-in-the-market-place-say-it-all-and-more-are-on-the-way-by-robert-fisk
Originale: The Indipendent

11 giugno 2012, Traduzione di Maria Chiara Starace
http://znetitaly.altervista.org/art/5799

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