I bambini di Jella – Recensione di Cristina Falchero

Jella Lepman, La strada di Jella. Prima fermata Monaco, Sinnos, Roma 2009, p. 191, euro 12

Jella Lepman, ci racconta una vicenda d’altri tempi, quelli immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale; vicenda che si rivela più che mai attuale, come attuale risulta essere il suo esempio di donna sorprendente e carismatica, dotata di inesauribile grinta e di profonda determinazione nel migliorare le cose intorno a lei e molto più in là, oltre i confini geografici e politici. Il suo tentativo di cambiare il mondo, di migliorarlo partendo dai bambini (quelli tedeschi per primi, privati per anni della loro stessa natura e della possibilità di sognare) viene narrato in questo libro in prima persona, quasi come una sorta di diario; e in certe pagine non mancano un pizzico di ironia ed una grande sincerità nell’ammettere i suoi stessi dubbi fin dall’inizio di quella che potremmo definire una vera e propria avventura.

Sì, perché in effetti di avventura si tratta, ed anche avvincente, ricca di imprevisti ed incognite, barriere e difficoltà che mai fermano l’intraprendente Jella, disposta a mettersi in gioco e a rischiare il tutto per tutto pur di realizzare qualcosa di utile e prezioso per la rinascita culturale (e morale) dei bambini tedeschi. In questo consiste il compito che le viene assegnato dagli Stati Uniti: “rieducare donne e bambini della Germania” partendo da zero, senza avere nulla in mano se non le sue idee ed il suo instancabile spirito di iniziativa.

Non solo Jella riesce con successo nella difficile impresa, ma va ben oltre gli obiettivi iniziali, anche grazie alla collaborazione di personaggi di spicco (la signora Roosvelt o Walt Disney per citare solo i più famosi) e ad una certa dose di fortuna, da lei stessa chiamata Provvidenza. E pensare che inizialmente Jella non sapeva neppure se accettare l’incarico. Ma “che diritto avevo di dire di no?”, “arrivai a rendermi conto sempre più chiaramente che dovevo cominciare dai bambini”. Proprio per loro ha inizio l’avventura. E saranno loro stessi i protagonisti del progetto che vedrà le realizzazione della Mostra Internazionale di libri per bambini nel 1946 e in seguito la fondazione dell’IBBY nel 1952 (International Board on Books for Young People). Per non parlare, poi, dell’ideazione di laboratori di arte, mostre di disegni di bambini di paesi diversi, insegnamento delle lingue attraverso la lettura, corsi di teatro, conferenze, incontri, giochi a quiz incentrati sui libri per ragazzi, intrattenimento con burattini e proiezioni di film… Tutto ciò ruota sempre attorno alla biblioteca, luogo che per Jella non deve ridursi ad “arida teca” per la raccolta di libri, ma essere “vivace centro per eventi diversi”.

Un grande insegnamento ci arriva da questa lettura: saper capire la forza di un libro. Anche un semplice libro di fiabe, o solamente un libro illustrato per bimbi può trasformarsi in uno strumento fondamentale per la crescita di ogni persona, per la condivisione e l’avvicinamento tra realtà e vite diverse; il libro diventa un tramite per costruire il futuro di bambini troppo a lungo privati della loro infanzia, un filo per tessere una tela di pace tra bambini di culture distanti, infatti: “senza libri come possono le menti dei bambini tedeschi più piccoli essere aperte a nuove idee? Come possono essere cambiate le menti di quelli più grandi, così da capire che esistono altri punti di vista oltre a quelli che sono stati insegnati loro sotto Hitler?”.

In conclusione, perché venire a conoscenza di Jella Lepman e di questa vicenda di oltre sessant’anni fa? E a chi consigliare questa lettura? A tutti, senza alcun dubbio. Ma in modo particolare non può non leggere questo libro chi si occupa di infanzia: gli educatori, gli operatori didattici, i bibliotecari, i genitori, nonché tutti coloro che abbiano a cuore le tematiche dell’educazione alla pace e alla multiculturalità. E poi, perché no, anche a chiunque si senta demotivato, demoralizzato da circostanze sfavorevoli e sia in cerca di uno sprone per i suoi progetti. Lo spirito combattivo e pieno di risorse della Lepman, infatti, è decisamente contagioso. La sua scrittura trasmette tutta la vitalità di questa donna e la sua voglia di fare qualcosa di concreto per rendere la realtà migliore partendo dai bambini.

Fin dalle prime pagine scaturisce un messaggio fondamentale: la centralità del ruolo dei bambini e dei ragazzi, e della loro educazione, in quanto eredi del mondo. Nostri devono essere la responsabilità e l’impegno nell’indirizzarli sulla giusta strada, sulla “strada di Jella”.



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