Scuole a impatto zero – Recensione di Cinzia Picchioni

Marco Boschini, La mia scuola a impatto zero, Edizioni Sonda, Casale Monferrato 2012, pp. 96, euro 10,00

Anche in quest’altro libro si scrive di «Last Minute Market», questa volta applicato alle scuole. L’autore infatti fa l’educatore in un centro per bambini in provincia di Parma. Fa anche l’assessore e il blogger de «Il Fatto quotidiano», scrive libri (L’Anticasta: l’Italia che funziona, EMI 2009 e Viaggio nell’Italia della buona politica, Einaudi 2012) e infine (forse) ha fondato e coordina l’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi.

Partiamo proprio da qui per cominciare a parlare di questo libro pieno di speranza, piacevole da leggere perché ci fa sentire che non siamo soli, noi che siamo per i «piccoli passi» e cerchiamo di vivere «come se la Natura fosse importante». Cominciamo dall’Associazione perché si è resa disponibile a fare da punto d’incontro tra domanda e offerta, tra chi ha realizzato un progetto e chi intende riproporlo.

Di che progetti stiamo parlando? Nel libro ne vengono proposti diversi, dieci per la precisione, tutti realizzati nelle scuole di mezza Italia dove l’autore è stato, ha intervistato, fotografato, annusato, raccolto e esportato.

Si va dall’autocostruzione di un pannello solare alla mensa sostenibile (comprensiva di Last Minute Market, cioè raccolta e redistribuzione del cibo avanzato, così i bambini e le bambine smetteranno l’odiosa abitudine di buttare nella spazzatura ciò che hanno avanzato nel piatto!); si propone la «soffitta in classe», una sorta di «garagesales» organizzata a scuola, in cui si mette a disposizione di altri ciò che a noi non serve o non piace più; ma si tratta anche di organizzare un «piedibus» (www.piedibus.it) e di bere l’acqua del sindaco, come gli studenti di Montelupo Fiorentino:

Bere l’acqua della rete idrica è di per sé un gesto che aiuta l’ambiente, […]per produrre 1.750 bottiglie di plastica della capacità di 1,5 litri occorre un barile di petrolio, ovvero 159 litri di greggio; dunque, ipotizzando un consumo medio giornaliero per alunno di 0,5 litri di acqua, in un solo anno scolastico i ragazzi di Montelupo Fiorentino hanno «risparmiato» almeno 655 barili di petrolio, oltre 100 mila litri di greggio» (p. 76) www.tvb-tivogliobere.it

Per continuare a giocare con le parole (ti voglio bene/ti voglio bere) c’è la proposta di «Orto in Condotta», un’esperienza che deve il suo successo anche al ruolo di Slow Food (fu Alice Waters, vicepresidente di Slow Food Internazionale a pensare e far partire il progetto, in California, a metà degli anni Novanta). In Italia l’Orto in Condotta prese avvio nel 2004, oggi conta quasi 40 orti ed è divenuto lo «strumento principale delle attività di educazione alimentare e ambientale nelle scuole» (p. 65, con la testimonianza in diretta di una scuola di Marnate, in provincia di Varese, si potrebbe perfino andare a visitarlo!) E giacché siamo lì, andare a vedere di persona il liceo scientifico di Laveno Mombello, che ha modificato il suo sistema energetico, riducendo del 55% i consumi di energia elettrica dell’edificio scolastico. Il «guardiano della luce» è una delle figure di riferimento di questo progetto, un bellissimo nome, che evoca dèi con magici poteri, e che identifica una persona che si prende la responsabilità di controllare l’uso corretto della luce. A p. 11 leggiamo «Spero che la maestra mi nomini “guardiano della luce”, così per un mese avrò l’onere, e l’onore, di prestare attenzione all’uso dell’energia, in modo da eliminare gli sprechi e monitorare le abitudini della variegata popolazione scolastica»).

Allora com’è che si fa? Si leggono le diverse esperienze, se ne sceglie qualcuna che ci pare adatta al scuola in cui lavoriamo o in cui portiamo i nostri figli e si prova a proporla, lasciandosi aiutare dalla rete dei Comuni Virtuosi, www.comunivirtuosi.org (nata nel 2005 su iniziativa di quattro comuni – Colorno, da cui proviene l’autore del libro, Monsano, Vezzano Ligure e Melpignano – che oggi sono diventati 55). I progetti, parafrasando Franco Basaglia «Sono tutti possibili perché già stati fatti», e possiamo affermare che le esperienze descritte in questo libro sono replicabili, esportabili, copiabili nel senso più buono del termine.

I progetti qui raccolti […] che ho visto con i miei occhi e a cui ho contribuito in alcuni casi affinché si ripetessero in giro per l’Italia, presentano […]l protagonismo attivo da parte di tutta la popolazione coinvolta […]Hanno un senso e una prospettiva di futuro se, a usare questi strumenti di cittadinanza attiva, sono tutti quanti insieme. Contemporaneamente.(p. 17)

Un libro che invita gli educatori (e quindi anche i genitori) a diventare «rivoluzionari», seguendo

[…] alcuni principi pedagogici chiave: epoché, nostalgia del futuro, pazienza impaziente. «Sospensione del giudizio» è il significato letterale della parola «epoché» […]La «nostalgia del futuro», splendida espressione di Paulo Freire, pedagogista brasiliano […]ha il pregio e la forza di rappresentare qualcosa di più della banale «speranza» che le cose in futuro possano migliorare; rappresenta la «certezza» che questo accadrà. Anche il terzo principio pedagogico appartiene al grande Paulo Freire, ed è ben riassunto nell’espressione «pazienza impaziente» […]L’educatore rivoluzionario ha bisogno di essere pazientemente impaziente, per riuscire a distinguere l’ideale dal possibile (pp. 33-4)

Ancora riferendosi a Freire l’autore ci ricorda che l’educazione e l’informazione sono i punti di partenza per il rinnovamento di questa società, a patto che smettiamo di essere neutrali nei messaggi che inviamo ai ragazzi con cui veniamo in contatto. Freire sostiene che «la neutralità non esiste affatto; essa diviene di fatto consenso e legittimazione dell’ordine attuale, dei suoi equilibri (o squilibri) e dei suoi interessi. Occorre dunque promuovere una visione critica […] (p 32).

Altri amici a cui l’autore fa riferimento sono Gianni Rodari, don Milani, Loris Malaguzzi. «Persone che sono partite dai più piccoli per cercare di cambiare le cose» (p. 10). Chiudo con quelle che mi sono sembrate le frasi-guida del libro: una è «Saper fare» e anche «far sapere», infatti le esperienze del libro sono state sperimentate (saper fare) e diffuse (far sapere), dimostrando che (ecco l’altra frase) «cambiare è possibile e lo stiamo già facendo» (un’espressione cara all’Associazione Comuni Virtuosi).

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