Libia

Libia 19 marzo, via alla guerra. E alle “bufale”

Marinella Correggia

Libia, cronologia minima delle menzogne “utili”

Per non dimenticare l’anniversario della «guerra umanitaria» Onu-Nato sulla Libia, il 19 marzo 2011. Un micidiale corto circuito fra media, Onu, ong, governi coinvolti, tutti ad amplificare la propaganda dei «ribelli». Sull’onda delle notizie sulla repressione delle proteste del 17 febbraio a Bengasi (sanguinose e brutali ma assurte presto a livello di «genocidio»), nel febbraio-marzo 2011 furono varate due risoluzioni Onu: sanzioni, no-fly zone, Libia espulsa dal Consiglio dei diritti umani Onu, Gheddafi deferito al Tribunale penale internazionale. E una guerra durata 8 mesi.

Ecco una cronologia minima delle menzogne più utili

Il 21 febbraio la tv qatariota al Jazeera denuncia: «Aerei da guerra ed elicotteri bombardano manifestanti in alcuni quartieri di Tripoli». Il mondo insorge. Ban Ki Moon si dice «oltraggiato». I satelliti militari russi – e di certo anche quelli occidentali – non hanno rilevato nulla (rt.com/news, riprese video e visite di testimoni nei quartieri interessati non mostrano distruzioni (www.globalresearch.ca). Ma che importa?

Il 23 febbraio tocca a al Arabiya, altra tv petro-monarchica ( www.ansamed.info/): «La repressione in Libia ha già fatto 10 mila morti e 55mila feriti». Le prove? Nessuna. La fonte? Un «membro libico della Corte penale internazionale, Sayed al Shanuka», da Parigi . Ma il 24 febbraio arriva la smentita: «La Corte desidera chiarire che questa persona non è membro dello staff né può parlare a nome della Corte»(www.icc-cpi.int). Negli stessi giorni, un «filmato del 22 febbraio» di One World mostra le «fosse comuni»: morti fatti dai governativi inumati su una spiaggia dopo i massacri ordinati da Gheddafi. Il Telegraph rilancia la notizia. Tutti la riprendono. In Italia soprattutto (video.repubblica.it/ ).

Però, già il 24 si dimostra (www.mentecritica.net) che il video era stato girato nell’agosto 2010 nel cimitero Ashat ed era una normale operazione di rinnovamento del suolo e spostamento dei resti, abituale ogni 10-20 anni. Non importa. Sollevazione generale di pacifisti e umanitari. Il 24 febbraio 70 «ong» indirizzano no a Ban ki Moon, a Obama e alla ministra Ue degli esteri Ashton una petizione (www.unwatch.org).

Promossa da Suleiman Bouchuiguir della Lega libica per i diritti umani, dall’organizzazione Usa UN Watch e dal National Endowment for Democracy (Ned) che non è una ong bensì il potente organismo statunitense che con la scusa di democrazia e diritti umani destabilizza i regimi scomodi (un ruolo lo ebbe anche nel golpe anti-Chávez del 2002 in Venezuela). La petizione sostiene che il governo libico stia commettendo «crimini contro la vita» e «crimini contro l’umanità»; chiede un’azione internazionale contro la Libia, «usando tutte le misure possibili». La lettera è commovente. In luglio Bouchuiguir, intervastitato a Ginevra, (www.youtube.com), ammette di non avere prove, la sua fonte era il Cnt, di cui fa parte.

In marzo si susseguono denunce di stupri di massa su ordine del regime da parte dei «mercenari di Gheddafi muniti di Viagra». Denunce smentite dallo stesso inviato dell’Onu Cherif Bassiouni in giugno. Smentite confermata ex-post sia da Amnesty sia dal recente rapporto della Commissione di investigazione Onu (febbraio 2012).

Il 26 febbraio Il Consiglio di sicurezza vara la risoluzione 1970. Il 3 marzo, tal Ali Zeidan, portavoce della Lega libica per i diritti umani, lancia da Parigi un nuovo allarme: in due settimane 6000 le vittime di Gheddafi e un «genocidio annunciato» se i suoi «mercenari» arrivassero a Bengasi.

Il 17 marzo la risoluzione 1973 del Cds: no-fly zone e «ogni azione» per «la protezione dei civili».  Il 19 marzo i caccia francesi iniziano i bombardamenti. «Umanitari», ovvio.

ilmanifesto.it, 20.3.2012


 

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