Dieci questioni per i prossimi capi di Cina-USA

Johan Galtung

Da Kyoto, Giappone, 20 febbraio 2012

I media giapponesi descrivono la Cina come se avesse attaccato il Giappone negli anni 1930-1940, massacrando gli abitanti di una grande città, con un campo di concentramento che superava Auschwitz per crudeltà. E il Giappone teme una ripetizione. Beh, il Giappone teme qualcosa che probabilmente temono pure gli aggressori occidentali: ovviamente, noi non abbiamo mai fatto nulla di sbagliato, ma un giorno possono arrivare e trattarci come noi abbiamo trattato loro.

Nel 2012 il potere cambierà/può cambiare in entrambe le superpotenze, e noi abbiamo diritto di sapere che cosa pensano i suoi detentori su certe tematiche di base. David Shambaugh, direttore del Programma di politica cinese alla Scuola Elliott d’Affari Internazionali della George Washington University, ha posto “Dieci questioni per il presumibile erede della Cina” (International Herald Tribune 11-12 feb. 2012), in anticipo sull’imminente visita del futuro presidente Xi Jinping a Washington. Niente di male, le domande sono tutte pertinenti, strutturate per scoprire se Xi “proporrà e darà forma a cambiamenti positivi per la Cina all’interno e all’estero o se è solo un altro apparatchik alieno ai rischi”. Formuliamo domande analoghe per i candidati presidenziali USA su problemi USA. Un piccolo retroscena economico: nel 1980 la Cina era all’11° posto mondiale per il PIL, nel 1986 all’ 8°, nel 2002 al 6°, nel 2010 al 2°. Nel 2012?

Domanda n° 1: Xi ritornerà a un percorso politicamente riformista per il Partito Comunista Cinese? Xi saprà tener testa all’apparato di sicurezza statale, a quello militare, al sistema di propaganda del partito e alle grosse imprese statali – o dipenderà da loro? Obama-Romney sapranno tener testa ai propri enti governativi e ai militari, alla propaganda dei media USA mainstream e alle multinazionali, come quelle che gestiscono la banca Federal Reserve? Alla Goldman-Sachs?

N° 2: Xi saprà volgere in realtà la retorica del ‘riequilibrio’ economico? Spostandolo dalle esportazioni dalle zone costiere al consumo nazionale e alle zone interne? (Molti diranno però che questa non è solo retorica). Obama-Romney tradurranno la retorica della creazione di posti di lavoro in realtà, o saranno obbligati verso l’economia finanziaria?

N° 3: Xi sarà capace di formulare una politica più umana verso Tibet e Xinjiang? Obama-Romney formuleranno una politica umana verso gli hawaiiani che desiderano la sovranità sulle loro terre annesse nel 1898, e verso le Prime Nazioni [amerindie, ndt] che aspirano alla dignità nelle terre conquistate a partire dal 1607 in Virginia e dal 1620 in Massachusetts?

N° 4: Xi e l’apparato di partito sapranno tenere a bada il nazionalismo che sta spingendo il governo ad assumere posizioni estreme sulle dispute territoriali con i vicini, a “tener testa” agli Stati Uniti e a comportarsi aggressivamente a livello internazionale? Certo, l’opinione della Cina è in conflitto con quella dei vicini su alcune isole/isolette, ma sono stati risolti problemi importanti con la Russia, a differenza del problema piuttosto importante del rapporto USA-Messico sulla guerra del 1846-48, di cui essi non sono probabilmente neppure consapevoli. Obama-Romney riusciranno a contenere il dispiegamento programmato di buona parte della marina USA, forte di ben 300 navi, nel Pacifico per “far fronte” alla Cina, o preferiranno stimolare un analogo dispiegamento cinese al largo delle coste occidentali USA per una questione di equilibrio? E smetteranno di comportarsi aggressivamente a livello internazionale, non solo con guerre importanti con tanto di invasione e occupazione, ma anche con i droni e operazioni speciali in molti paesi, sconosciute perfino ai rispettivi governi, con uccisioni extra-giudiziarie?

N° 5: Xi sarà abbastanza fiducioso da rilassare lo stretto controllo dei media mainstream, di quelli sociali, di Internet, e delle istituzioni educative?

Obama-Romney saranno abbastanza fiduciosi da proibire alle tre maggiori industrie belliche di esercitare il proprio controllo sui tre maggiori canali televisivi mainstream, CNN-ABC-NBC? Da vietare a CIA-FBI e alle aziende delle carte di credito di spiare-controllare i media sociali? Da ritirare gli agenti FBI dislocati nelle sedi universitarie USA?

N° 6: Xi saprà tenere alle redini i militari che hanno dimostrato una preoccupante tendenza in anni recenti a intraprendere azioni provocatorie verso i vicini della Cina – indipendentemente dal controllo civile? Obama-Romney sapranno impedire ai propri militari, non di provocare, bensì di uccidere milioni di persone per il mondo, apertamente sotto autorità del Pentagono e nascostamente su regia CIA e altri enti statali? In modo parzialmente indipendente da alcun controllo civile ai sensi della legge sui Poteri di Guerra, in parte col sostegno del Congresso – salvo che per una onorevole deputata?

N° 7: Xi autorizzerà una politica estera più sostanziosa e meno retorica? Obama-Romney autorizzeranno una politica estera meno sostanziosa e più retorica? Il mondo ne ha avuta abbastanza di sostanza politica estera USA; la retorica non uccide.

N° 8: Come tratterà Xi lo scontento crescente in Africa, Medio Oriente e America Latina per la presenza rapace e mercantilista della Cina e le sue politiche di aiuto e commerciali? Come lo tratteranno Obama-Romney? Se no, ne subiranno le conseguenze.

N° 9: Xi assumerà un ruolo più attivo e di sostegno, meno ostruzionista nella governance globale?  Obama-Romney smetteranno di indebolire l’ONU, di usare il Consiglio di Sicurezza per gli scopi USA, sensibilizzandosi ai bisogni e alle voci di altre regioni?

N° 10: Xi avrà la perspicacia strategica di investire nell’avanzamento dei rapporti con gli Stati Uniti? Mentre la Cina impara molto dagli USA, Obama-Romney avranno la perspicacia strategica di imparare dalla Cina come sollevare gli strati più in basso della società, come effettuare la distribuzione economica, e introdurre la tecnologia verde, facendo così progredire la relazione fra i due paesi?

Non si dovrebbero porre le domande ai dirigenti cinesi senza farsi rispondere prima alle stesse dai dirigenti USA, e viceversa. La Cina ha come principio di non confrontarsi con gli USA, e non ha attaccato né il Giappone né gli USA; questi invece sono quelli che hanno attaccato la Cina. Quindi può servire un po’ di et tu Brute, guarda te stesso, nell’identificare i problemi chiave mondiali.


0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.